Si conclude sold out l’edizione 2021 del “Vince Fest”; un appuntamento annuale sul tema della disabilità che si svolge ormai da diverse stagioni a Casteldelbosco grazie all’idea della famiglia Dodde, all’impegno del gruppo parrocchiale, del gruppo Geni-Ali e delle sinergie che questi porfondono a professionisti e all’intera comunità. L’appuntamento si ripete ogni anno in occasione del compleanno di Vincenzo Dodde, un ragazzo disabile che con la propria disabilità e insieme alla famiglia hanno saputo, non solo integrarsi ma “trascinare” un’ intera comunità nel cammino di crescita all’interno della diversità che diventa valore aggiunto. Un ciclo di conferenze-dibattito interrotto nel 2020 a causa del Covid.
Ripreso quest’anno, secondo le modalità e le norme imposti dalla pandemia, ha affrontato il tema dell’Amicizia quale elemento imprescindibile per il benessere dell’individuo e valore aggiunto nelle persone con bisogni speciali e alle loro famiglie.
Che cosa possiamo fare per favorire questo bene prezioso e quali servizi possiamo offrire, è stato il quesito che ha visti impegnati diversi professionisti del mondo della scuola, della psicologia, delle cooperative sociali, dello sport, dei servizi socio sanitari. Sono intervenuti il professore Alessio Terreni -insegnante di sostegno - che ha posto le basi per una riflessione sull’adeguatezza dell’ambiente scolastico quale elemento favorente l’amicizia tra pari e sull’attualissimo tema della necessità di evoluzione di una didattica “moderna” del nostro sistema scolastico.
È stata la volta poi di Laura Capantini, Presidente della Fondazione Casa Ilaria, che ha illustrato le attività poste in essere per sviluppare il senso dell’amicizia, non già nei soli gruppi di ragazzi con bisogni speciali ma, attraverso l’esperienza di una socialità assistita, fra questi e ragazzi normo dotati.
Alessio Priami, psicologo ha posto invece una riflessione profonda sulla necessità di formare persone umane più che tolleranti, accoglienti e inclusive che sappiano essere portatori di valori ancor prima di essere sostegno.
E’ andato a carico di Letizia Matteoli, istruttore di nuoto Aquateam, soffermarsi insieme a due ragazzi della propria squadra, come l’esperienza dello sport possa aiutare nello sviluppo di reti amicali responsabili. Una esperienza, raccontata in prima persona da Giovanni Turini, nuotatore di Aquateam, tra difficoltà, ostacoli e soddisfazioni che lo sport e gli amici sanno offrire.
Roberta Salvadori, coordinatore Unità di Valutazione Disabilità della Società della Salute Empolese Valdarno inferiore, ha infine spiegato quali strategie vengono poste in essere tra i diversi professionisti sanitari e sociali per lo sviluppo delle autonomie e delle amicizie tra pari.
"L’obiettivo a cui tendere - dice Salvadori- è una presa in carico globale della persona senza soluzioni di continuità per un progetto di vita in cui tutte le risorse attivate siano in grado di ruotarle attorno, ciascuno per le proprie competenze. Dobbiamo lavorare per offrire una specie di budget di salute che la persona e la sua famiglia possano “spendere” a favore dell’impoterimento e dell’inclusione nel vivere quotidiano. Risorse che andremo a cercare, non solo nel mondo sanitario ma anche attraverso sinergie col privato, con le associazioni del terzo settore, con le cooperative sociali e nell’impegno dei Comuni per giungere a progetti di vita individuali a misura della persona disabile e della propria famiglia".
Un focus importante, coordinato e guidato dalla dottoressa Laura Luperini, che ha saputo creare i legami di tutto il ragionamento affrontato da prospettive diverse e che ha accompagnato al termine in una logica costruttiva, dove "la sintesi - sostiene Luperini nell’avvio alla conclusione - diviene la persona disabile stessa dalla quale tutti noi partecipanti abbiamo potuto esperire elementi di arricchimento in una vicendevolezza amicale a tratti inaspettata. Nella nostra vita pubblica e privata, conclude per tutti, l'idea stessa di differente, discorde, difforme, dissimile, è in generale tendenzialmente bandita. O, più precisamente, tendiamo a essere intolleranti verso qualunque forma di disallineamento, rendendoci di fatto ciechi verso gli aspetti positivi, progressivi, di crescita sociale e individuale che "la diversità" racchiude".
Fonte: Ufficio Stampa
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