Inchiesta Keu, approvato il calendario dei lavori della commissione d'inchiesta

(foto gonews.it)

Si partirà dall’inchiesta Keu ascoltando subito i vertici di Arpat, quindi l’assessore all’Ambiente Monia Monni in relazione ai procedimenti di bonifica, seguiranno i sindaci dei territori coinvolti. Il tutto per “acquisire quante più informazioni e materiali” utili ad impostare il lavoro dei prossimi mesi della commissione d’inchiesta sulle
infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata in Toscana.

Una commissione che la presidente Elena Meini (Lega) vuole “concreta”: “Il nostro obiettivo è quello di suggerire soluzioni e proposte concrete a Consiglio e Giunta per evitare che episodi simili a quello su cui stiamo indagando si ripetano. Ad oggi – dichiara la presidente – abbiamo conoscenza solo di elementi giornalistici. Dobbiamo lavorare sull’aspetto amministrativo anche per produrre una relazione finale realmente utile, non un ennesimo report da chiudere in un cassetto”.

Convinta della necessità di approfondimenti anche la vicepresidente Lucia De Robertis (Pd) che ha proposto modifiche al programma di attività proposto da Meini e che pure chiarisce: “In relazione all’inchiesta Keu le audizioni dovranno essere legate solo ai reati contestati” perché “allo stato dell’arte non esiste altra correlazione. A noi spetta il compito di verificare e comprendere se l’impianto legislativo ha bisogno di ulteriori strumenti per scongiurare ogni infiltrazione mafiosa. Se nel corso delle audizioni e dei materiali che andremo ad acquisire emergerà le necessità di andare più a fondo, lo faremo” spiega ancora.

Prova ad allargare lo “spettro di indagine” la consigliera del Movimento 5 stelle Irene Galletti: “Serve sondare illeciti con la stessa matrice e accertare se questo filone di inchiesta è in qualche modo legato allo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi come compost” (la cosiddetta inchiesta Blu mais, ndr).

Questa nuova Commissione d’inchiesta - scrive Galletti in una nota alla stampa - potrà contare su di una solida base di partenza grazie all’ottimo lavoro svolto nella legislatura precedente dalla Commissione sulle discariche sotto sequestro e sul ciclo dei rifiuti in Toscana, presieduta dal Movimento 5 Stelle. Tanti i documenti già a disposizione, che andranno rispolverati per verificare collegamenti o avvisaglie di quello a cui stiamo assistendo oggi, come ad esempio le audizioni di Salvatore Calleri e Renato Scalia, rispettivamente Presidente e Consigliere della Fondazione Caponnetto, che già nel novembre 2018 ci avevano raccontato del forte interessamento delle mafie per la nostra Regione. Segnali inascoltati, di cui oggi leggiamo le conseguenze sui giornali.”

“Sabato scorso - ricorda la Capogruppo M5S - ho partecipato ad un’assemblea del Comitato contro la discarica della Grillaia di Chianni (PI). Presenti oltre al locale Gruppo Zero altri comitati della provincia di Pisa, tra cui il Comitato no Keu. Tutti quanti accomunati dalla paura che il proprio territorio possa aver subito contaminazioni ambientali per le più disparate ragioni: dalla mala gestione delle discariche, allo spandimento di fanghi non trattati. E alle comprensibili richieste di rassicurazioni - osserva la pentastellata - si sono unite le perplessità - che condivido - per un Piano Rifiuti attualmente in discussione nelle private stanze della maggioranza.

"Piano - attacca Galletti - di cui ancora non si conoscono né i dettagli, tantomeno l’indirizzo generale proposto dai partiti di governo, per un tema così fondamentale per la questione ambientale in Toscana. Ne sapremo forse
qualcosa di più quando ci chiederanno, tra qualche mese, di votare in Aula un “pacchetto” precostituito secondo i loro desiderata localistici.”

E conclude: “Spero che la neonata Commissione sappia porre anche questa problematica sul tavolo della discussione politica, perché è chiaro che al centro degli interessi della criminalità organizzata c’è anche la modalità
con cui la Toscana intende gestire i propri rifiuti, soprattutto quelli industriali.”

Sicuro che il perimetro della commissione d’inchiesta “non possa essere solo di matrice ambientale” è Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia): “Non scordiamoci che in conseguenza alle indagini è stato revocato l’incarico al
capo di gabinetto della Regione. La portata della vicenda, al di là delle ricostruzioni giornalistiche, ha un peso avvalorato anche da dichiarazioni di altri esponenti politici” dichiara, facendo riferimento all’ex presidente
della Giunta Enrico Rossi e a Rosy Bindi, già presidente della commissione parlamentare antimafia. Capecchi ricorda anche che nelle ultime settimane è stato cambiato il Piano anticorruzione ed è stato introdotto, per la prima
volta in Toscana, il principio della rotazione dei dirigenti.

Serve quindi “valutare i rapporti tra politica e lobby nell’ambito di un ragionamento complessivo. Consapevoli del ruolo che abbiamo e delle nostre possibilità, è necessaria l’analisi di un sistema che secondo la DDA di Firenze avrebbe influenzato i lavori del Consiglio regionale pur non scordando le tante vicende aperte sullo smaltimento dei rifiuti”.

Propone una “modifica al regolamento” il consigliere di Italia Viva Maurizio Sguanci perché “ha dell’incredibile la possibilità di portare emendamenti un attimo prima della votazione. Non si ha il tempo di verificare e approfondire. Ritengo che questa commissione debba proporre di vincolare la presentazione di modifiche ai lavori delle commissioni” dichiara.

La prossima seduta si terrà lunedì 14 giugno con l’audizione dei vertici di Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale.

Fonte: Regione Toscana - Ufficio Stampa



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