Bekaert, l’azienda conferma i licenziamenti. Cgil: "Si ritiri la procedura"

La multinazionale Bekaert questa mattina, al tavolo tecnico presso Arti, ha ribadito il ‘no’  all’utilizzo delle residue 8 settimane di cassa integrazione Covid previste in Legge finanziaria e la volontà di procedere al licenziamento collettivo di 112 lavoratori. Immediata è partita la convocazione dell’Unità di crisi il prossimo 23 febbraio e del tavolo tecnico per il 24, ultimo giorno utile per chiudere la procedura di licenziamento collettivo.

Al tavolo tecnico la Regione aveva chiesto l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, la cassa Convid, la sospensione della procedura di licenziamento collettivo e l’attivazione immediata di un tavolo con il Mise.

Solidarietà ai lavoratori da parte di Valerio Fabiani, consigliere del presidente Giani delegato al lavoro e alle crisi aziendali, che comprende la decisione dei sindacati di non firmare il licenziamento e afferma: “Quella dell’azienda è una decisione irrazionale, Bekaert aveva preannunciato il ricorso ai licenziamenti collettivi per la scadenza degli ammortizzatori covid, che però ora sono prorogati. La multinazionale non avrebbe alcun costo e si guadagnerebbe tempo per cercare altre soluzioni per il sito”.

Cgil: "Si ritiri la procedura"

Si è tenuto oggi il secondo incontro della procedura di licenziamento collettivo aperta per i lavoratori della Bekaert, attualmente in cassa integrazione straordinaria. L'azienda ha ribadito che al termine della cassa licenzierà i 112 lavoratori, rifiutando la proposta di sospendere la procedura avanzata dalla Regione Toscana.
“L'azienda continua con il suo solito atteggiamento arrogante – ha dichiarato Daniele Calosi, Segretario Generale della Fiom Cgil di Firenze e Prato – rifiutando la proposta di mediazione avanzata dalla Dottoressa Carmen Toscano della Regione, per la sospensione dei termini della procedura. Bekaert ha usufruito di ammortizzatori sociali straordinari nati per portare in fondo la reindustrializzazione. Se questa non verrà realizzata, avrà delle responsabilità con un nome e un cognome, a partire dall'azienda e dall'advisor Sernet, che non sono riusciti a portare alcun piano industriale al tavolo in oltre trenta mesi di vertenza, fino alle istituzioni, col governo gialloverde, quello giallorosso, fino al neonato multicolor (basti ricordare BMZ prima e l'”investitore indiano” che ancora oggi aspettiamo), fino alla Regione Toscana che durante tutta la procedura di licenziamento attuale non è mai stata presente con un esponente istituzionale.
L'unico piano presentato ufficialmente era quello della Cooperativa Steelcoop Valdarno e chi l'ha affossato dovrà assumersene la piena responsabilità.”
“La posizione della Fiom è chiara - conclude Calosi - non firmiamo i licenziamenti quindi chiediamo il ritiro della procedura, l'utilizzo della Cassa Integrazione per Covid e fin da ora chiariamo che, qualunque sia la conclusione della vicenda, chiunque si avvicini per reindustrializzare dovrà prevedere una soluzione per tutti, che i lavoratori siano licenziati oppure no. Non possiamo aspettare cavalieri bianchi”.



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