Walter De Benedetto assolto, coltivò cannabis a scopo terapeutico

Walter De Benedetto e Marco Cappato
Walter De Benedetto e Marco Cappato

Walter De Benedetto è stato assolto 'perché il fatto non sussiste' nel processo in cui lo vedeva imputato perché coltivava cannabis a scopo terapeutico per l'artrite reumatoide.

"Siamo molto soddisfatti dell'assoluzione perché il fatto non sussiste. E' la soluzione auspicata perché da tempo avevamo chiesto l'archiviazione. De Benedetto non ha mai fatto uso di sostanze stupefacenti", ha spiegato il legale Lorenzo Simonetti, difensore di De Benedetto dopo la sentenza del tribunale di Arezzo. "L'utilizzo era solo per il dolore che l'artrite reumatoide gli provocava".

Ad appoggiare De Benedetto anche Marco Cappato in un post su Facebook.


Così ha commentato Enzo Brogi, già consigliere regionale, promotore della prima legge regionale in Italia sull'uso terapeutico della cannabis:

La bella notizia dell'assoluzione di Walter De Benedetto sia un appello per il Parlamento. Il processo che da malato affetto da una rara forma di artrite reumatoide, lo ha visto al centro di una lunga battaglia per aver coltivato cannabis da utilizzare a scopo terapeutico, che il sistema sanitario non riusciva a garantirgli a sufficienza, si è concluso positivamente. Leggeremo la sentenza ma adesso è il momento che in Italia si approvi una legge che faccia un passo avanti sui temi della legalizzazione della cannabis e sulla possibilità di autocoltivarla a scopo medico. Il segretario del mio partito, Enrico Letta, si faccia portavoce di questa battaglia stimolando i nostri parlamentari e garantendo al nostro paese una nuova visione sui diritti a partire da tutti coloro che come Walter soffrono e che non si rivolgono, alimentandolo, al mercato dell'illegalità.

Dadone: "Oggi è un giorno storico"

Fabiana Dadone, ministra per le Politiche Giovanili, ha commentato l'assoluzione di Walter De Benedetto con un post su facebook.

"Oggi è un giorno storico. Walter De Benedetto aveva allestito una serra di marijuana per usare la sostanza a scopo terapeutico e lenire i dolori. "Quella serra non era reato" e quindi oggi è arrivata l'assoluzione perché "il fatto non sussiste". Questa sentenza è naturale, ovvia, scontata così come sono irrazionali le argomentazioni di chi dice che i malati hanno accesso alla cannabis terapeutica in Italia e che va tutto bene. In Italia ad oggi i malati sono costretti a battaglie legali perché abbiamo troppi legislatori che rifiutano pregiudizialmente un confronto nel merito. Oggi mi sento di festeggiare questa sentenza e lo faccio con un test antidroga del capello. Invito per l'ennesima volta a un atto di coerenza pubblica i detrattori della legalizzazione della marijuana che ritengono "cattivi maestri" quelli a favore. Abbiate #unfilodicoerenza e fatelo anche voi dimostrando che non c'è ipocrisia in questa vostra posizione.
Posso non assumere sostanze stupefacenti ed essere a favore della legalizzazione della marijuana, posso essere eterosessuale ed essere a favore dei diritti lgbt. Non abbiamo bisogno di vivere direttamente un'esperienza per comprenderla, per empatizzare con chi soffre ogni giorno in silenzio i soprusi di una mentalità violenta e repressiva.
Non siamo noi quelli sbagliati, non siamo noi i criminali e spesso è proprio chi vive di questa linearità di pensiero a nascondere una frustrazione, un segreto. Non abbiate paura e se siete contro la legalizzazione e contro i diritti per chi soffre argomentate le vostre idee senza slogan, senza violenza e senza pregiudizi. Fate un passo verso il confronto, non è mai una mossa sbagliata. Walter oggi non è stato un cattivo maestro, anzi. Voi potete dire lo stesso?"



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