Bando case popolari a Cascina, "eliminare disposizioni discriminatorie": interviene la Lega

Le modifiche in corso dell'attuale giunta guidata dal sindaco Betti sono state commentate da Ceccardi e Nisini


Sono trascorsi appena tre mesi da quando Cascina è passata nelle mani del centrosinistra, dopo quattro anni di amministrazione del centrodestra. Non ci sono stati dalla fine delle elezioni amministrative, particolari confronti fino ad oggi. La nuova giunta, guidata dal sindaco Michelangelo Betti, sta cambiando alcuni dei parametri della vecchia amministrazione. L'assessore al welfare del Comune, Giulia Guainai, ha infatti spiegato (Qui la notizia) che il bando per l'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica sarà "coerente col nuovo mandato" e saranno riviste "le norme che richiedevano l'esibizione della certificazione di non possidenza di immobili ad uso abitativo ubicati all'estero: questo requisito, così come disciplinato dalla legge regionale, non può né deve essere escludente in fase di presentazione della domanda".

"L’elaborazione del nuovo bando terrà conto della necessità di eliminare le disposizioni discriminatorie verso gli stranieri previste dal precedente bando", questo il concetto definito dunque dall'assessore Guainai. Nel bando, sarebbe in discussione anche il requisito di residenza anagrafica o lavorativa per almeno 5 anni non continuativi. Su questo ultimo punto, si è espresso il sindaco Betti: "Il radicamento territoriale non può comportare l'esclusione dalla possibilità di presentare domanda da parte di chi si trova in una situazione di emergenza abitativa e di effettivo bisogno".

La volontà del Pd appare quindi quella di cambiare le politiche degli anni leghisti di Cascina.

I commenti dalla Lega

Susanna Ceccardi, ex sindaco, si è espressa in merito definendo le nuove disposizioni sul bando "un provvedimento vergognoso e puramente ideologico, vedremo tornare nelle graduatorie delle case popolari il 70% di stranieri contro un 30% di italiani".

"È pazzesco - ha continuato Ceccardi- che si dica che il comune farà successivamente controlli sulla veridicità delle domande perché è impossibile. L'unico modo per fare controlli seri è chiedere allo straniero la certificazione patrimoniale in originale dello stato di provenienza in fase preventiva all'assegnazione. Se hai la casa all'estero non hai diritto ad avere una casa qua. È un criterio sacrosanto di giustizia ed equità. Questa non è giustizia. È solo ideologia. Vorrei proprio sapere infatti che cosa dirà il partito democratico a quegli italiani che dopo anni finalmente erano riusciti ad accedere alla graduatoria grazie ai nostri regolamenti e ora si vedranno di nuovo scavalcati da stranieri grazie al regolamento della sinistra”.

Susanna Ceccardi, ex sindaco di Cascina e candidata alle scorse elezioni regionali per il centrodestra, è seguita dal commento di Tiziana Nisini, senatrice della Lega.  “La sinistra di Cascina, con una decisione imbevuta di ideologia e propaganda, decide, dal giorno alla notte, di cancellare un provvedimento virtuoso sulle assegnazioni delle case popolari grazie al quale la Lega Toscana si era distinta in tutta Italia. Una scelta di buon senso, quella di tanti comuni amministrati dal centrodestra, che aveva fatto rientrare nelle graduatorie dei bandi ERP molte famiglie italiane. Ad esempio ad Arezzo, grazie all’impegno dell’amministrazione e della giunta, si parla di circa l’80 per cento di famiglie italiane”.

Per esperienza - prosegue Nisini - è del tutto irreale che una amministrazione comunale riesca a fare controlli approfonditi sullo stato patrimoniale degli stranieri richiedenti. Grazie alla nostra intuizione, quella di chiedere la certificazione patrimoniale in originale dello stato di provenienza in fase preventiva all'assegnazione, eravamo riusciti ad introdurre una netta linea di equità e giustizia per tutti. Adesso, con un colpo di mano, il partito democratico e la sinistra a Cascina vanificano un importante risultato che andava a vantaggio di tutti i cittadini in reale difficoltà. Una decisione mossa solo dall’odio e dal disprezzo verso l’avversario politico ma che non ha nessun fondamento di buon senso e razionalità.



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