Quarta ondata vista dall'ospedale di Empoli: "Per i vaccinati è tutta un'altra malattia"

silvia guarducci
Silvia Guarducci

Alla luce dei cambiamenti della pandemia abbiamo misurato il polso della situazione a Empoli e negli ospedali di San Miniato e Fucecchio parlando con la direttrice dell'ospedale di Empoli Silvia Guarducci.

Come sta andando la riapertura della terapia intensiva covid all'ospedale di Empoli?

L'abbiamo aperta lunedì scorso con 6 posti letto, 4 già attivi e 2 nella prossima settimana. Chi è in terapia intensiva per metà non è vaccinato e segue l'andamento classico della malattia, quindi sono due non vaccinati e due che hanno fatto due dosi prima dell'estate e hanno altre patologie di base.

Sui posti letto ordinari siamo a 83 posti, 3 in setting medico e uno chirurgico. Avremo anche posti letto per partorienti e li avremo anche in pediatria.

Nei reparti ordinari la presenza di non vaccinati in che ordine di numeri è?

La presenza si suddivide grosso modo con il 60% di non vaccinati, 40% vaccinati. I vaccinati fanno malattia diversa, entrano per altre patologie per cui sarebbero stati ricoverati lo stesso e poi li trattiamo in reparto covid. Isolati al momento per reparto covid, vedremo se faremo come la Spagna.

Per il personale non vaccinato quali sono invece i numeri?

Abbiamo pochissimi operatori sospesi, abbiamo 1.600 dipendenti e sono rimasti una decina, tutti hanno fatto la scelta di vaccinarsi. 3-4 certificati con esenzione e decina sospesi. Un'ottima risposta del personale.

Cosa cambia in questa quarta ondata?

C'è una differenza sostanziale: chi ha tre dosi di vaccino segue una malattia meno grande e i ricoverati guariscono prima, non hanno quasi mai bisogno di maschere, caschi e ventilazione. In rianimazione abbiamo solo un intubato e tre pazienti a ventilazione non invasiva. Si vede bene l'effetto della vaccinazione. Abbiamo comunque positivi in tutte le strutture, che si ricoverano per diverse patologie. Abbiamo sempre avuto pazienti chirurgici prima, a questa ondata in ogni settore dei pazienti positivi. Un paziente entra per un'ernia strozzata e poi diventa positivo, abbiamo adattato i nostri servizi a questo scopo.

Un grande problema in tutte le strutture è che talvolta anche chi entra in ospedale per altri interventi una volta sottoposto al tampone di controllo risulta positivo.

Noi troviamo malati di tutte le discipline che al tampone pre-ricovero risultano positivi senza manifestare sintomi del covid. Poi ci sono sporadici pazienti in incubazione che manifestano il virus successivamente al ricovero, questi più difficili da trattare però le stanze sono a 2, il compagno di stanza va gestito come contatto. Fortunatamente i pazienti non vaccinati sono molto pochi.

Empoli, San Miniato e Fucecchio stanno subendo le carenze dei sanitari contagiati?

A oggi abbiamo 80 sanitari positivi su 1.500 dei tre stabilimenti, la stragrande maggioranza paucisintomatici o asintomatici. La malattia dura meno e abbiamo anche i primi rientri, sta andando meglio rispetto ad altra ondata.

Per chi ha già avuto il covid c'è il rischio di essere di nuovo positivo?

Abbiamo avuto alcuni casi di chi aveva avuto covid in prima ondata e hanno riavuto malattia ma paucisintomatici o asintomatici con raucedine, tosse, mal di gola. Poi sono tornati a lavoro molto presto.

Torniamo ai non vaccinati. Avete assistito a cambiamenti di posizione di no-vax una volta ricoverati in ospedale?

Abbiamo visto pazienti che si sono resi conto, stando male hanno cambiato posizione, ma anche persone che rimangono ferme sulle loro posizioni. Dobbiamo lottare con la resistenza culturale ma vengono curati tutti alla stessa maniera. Abbiamo avuto persone che si sono convinte molto tardi a farsi curare con ventilazione e intubazione, alcuni di questi casi sono andati molto male.

Come sta andando invece per il personale sanitario, qual è il loro stato d'animo?

Il personale sanitario è stanco, non si finisce mai, tutte le volte speriamo che sia l'ultima ondata. Nonostante questo dimostra una professionalità fuori dal comune. Tutte le volte che ci riorganizziamo il personale è disponibile, non c'è settore che non si sia rimesso in gioco. Anche stavolta abbiamo cambiato, le ondate non sono mai le stesse, stavolta abbiamo bisogno di low care.

Di cosa sta facendo a meno l'ospedale di Empoli in questa quarta ondata?

Come nelle altre ondate per riconvertire posti letto più personale serve per posti covid, abbiamo ridotto il servizio ambulatoriale programmato e la chirurgia programmata. Garantiamo urgenze, traumatologia e tumorale. Cerchiamo di avere flessibilità di settimana in settimana. Quando possiamo operare lo facciamo, anche a costo di decidere all'ultimo.

Capitolo pronto soccorso, in questi tempi è come sparare sulla croce rossa. Come sta andando il pronto soccorso del San Giuseppe con questi accessi covid?

Assistiamo a una carenza di personale in tutta Italia, alcuni settori come pronto soccorso e emergenza urgenza in primis. Gli accessi sono rimasti costanti, sono sempre tanti, a questi si aggiungono gli accessi covid passati da 2 a novembre a oltre 20 attuali, di cui 9 di questi al giorno si ricoverano.

Abbiamo aumentato le casistiche di specialisti che assistono i pazienti subito dopo il triage, saltando il passaggio dal medico del pronto soccorso. Anche all'ortopedia e in altri ambiti, con gli specialisti si alleggerisce carico per medici di ps. Siamo riusciti a garantire anche il chirurgo generale per 12 ore al giorno al pronto soccorso. C'è anche la presa in carico precoce di alcuni malati da parte dei medici internisti. Tutti in questo momento si sono riadattati a collaborare e supportare colleghi medici.

C'è stata una polemica sulla mancata scelta dell'ospedale San Pietro Igneo di Fucecchio come ospedale Covid, ripiegando invece sul Degli Infermi di San Miniato

Abbiamo fatto una valutazione su entrambi i presidi che hanno funzionato bene, abbiamo ritenuto che fosse più facile attivare San Miniato, se ci saràbisogno c'è anche Fucecchio. Il personale di Fucecchio sta supportando San Miniato e la traumatologia anche in altri ospedali dell'azienda. E' un grosso valore aggiunto poter contare su di un'azienda di 13 ospedali. Serve cooperazione e collaborazione.

Questione alberghi covid e strutture di seconda accoglienza, servono in questa quarta ondata?

C'è minor bisogno di intensità di cure, per questo sono fondamentali gli alberghi protetti con somministrazione di ossigeno a bassi flussi e struttre low care. Dove li facciamo li facciamo, il paziente rimane comunque chiuso in camera di albergo, la prossimità non è così importante come altri casi.

Lo scorso anno in un'intervista aveva affermato che per l'Empolese Valdelsa e il comprensorio del cuoio serviva la zona rossa. A un anno di distanza questa misura non sarebbe certamente attuabile. Cosa serve per fermare la diffusione dei contagi?

Serve la vaccinazione, vediamo chiaramente che per chi è vaccinato è tutta un'altra malattia, stiamo andando nella strada giusta.

Elia Billero



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