
Prosegue il nostro viaggio sui fatti del '21 dopo la decisione da parte dell'Amministrazione di collaborare ad uno studio e ad un convegno sul tema. Dopo il professor Mauro Guerrini, Alessandro Borgherini ed il professor Roberto Bianchi, parla il presidente del Consiglio comunale e delegato alla Memoria, Alessio Mantellassi
Come nasce l'idea del convegno?
Su una sollecitazione della Società Storica Empolese che, nell'ambito delle proprie attività, organizza sempre un appuntamento in occasione del 1 marzo. L'ultima volta lo ha fatto assieme a Roberto Bianchi e da qui l'idea di approfondire ulteriormente in occasione del centenario.
Sollecitazione che avete raccolto subito?
Sì ed abbiamo costruito un tavolo di lavoro che ho seguito io per l'amministrazione ed a cui sono seduti anche la stessa Società col professor Mauro Guerrini, l'Istituto storico della Resistenza toscana con Matteo Mazzoni e Roberto Bianchi come storico che ha costruito il programma del convegno.
Il Comune che segnale lancia con questa iniziativa?
E' vero che non è un gesto banale, ma è anche vero che, nel corso degli anni, altre Amministrazioni avevano lavorato alla questione. Uno su tutti il libro fatto nel 2007 da Paolo Pezzino in collaborazione con Gianluca Fulvetti, seguito dall'archivio storico di Empoli, dal centro di documentazione Rina Chiarini e Remo Scappini e da molte associazioni locali. Quel lavoro è stato importante ed utile ed è un contributo voluto dal Comune. Quindi non è che in passato non ci sia stata volontà di approfondire. Diciamo che, in occasione del centenario, vogliamo cogliere l'occasione e di fornire un momento di riflessione e di dibattito storico su ciò che è stato prodotto in tutti questi anni.
Quindi nessuna volontà di trovare cose nuove?
Direi di no e nemmeno elementi che ribaltino quello che è stato ricostruito finora, ma di confronto fra le posizioni in campo. Non a caso abbiamo anticipato il convegno con una ricerca storiografica affidata all'Istituto storico della Resistenza a cui stanno lavorando Martina Ponzialli e Daniele Lovito. Lo scopo è fotografare lo stato dell'arte a livello nazionale, uno strumento nuovo ed utile per il convegno che è un'occasione culturale offerta alla città. Certo è che, proprio per questo, si deve cercare di dare più spazio possibile al confronto storico visto che sono coinvolti studiosi di tutta Italia.
Il messaggio è solo storico?
Il profilo è fortemente storico. Empoli 1921 si inserisce in un contesto nazionale di guerra civile di quegli anni che vanno dal '19 al '21. In questo contesto vanno inseriti e visti come un fatto che sta all'interno di una fase molto particolare a livello nazionale e locale. Per questo parleranno storici importanti di ogni parte d'Italia. Il messaggio che vogliamo dare alla città è quello di acquietare gli animi e partecipare e vivere questa iniziativa come un'occasione storica.
Con gli occhi di un laureato in Storia, come hai visto questa vicenda dei fatti del '21?
La vedo coma una vicenda, come detto, da leggere all'interno di un quadro nazionale ed anche episodi che ci furono vicino a noi, uno su tutti l'uccisione il 27 febbraio 1921 di Spartaco Lavagnini, lo dimostrano. Secondo me l'episodio empolese lo potremmo moltiplicare per molti fatti analoghi avvenuti che ci raccontano di un paese al tempo diviso ed in pieno scontro violento. Il clima era da guerra civile e la tensione e la paura che arrivassero forze esterne che entrassero in città lo testimoniano.
Sulla proposta della targa che fu avanzata nella scorsa legislatura e che Alessandro Borgherini ha ripreso che posizione hai?
A cento anni di distanza sono ancora fatti divisivi, io credo che lo sforzo dell'Amministrazione non debba essere quello di segnare il tema con una targa o con un momento, ma favorire al massimo la ricerca ed il dibattito storici iniziando anche un percorso istituzionale sul convegno.
Hai già in mente questo percorso?
Presenterò il programma ai capigruppo per creare un clima più sereno possibile, cercando di lavorare sui temi e sui contenuti. Secondo me aggirare la questione, ovvero il fatto che ci sono ancora una forte divisione e un dibattito aperto, arrivando subito ad una memoria pubblica che poi sarebbe comunque divisiva perchè priva del lavoro precedente, rischia di non portarci a rendere il dovuto onore alla storia. L'obiettivo ad oggi è lavorare sul tema.
Finora nessuno ha messo la parola fine alla vicenda, stavolta ci sarà?
Non lo so perché la storia contemporanea è un campo aperto di dibattito, il tempo della storia non è quello umano ma molto più dilazionato. Non credo nemmeno che si possa costruire una storia condivisa perché la lettura dei fatti ha visioni ed opinioni diverse. Credo però che possa essere lo sforzo non per arrivare a dire che c'è una memoria unica ma per investire il più possibile sulla ricerca e sull'approfondimento dei fatti. Poi le opinioni, le visioni politiche e le discussioni sono legittime ma importante è aver focalizzato come sono andati determinati fatti. Non discutiamo sull'interpretazione politica o sul mettere una targa ma sul merito dei fatti. Focalizziamoci su questi e facciamo sì che gli storici possano fare serenamente il loro lavoro senza essere tirati per la giacchetta.
Marco Mainardi
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