Il Gallo del Chianti tutelato dall'Ue, tutela confermata dal tribunale europeo

gallo chianti

Il gallo è il simbolo del vino Chianti, non solo in Toscana ma anche nell'Unione Europea, e dunque non può identificare altri vini.

A dirlo è il tribunale dell'Ue che conferma la decisione di richiesta respinta per registrare un marchio simile, presa dall'Ufficio Ue per la proprietà intellettuale (Euipo).

"Tenuto conto dell'immagine di eccellenza e di prestigio associata al marchio anteriore del vino Chianti - spiega in una nota il Tribunale - l'uso del marchio richiesto poteva generare un indebito vantaggio" a favore della società richiedente.

Due i consorzi toscani a tutelare l'immagine e il disciplinare del Chianti: il Consorzio Vino Chianti e il Consorzio Vino Chianti Classico.

Consorzio Vino Chianti

Nel 1927, un gruppo di viticoltori costituisce il “Consorzio del Vino Chianti”, una delle prime associazioni di produttori di vino del nostro paese, con la missione di tutelare e promuovere il vino Chianti D.O.C.G. “quale per tradizione antichissima è conosciuto in Italia e all’estero”.
Il territorio ricadente sotto l’egida del Consorzio è dal 1932 composto da sei province, punteggiate da città d’arte e cultura tra le più belle del mondo: Firenze, Siena, Arezzo, Pisa, Pistoia, Prato.
Questa “love story” tra l’uomo e la natura, ad oggi coinvolge circa 3.000 aziende disseminate su una superficie vitata di circa 15.500 ettari, che ogni anno esprime una media di produzione rasente i 100 milioni di bottiglie

Il 'Gallo Nero' del Consorzio Vino Chianti Classico

Nato per primo in Italia, nel 1924, oggi rappresenta 515 produttori, di cui 354 escono sul mercato con la propria etichetta, contraddistinta dal marchio inconfondibile del Gallo Nero. Gli scopi del Consorzio Vino Chianti Classico sono la tutela e la promozione del marchio Chianti Classico Gallo Nero.

Nel settembre 2017 una società di Roma richiede la registrazione in Classe 33 (vini) di un marchio riportante un’immagine simile a quella del marchio Gallo Nero. Immediatamente il Consorzio Vino Chianti Classico si oppone a tutela dello storico marchio della denominazione, e nel 2020 la Commissione Ricorsi dell’Ufficio Marchi accoglie l’opposizione del Consorzio. Ciò nonostante, il procedimento prosegue davanti al Tribunale UE che oggi conferma la bocciatura del marchio proposto, ribadendo con forza che l’utilizzo di un segno confondibile con il Gallo Nero rappresenta un grave rischio di indebito vantaggio e sfruttamento “della elevata notorietà, del prestigio e dell’eccellenza proiettata dal marchio” Gallo Nero, simbolo univoco del vino DOCG Chianti Classico.

Questa non è la prima vittoria del Consorzio Vino Chianti Classico in ambito di tutela legale del marchio. Infatti, i tribunali europei hanno già affermato in diverse occasioni questo principio di tutela del Gallo Nero, e per ben 61 volte negli ultimi 15 anni gli Uffici Marchi di tutto il mondo hanno riconosciuto il principio oggi così chiaramente espresso dal Tribunale Europeo.

Afferma il Presidente del Consorzio, Giovanni Manetti: “Plaudiamo alla pronuncia del Tribunale Europeo che ci rende ancora più consapevoli della forza comunicativa del nostro marchio figurativo, ma soprattutto dell’eccellenza che la nostra denominazione rappresenta nel mondo. In questo momento idealmente ringrazio i 33 viticoltori che nel 1924 decisero di individuare un marchio figurativo così potente come simbolo della denominazione. Viva il Chianti Classico!”

Coldiretti: "Esportazioni in calo per covid del -3,2%, bene lo stop al falso Chianti"

Lo stop al falso Chianti è importante in una situazione in cui sul mercato globale le imitazioni dei prodotti agroalimentari Made in Italy hanno superato il valore di 100 miliardi nell’anno del Covid. E’ quanto afferma la Coldiretti Toscana nel commentare positivamente la decisione del Tribunale dell'Ue di vietare l’utilizzo del simbolo del Gallo per vini diversi dal Chianti.

“Le frodi rischiano di danneggiare ulteriormente le esportazioni di bottiglie di vino toscano all’estero dove, dopo anni di costante crescita, si registra un calo del 3,2% nel 2020 con una storica inversione di tendenza che non ha precedenti negli ultimi 30 anni a causa delle difficoltà registrate dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza Coronavirus”, denuncia il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi.

Con lo stop del tribunale dell’UE al falso Chianti viene così sventato – sottolinea la Coldiretti regionale - l’ennesimo tentativo di appropriarsi indebitamente di marchi storici nazionali il cui prestigio è stato costruito dal lavoro di intere generazioni. La pretesa di utilizzare gli stessi simboli per prodotti profondamente diversi è – sottolinea la Coldiretti – inaccettabile e rappresenta un inganno per i consumatori ed una concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori.

In Toscana la superficie vitata è pari a circa 60mila ettari di cui – ricorda Coldiretti Toscana – con una produzione totale vino di 2.657.000 ettolitri con una quota di vini rossi e rosati pari all’85 per cento e di vini bianchi del 15 per cento, la gran parte di questi numeri sono legati ad una viticoltura di qualità ed eroica alla quale non si può rispondere con i paradigmi della sola vendemmia verde o distillazione.

“A pesare sulla mancata vendita dei vini di qualità è stata la chiusura forzata di alberghi, agriturismi, bar, e ristoranti avvenuto in Italia e all’estero, anche con un calo delle esportazioni, aggravato dalle difficoltà logistiche e della disinformazione”, insiste il presidente Filippi.

Le bottiglie italiane – precisa la Coldiretti - sono particolarmente apprezzate tanto da attirare l’attenzione del lucroso business del falso Made in Italy agroalimentare che nel mondo vale oltre 100 miliardi di euro. Serve tolleranza zero sulle frodi che mettono a rischio lo sviluppo di un settore che è cresciuto puntando su un grande percorso di valorizzazione qualitativa che ha portato il vino italiano a raggiungere il record storico nelle esportazioni per un valore stimato in 6,4 miliardi nel 2019 ma che ora soffre le pressioni determinate dall’emergenza Covid con un calo del 3,3% nel 2020.

A taroccare il cibo italiano – evidenzia la Coldiretti – sono soprattutto i Paesi emergenti o i più ricchi dalla Cina all’ Australia, dal Sud America agli Stati Uniti ma esempi clamorosi si trovano i Europa dove è diffusa la vendita di wine kit con un preparato solubile in polvere che, stante a quanto dichiarato sulle confezioni, permetterebbe di riprodurre i più noti vini italiani, quali il Brunello o il Barolo. Oltre al vino tra i prodotti agroalimentari più taroccati – sostiene la Coldiretti - ci sono i formaggi, i salumi e le conserve. Dalla lotta alle imitazioni dei falso Made in Italy a tavola nel mondo – conclude la Coldiretti - si possono creare ben 300mila posti di lavoro in Italia.

A livello nazionale la Coldiretti è impegnata nella campagna #iobevoitaliano per promuovere gli acquisti ma serve anche sostenere con massicci investimenti pubblici e privati la ripresa delle esportazioni italiano finanziando un piano straordinario di comunicazione sul vino che – sostiene la Coldiretti – rappresenta da sempre all’estero un elemento di traino per l’intero Made in Italy, alimentare e non.



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