Se una macchina-robot ci somiglia, ci fidiamo: lo studio UniPi

Tendiamo a fidarci delle macchine e dei robot quanto più li sentiamo simili a noi e ci emozionano. E’ questo quanto emerge da una ricerca dell’Università di Pisa pubblicata su Scientific Reports e condotta insieme alle Università di Londra, Malaga e Jena.

Il team di economisti comportamentali e bioingegneri dell’Ateneo pisano ha replicato uno esperimento molto noto in economia per analizzare la tendenza a fidarsi delle promesse. Il test, che prende il nome di due economisti, Gary Charness e Martin Dufwenberg, ha coinvolto circa 160 studenti dell’Università di Pisa che sono stati messi alla prova in diversi tipi di interazione: fra umani, fra umani-computer e umani-robot umanoide.

“I risultati hanno dimostrato che i partecipanti tendono a fidarsi maggiormente del robot umanoide (e quindi delle sue promesse) rispetto ad altri tipi di agenti artificiali - sottolinea Caterina Giannetti, ricercatrice di economia applicata dell’Ateneo pisano – e questo proprio in virtù della somiglianza con gli esseri umani e della capacità di suscitare emozioni”.

Le conclusioni dello studio tendono dunque a smentire alcune vecchie teorie secondo le quali gli agenti artificiali troppo simili all’uomo possono ‘spaventare’, e questo aprirebbe nuove prospettive sull’impiego dei robot umanoidi in diversi contesti ad esempio per assistere le persone in banca o presso altre società di servizio o come supporto all’interno dei gruppi di lavoro.

 “Dal punto di vista degli economisti – conclude Giannetti - la sfida è certamente quella di capire in che modo un robot umanoide possa impattare su decisioni economiche rilevanti, considerando che agenti artificiali sono ormai quotidianamente coinvolti in molti aspetti della nostra vita”.

Caterina Giannetti, ricercatrice del dipartimento di Economia e Management, ha collaborato allo studio insieme ai colleghi del Centro di Ricerca Enrico Piaggio dell’Università di Pisa, in particolare al professore Pasquale Scilingo e ai dottori Lorenzo Cominelli, Mimma Nardelli e Roberto Garofalo. Fanno parte del gruppo di economisti stranieri, Francesco Feri, Miguel A. Melendelez, e Oliver Kirchkamp. La ricerca è stata finanziata dall’Università di Pisa nell’ambito del progetto di ateneo 2018-2019 "Istituzioni, Mercati imperfetti e problemi di Policy” e dal CrossLab project del MIUR (Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca).

Fonte: Università di Pisa - Ufficio stampa



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