Oblomov, in scena a Roma la riduzione teatrale nata a San Miniato

Massimiliano Caprara (foto Max Callari)

È stato concepito all'ombra della Rocca di San Miniato lo spettacolo Oblomov, in scena a Roma presso il Teatro Tordinona con la direzione di Ulisse Benedetti, dal 9 al 17 ottobre prossimi.

Lo spettacolo è realizzato dalla Conchiglia di Santiago (San Miniato, Pisa) con alcune tra le forze più interessanti del teatro, televisione, cinema italiani, guidate da Max Caprara, ben noto per aver interpretato cinque stagioni del Commissario Rocco Schiavone.

La lettura che si darà del personaggio di "Oblomov" è di particolare attualità, proprio a partire da una certa apatia provocata dal Covid 19. Anche di questo si parlerà nel pomeriggio del 9 ottobre in una tavola rotonda organizzata sempre al Teatro Tordinona.
Sono senz’altro da segnalare le iniziative al Teatro Tordinona, dedicate all’Avanguardia teatrale. Stiamo parlando dello spettacolo “Oblomov” con la regia di Max Caprara, un attore caratterista, noto nel cinema, nella televisione e naturalmente nel teatro, che delle cosiddette Cantine Romane è almeno figlio, oltre che di Luca Ronconi e di Attilio Corsini.

Oltre a questo, nel Teatro diretto da Ulisse Benedetti, ci saranno una serie di altre serate, incontri, dibattiti, presentazioni di libri e anche la mostra “Immagini dall’altro mondo” a cura di Andrea Mancini, dedicata all’avanguardia, con immagini inedite dovute a Piero Marsili Libelli, quello che negli anni 70 era anche un fotografo di guerra (tra l’altro de L’Espresso), un fotografo prestato appunto al teatro.

In particolare il giorno 9 gennaio alle ore 17, sempre al Tordinona, ci sarà un momento di riflessione su “Le maschere dell’avanguardia, Oblomov e altri”, con varie testimonianze, tra l’altro quella del prof. Andrea Mancini, già docente all’Università di Siena, di Danilo Laccetti, autore della riduzione di “Oblomov”, di Max Caprara, regista dello spettacolo.

“Oblomov”, rappresenta un’attenzione non banale alla letteratura e al teatro russo di 8 e 900, tenendo ben presenti i lavori di Mejerchold e Stanislavskij, come registi, ma anche quelli di Majakovskij,, Puskin, Cechov, Dostojevskij come autori.

Gli attori, saranno chiamati elaborare, a dare una forma teatrale compiuta a quel teatro che è alla base dell’avanguardia internazionale, con un’attenzione particolare ad una serie di elementi del cinema e del teatro, pensiamo ad esempio alla serietà con cui il futurismo e il formalismo russo si avvicinarono a Chaplin, da altre parti considerato poco più di un comico da film muto, elevandolo a quella fama che lo avrebbe poi contraddistinto. Ma un’altra figura che è dietro a tutta la cultura del 900 è appunto Oblomov, si pensi che Oblomovismo, è un termine adottato anche all’interno della nostra lingua, per raccontare una particolare disposizione dell’animo, un certo comportamento.

Chi ha assistito alle prove lo sa bene, le due donne Laura Milani e Dominika Markov e i tre uomini, Patrizio Cigliano, Romano Talevi e Massimiliano Caprara, stanno lavorando con la guida di Caprara, anche eccezionale interprete del personaggio di Oblomov, che riesce a restituire - insieme ai suoi colleghi di scena - con una singolare attualità, quasi fossero uomini e donne di oggi, incerti, vinti dagli eventi, piccoli o grandi che essi siano, fatti di rapporti umani o di scelte più importanti, fondamentali per la vita delle persone. Oblomov si comporta sempre allo stesso modo, decide di non decidere, si lascia trasportare dalla vita che non vive.

La riduzione del romanzo di Goncharov, dovuta a Danilo Laccetti rende in modo particolarmente efficace il senso della storia, offrendo spunti di riflessione inediti sulla figura di Oblomov. “Oblomov è un nostro contemporaneo - ha detto Laccetti -, oggi più che mai. Condannato alla categoria di pigro sognatore, custodisce invece la segreta sapienza di un pensatore antico, di un asceta orientale. Si è separato dal mondo, dalle sue giostre forsennate, che condannano tutti a un’inesauribile catena: desiderare, agire, ottenere e poi ricominciare, come criceti in una ruota. Oblomov all’amore passionale della giovane Olga preferisce quello materno della vedova Agafja. Al vortice metropolitano di Pietroburgo il silenzio contadino del sobborgo di Vyborg. In quest’epoca, che ci condanna a una esibizione quotidiana di noi stessi per esistere, seppure nella virtualità di un monitor, Oblomov è l’adolescente rivoluzionario, il sovversivo autentico, incompreso proprio perché relegato alla figurina confortante che tutti ben conosciamo”.

Lo spettacolo ha una storia che parte da lontano, anche se qui ci piace parlare dell’ultima parte, cioè dell’appoggio del Teatro Tordinona di Ulisse Benedetti, che insieme alla Conchiglia di Santiago srl e alla Nuova Imaie hanno permesso la sua realizzazione, dando al gruppo una importante possibilità espressiva.

Non c’è lavoro? Rinunciamo a cercarlo.

Non c’è amore? Possiamo farne a meno.

Non c’è neanche vita? È lo stesso, distendiamoci sul divano, attendiamo…

Fonte: La conchiglia di Santiago



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