Eva lancia l’hashtag #ilgiornodopo: la risposta a Grillo diventa virale dalla Toscana

#ilgiornodopo
Eva Dal Canto (foto da facebook)

La reazione di Eva Dal Canto, 29 anni, al video di Beppe Grillo diventa una campagna nazionale: reagire a uno stupro, perché può succedere di denunciare dopo o di non farlo affatto


#ilgiornodopo, un hashtag che raccoglie le storie di tutte le vittime di violenza

Eva Dal Canto (foto da facebook)

È letteralmente una bufera quella che si è creata in seguito al video pubblicato da Beppe Grillo sui social. Lunedì 19 aprile il garante del Movimento 5 Stelle si è ripreso schierandosi in difesa del figlio, indagato con altri tre ragazzi con l’accusa di stupro nei confronti di una coetanea. Ma il dolore di un padre di fronte al dover affrontare l’accusa che riguarda il figlio, quando dice “arrestate me”, passa in secondo piano, se non finisce direttamente nel buio più pesto del dietro le quinte. Perché ciò che emerge e pesa nell’opinione pubblica, da quei toni concitati, è la presunzione che il tempo trascorso prima della denuncia presentata giorni dopo valga come attenuante, come giustificazione, come dimostrazione che probabilmente il fatto sussista sì ma desti dubbi per le tempistiche. Un’attesa dunque, quella prima della denuncia della vittima, tale da invalidare le accuse?

A questo, al filmato, alla bufera e ai commenti arrivati da ogni dove, una risposta silenziosa ha avuto probabilmente l’eco più efficace. E’ la risposta di Eva.

Eva Dal Canto è una 29enne toscana partita dalla Valdera e approdata all’estero, dove vive da qualche mese. Vedendo il video del garante del M5S e dopo averne parlato con qualche amica, a Eva è scattato qualcosa ed è nata una campagna di livello nazionale, che ha coinvolto davvero tante donne, compresi gli uomini. E’ così che ha lanciato l’hashtag #ilgiornodopo, aggiungendo “Sono andata a scuola”. Nella difesa al figlio dalle accuse di stupro, Grillo ha aggiunto che la vittima l'indomani sarebbe andata a fare surf. Uno dei punti da cui nasce la campagna di Eva è proprio questo e viene da chiedersi cosa fanno le persone, nei momenti successivi all’aver subito violenza, se non forse qualcosa che le faccia star bene per ritrovare una parvenza di tranquillità.

#ilgiornodopo Eva Dal Canto (foto da facebook)

Circa 12 anni fa, Eva ha subito uno stupro e non ha mai denunciato, perché il tempo è passato più velocemente di quanto la consapevolezza abbia impiegato a nascere dentro di lei. “Ci ho messo tanto a processare quello che mi era successo – racconta Eva – ero sottomessa psicologicamente e fisicamente. Per capire che quello che aveva fatto questa persona era un abuso ho impiegato molto tempo e, quando me ne sono resa conto, era troppo tardi”.

Delle parole di Grillo “mi ha colpito il rimarcare che una vittima non può andare avanti con la sua vita, dopo aver subito uno stupro. La maggior parte delle persone – continua Eva – ha bisogno di un tempo per processare l’accadimento”. E’ qui che entra in scena il trauma, restare sospesi tra la realtà e il doverla raccontare. “Denunciare uno stupro è un processo traumatico già di per sé, per cui tante persone si ritraggono perché vengono colpevolizzate, investigate, messe in piazza, fatte a brandelli dall’informazione”. Un contorno generale che “spinge ancora di più le sopravvissute, e i sopravvissuti, a tacere. Nel momento in cui denuncio ci sarà qualcuno che farà le pulci sulla mia vita”.

Ed è così che l’hashtag di Eva #ilgiornodopo continua a correre veloce sui social ed è diventato da prima pagina sulla stampa nazionale, accompagnato dalle tante foto e da altre frasi che seguono #ilgiornodopo: “Sono andata in spiaggia”, “Ho dato un esame” e molto altro. Le condivisioni si rincorrono, diffondendo “quanto drammaticamente sia normale non aver denunciato immediatamente”. Si tratta di una campagna che nasce dall’istinto: “Non ci ho pensato molto su e non pensavo che avrebbe avuto rilievo nazionale. Ho preso il primo foglio bianco e ho descritto cosa ho fatto il giorno dopo la violenza”. Un foglio bianco, a caso confuso tra altre scartoffie, che ha generato tanti altri fogli bianchi, simbolo del farsi coraggio a vicenda. Da martedì tanti sono ancora i commenti e i messaggi che Eva riceve, con le storie dei giorni dopo di molte e molti, che si confidano con lei e che lei ascolta.

In questa storia, alla fine, di Grillo se ne perde le tracce e finisce in quel secondo piano anticipato all’inizio. Perché la 29enne toscana insegna che “essere felici dopo una violenza è possibile. Anche se non lo sembra”. Ci racconta che sta bene, che è amata, che tra pochi giorni dirà il suo sì e infilerà un bell’anello al dito.

Come reagire a uno stupro, come scorre il tempo tra paura e percorsi di rinascita e come può succedere di denunciare dopo o di non denunciare affatto, come in questo caso. Aspetti che per molti diventano oggi un aiuto per aprirsi, anche dopo molto tempo. “Vorrei che tante persone non solo donne, ma anche uomini, chiunque possa sentirsi finalmente legittimato a parlare e discutere della propria esperienza traumatica” ha concluso Eva.

Margherita Cecchin



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