Stare senza cellulare per un fine settimana, 29 giovani provano il test nella scuola di Empoli

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Stare senza cellulare è possibile per degli adolescenti? L'esperimento a Empoli

Chiamiamolo esperimento antropologico oppure un semplice test a cui gli studenti (e le loro famiglie) insieme al docente si sono voluti sottoporre: senza cellulare per un lungo weekend.

Sicuramente è stata una esperienza fortemente formativa. Un gruppo di ‘millennials’ senza social, chat e internet a portata di mano?

Un fine settimana davvero diverso per 18 fra ragazze e ragazzi della 2I e 11 della 2G della scuola media Vanghetti dell'Istituto Empoli Est. Insieme a loro il prof. John Patrick D’Elios, docente di Italiano. Insieme hanno deciso di rinunciare al proprio smartphone da venerdì 23 aprile a lunedì 26 aprile, per poi analizzare e condividere le reazioni dopo un fine settimana da ricordare che ha insegnato loro molte cose.

L’esperimento di passare alcuni giorni senza cellulare e quindi con Facebook, Instagram, WhatsApp, Tik Tok e altro era davvero una novità per il gruppo di nativi digitali. E invece…

Dopo aver condiviso con gli alunni un percorso legato all'uso consapevole degli apparecchi elettronici e delle applicazioni ad essi collegate la maggior parte degli alunni ha mostrato grande entusiasmo nei confronti di questa iniziativa.

L'obiettivo non era quello di criminalizzare l'uso dei telefonini, ma si è trattato di analizzare il comportamento dei ragazzi senza un apparecchio diventato ormai per molti essenziale con il proposito di mostrare loro non l'inutilità dello smartphone bensì la sua inessenzialità.

Gli alunni sono stati accompagnati in questa esperienza dal proprio professore che ha rinunciato al suo smartphone affinché gli studenti si sentissero affiancati in questa di esperimento sociale.

Non solo prof e ragazzi, ma anche le famiglie hanno appoggiato questo periodo di astinenza, assicurandosi personalmente dello spegnimento effettivo dei cellulari dei propri figli durante il week end e in alcuni casi gli stessi genitori e fratelli e sorelle hanno aderito attivamente all'iniziativa.

Cosa è successo?

Alcuni studenti si sono resi conto della loro "parziale" dipendenza da questi apparecchi, ma molti hanno apprezzato la possibilità di vivere giornate differenti. Si sono creati momenti "diversi", che hanno portato alcuni di loro a compiere esperienze ‘nuove’ per impiegare il loro tempo, come quella di provare ad imparare ad usare uno strumento musicale, oppure scoprire che con un fratello ogni tanto si può fare anche due chiacchiere, apprezzare un bel giro in bici in famiglia o guardarsi un film interessante con la mamma.

C'è chi ha dormito meglio e di più, ma c'è anche chi, senza il cellulare accanto, ha avuto difficoltà ad addormentarsi.

Alcuni non hanno resistito alla tentazione di collegarsi agli amati social trovando nuove vie, altri hanno sfogato i loro "vuoti" avvantaggiandosi con i compiti.

Per molti la curiosità di riaccendere il proprio "telefonino" era legata alla quantità di messaggi che avrebbero dovuto leggere una volta premuto il tasto "on", per altri alla semplice possibilità di poter continuare a guardare la propria serie preferita in santa pace.

C'è chi ha riconosciuto che "scrollare" il cellulare per una media di 4 ore al giorno nei week end è una perdita di tempo, ma allo stesso tempo di non poterne fare a meno.

Al termine dell’esperienza gli alunni si sono mostrati generalmente consapevoli delle loro debolezze e necessità ma anche di quelle degli adulti. Inoltre, gli studenti hanno saputo mettersi in discussione, hanno fatto autocritica, anche coloro che non hanno partecipato attivamente. C’è anche chi ha chiesto aiuto e in questo caso la scuola e le famiglie hanno risposto “presente”.

La dirigente Grazia Mazzoni “Occorre quindi investire non soltanto a parole sulla ‘famosa’ alleanza scuola-famiglia, da intendersi come un modello vincente per superare dubbi, ansie, preoccupazioni e condividere strategie per promuovere la maturazione dei ragazzi”.



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