Presentato il libro di Fondazione Livorno durante la laurea honoris causa a Liliana Segre

La presentazione del volume 'Il dovere della parola. La Shoah nelle testimonianze di Liliana Segre e di Goti Herskovitz Bauer', di Marina Riccucci e Laura Ricotti, pubblicato da Fondazione Livorno, ha introdotto ieri, 2 febbraio, la cerimonia di conferimento della laurea ad honorem dell’Università di Pisa a Liliana Segre.

Protagoniste assolute le due donne, Liliana Segre e Goti Herskovitz Bauer - collegate su piattaforma telematica l’una e telefonicamente l’altra - con la loro tempra, la loro lucidità e i loro messaggi di pace.

Interventi di grande spessore e momenti di commozione si sono alternati in un evento che, pur modulato dal distanziamento, ha mantenuto intatta la sua solennità.

Goti, con parole semplici ma precise e incisive, ha testimoniato la sofferenza vissuta nel campo di concentramento di Auschwitz e ha rinnovato la sua disponibilità a raccontare l’orrore nazista “perché non si perda mai la consapevolezza di ciò che è avvenuto”.

La sua testimonianza del passato, molto attenta al presente, è venuta dopo i saluti istituzionali dell’assessore per l’Università e la cultura della Memoria della Regione Toscana Alessandra Nardini, del Prefetto di Pisa Giuseppe Castaldo, del sindaco di Pisa Michele Conti. Il presidente di Fondazione Livorno Luciano Barsotti ha poi spiegato come è nato il “dovere” di pubblicare il libro, e la necessità di diffondere nelle scuole questa straordinaria testimonianza raccolta nel testo e anche nelle due videointerviste che fanno da corollario al volume (accessibili attraverso il sito e il canale youtube di Fondazione Livorno).

Sentita e toccante è stata la presentazione del volume da parte delle autrici che con le due donne deportate ad Auschwitz si sono incontrate più volte per raccogliere le loro testimonianze, i dettagli di Goti e l’inferno descritto Liliana: “un vortice di informazioni” che ha cominciato a prendere forma ancora prima che la Segre fosse nominata senatrice.

Prima c’era stato il benvenuto del rettore Paolo Mancarella, che non ha mancato di sottolineare l’importanza del conferimento: “E’ una giornata importante per l’Università, con questo gesto onoriamo i principi dell’opera portata avanti dalla senatrice, ambasciatrice di pace“. “Oggi la storia – ha detto – la si riscopre divisa, incoerente, sui valori che invece dovrebbero unire. Troppe le strumentalizzazioni e le contese politiche, che portano un messaggio distorto. Le ricorrenze della memoria sono invece date in cui si decide da che parte stare”. Ha poi aggiunto che istituzioni e rappresentanti politici dovrebbero puntare ad “elevare le coscienze e non sfruttare paure per calcoli elettorali”.

Dopo la presentazione del volume, nell’Auditorium del Polo ‘San Rossore 1938’, coordinata dal professor Fabrizio Franceschini, direttore del Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici dell’Ateneo pisano, ha preso il via la cerimonia di consegna della laurea magistrale honoris causa in Scienze per la Pace alla senatrice a vita Liliana Segre.

La professoressa Eleonora Sirsi, presidente del corso di laurea magistrale in Scienze per la Pace, ha dato lettura della motivazione del conferimento, mentre la Laudatio è stata tenuta da Gadi Luzzatto Voghera, direttore del Centro Documentazione Ebraica Contemporanea, e da Noemi di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei).

Liliana Segre è intervenuta in videoconferenza in apertura della sua Lectio Magistralis, ha ringraziato i presenti ed ha commentato l’onorificenza: “A volte mi chiedo come io possa aver ispirato tutto questo. Mi sento nonna di me stessa, così come penso di esserlo stata per i tanti ragazzi che mi hanno ascoltato. Penso con grande pena alla ragazzina che sono stata, dopo che a 8 anni ho conosciuto la deportazione. Ma sono orgogliosa, credo, di essere stata utile nelle scelte di vita di chi mi ha ascoltato. Ho sempre cercato di trasmettere la forza che c’è in ognuno di noi”. Nella Lectio la senatrice ha voluto sottolineare che “è accaduto quello che è accaduto perché furono tanti, troppi, coloro che accettarono le leggi razziste e ne approfittarono, sul piano professionale ed economico, nei confronti dei loro connazionali”. “Continuerò – ha concluso – a testimoniare la memoria per un futuro di convivenza, rispetto, dialogo, solidarietà ed accoglienza dell’altro”.

Fonte: Fondazione Livorno



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