Castellani e i Campioni nella memoria: la mostra sugli atleti deportati nei lager

Paolo Allegretti con il pannello dedicato a Carlo Castellani

Curata da Paolo Allegretti della sezione fiorentina dell'Unione Nazionale Veterani dello Sport, è una mostra unica in Italia, che studia e ripercorre la storia dei tantissimi atleti la cui vita venne stravolta da fascismo e nazismo, capace di coinvolgere studenti e appassionati di sport


La mostra su Carlo Castellani e i Campioni nella memoria

Una mostra unica in Italia, che studia e ripercorre la storia dei tantissimi atleti la cui vita venne stravolta da fascismo e nazismo, capace di coinvolgere studenti e appassionati di sport. Un’esposizione richiesta e accolta in location prestigiose, ma che per la maggior parte del tempo si trova confinata in una piccola stanza, attendendo una casa che sia veramente sua. Un lungo racconto per immagini che nella sua tragicità tocca anche Empoli e il suo bomber Carlo Castellani.

Paolo Allegretti, referente per le attività culturali storiche e di ricerca della sezione di Firenze “Oreste Gelli” dell’Unione Nazionale Veterani dello Sport, si definisce il padre adottivo di questa mostra, intitolata “Campioni nella memoria” e nata su impulso della professoressa Barbara Trevisan, che invece ne è la madre naturale. La prof Trevisan, infatti, aveva letto su Newsweek (allegato della Gazzetta dello sport) che al Museo dell'ebraismo di Parigi era stata allestita una rassegna che coniugava memoria della Shoah e sport. La sua intuizione fu riprendere questa iniziativa, ideandone una che si concentrasse su atleti italiani.

La mostra è composta da 44 pannelli, formato A3 in forex, e ognuno di questi contiene la foto dell'atleta e la sua biografia con i motivi della deportazione (razziali, politici, religiosi). Gli sportivi ricordati appartengono a differenti nazionalità e diverse discipline: dal calciatore empolese Carlo Castellani, deportato per motivi politici, al marciatore Shaul Ladany, sopravvissuto ai campi di concentramento e al raid dei terroristi palestinesi di Settembre Nero durante i Giochi Olimpici di Monaco nel 1972, senza dimenticare William Grover-Williams, pilota e agente segreto britannico.

Una mostra in viaggio

“Campioni nella memoria” viene presentata per la prima volta nel 2013, ospitata nelle aule dell’Istituto Comprensivo Statale Altiero Spinelli di Scandicci, con la sponsorizzazione del Comune. L’iniziativa riscuote successo tra i ragazzi e viene riproposta in biblioteca comunale, tuttavia dopo qualche tempo finisce “congelata”.

Ed è qui che interviene Paolo Allegretti. La memoria storica dell’Unvs fiorentina recupera le foto e insieme ai Veterani dello sport tra il 2015 e il 2019 porta Campioni nella memoria nelle scuole di ogni ordine e grado in tutta Italia, oltre che in convegni e congressi.

Nel 2015 è stata in Friuli, in occasione dell’assemblea nazionale dei Veterani a Cervignano del Friuli, a Marzabotto e a Bergamo. L’anno successivo Allegretti coinvolge gli studenti, organizzandola in scuole di Cosenza, Gorizia, Fogliano Redipuglia e Trieste. Intanto l’interesse per le vicende di questi atleti continua a crescere, tanto che decide di proporla anche in Toscana, a Chianciano e a Montecatini, in occasione di convegni scolastici. La vera toscanizzazione, però, avviene nel 2018: a Firenze Allegretti viene ospitato negli agli archivi storici dell’Istituto universitario europeo, nella Caserma Predieri e nella sede regionale del Coni, senza dimenticare gli appuntamenti nelle aule dell’Istituto Da Vinci e del Russel-Newton di Scandicci.

Fuori dall’orbita del capoluogo, la mostra pedala a Scarperia, durante il Premio Internazionale “Le Velo - L’Europa per lo sport”, e torna a Montecatini in occasione di un convegno dei licei sportivi. Il culmine viene raggiunto con l’invito da parte del Coni nazionale a presentare la mostra nella sede centrale a Roma.

Il 2019 si conferma un anno impegnato per Allegretti, non solo in Toscana – a Borgo San Lorenzo, Massa e Montevarchi – ma anche in Piemonte, a Sulmona, Castel di Sangro e di nuovo Roma. Un crescendo continuo, a cui però lo scoppio dell’emergenza pandemica tarpa le ali sul più bello.

“La mostra originaria era composta di 38 tabelloni, ai quali se ne sono aggiunti altri sei nel corso delle esposizioni, in particolare in seguito alle tappe a Bergamo e Trieste, su iniziativa di Anpi e Istituto storico della resistenza. Un riconoscimento importante sul valore di questo impegno, in particolare nei tempi attuali”.

 

Castellani e i fiorentini d’adozione

La storia di Castellani fu emblematica della ferocia fascista: “top scorer” dell’Empoli a cavallo degli Anni Venti e Trenta, deteneva il record di goal con la maglia azzurra (61 marcature in 145 partite) fino al 2011. Non si era mai preoccupato della politica, anche se veniva da una famiglia socialista e antifascista. Venne arrestato nei primi di marzo del ‘44 da carabinieri e fascisti, che si presentarono a casa sua perché volevano prelevare il padre, uno dei responsabili degli scioperi di massa delle industrie empolesi, con il pretesto di chiedere informazioni. Carlo rispose che il padre era a letto ammalato e si offrì di seguirli in questura al posto suo. Era tranquillo, perché appunto si era interessato solo al calcio e non credeva di rappresentare una minaccia per il regime. Invece, una volta in questura, fu arrestato e incarcerato a Montelupo. Da lì venne trasferito alle Leopoldine per essere poi inviato su un convoglio diretto a Mauthausen. Nel lager nazista fu registrato come matricola 57026 e classificato detenuto politico. Dopo pochi giorni fu spedito a Gusen, dove morì il 14 agosto del 1944. La sorte di Castellani è di un’ironia tragica: un giocatore completamente disinteressato alla politica, arrestato in modo strumentale, mandato in un campo di concentramento come oppositore politico.

Agli antipodi ma con la stessa drammatica conclusione la sorte di Vittorio Staccione, torinese calciatore della Fiorentina di Ridolfi. Convinto antifascista, si sposò a Firenze con una donna fiorentina, che poi morirà di parto insieme alla piccola. Lasciato il mondo del pallone, trovò lavoro a Torino come operaio in fabbrica e si impegnò nella propaganda antifascista; schedato dall’Ovra e deportato anche lui Gusen, morirà pochi giorni prima che il lager venga liberato dagli americani, il 16 marzo 1945.

Oltre a Castellani e Staccione, ci sono altri due atleti che occupano un posto speciale nel mio cuore. Il primo è Steno Della Pergola (fratello di Massimo, l’inventore del Totocalcio), velocista e calciatore goriziano di origine ebraica che è stato catturato a Rieti mentre tentava di raggiungere il Sud libero: portato ad Auschwitz, morirà nel lager. Il secondo è Maurizio Nacmias, leggendario campione triestino di lotta greco-romana, anche lui ebreo. La sua vicenda umana, che lo vede protagonista sia nello sport che durante la Resistenza, riguarda anche Firenze: per sfuggire alle persecuzioni razziali militò nella Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas nella seconda metà degli anni Quaranta. Nacmias è stato l’unico atleta ebreo che riuscì a partecipare, in incognito ovviamente, a competizioni ufficiali dopo le leggi razziali del 1938; arrivò a Firenze nel settembre del 1943 e trovò rifugio presso una famiglia fiorentina”.

“Tante idee, ma serve il sostegno delle istituzioni”

“Il prossimo appuntamento istituzionale, in rampa di lancio d’intesa con l’Ufficio cerimoniale della Regione, dovrebbe tenersi a Firenze dal 25 gennaio al 10 febbraio nello Spazio espositivo Ciampi” dichiara Allegretti.

“Inoltre, siamo stati contattati da quattro scuole fiorentine, tre licei e una scuola media, nonché da istituti di Pontassieve, Pelago, Dicomano e Barberino. Infine, abbiamo incontrato il giornalista sportivo Matteo Marani e il comitato scientifico del Museo del Calcio, con lo scopo di avviare una collaborazione. Tuttavia – precisa – il nostro materiale archivistico non si limita alla deportazione: le nostre ricerche affrontano le storie di numerosi sportivi coinvolti in varie maniere nella Seconda guerra mondiale e nei regimi nazifascisti. Nel complesso, abbiamo catalogato con biografia e foto oltre 2500 atleti di 54 discipline sportive e di 38 nazionalità diverse, tra cui una quarantina di toscani come Gino Bartali e Lanciotto Ballerini.

Intanto – conclude – ci stiamo attrezzando per rendere operativo il sito www.campioninellamemoria.it in modo da digitalizzare il materiale cartaceo ed è in corso di costituzione di un comitato scientifico con eminenti personalità, cattedratici e appassionati di Storia e Cultura dello Sport. Abbiamo molti progetti in mente, ma ci servirebbe un sostegno economico per realizzarli. Visto il valore storiografico, confido che le istituzioni comunali e regionali aiutino il progetto a rimanere vivo e a crescere”.

Giovanni Gaeta



Tutte le notizie di Toscana

<< Indietro

torna a inizio pagina