Frontale in Fi-Pi-Li: chi era Pietro Iembo, la quarta vittima che morì nel 1992

Una foto d'epoca di Pietro Iembo

La formula "due famiglie spezzate" in occasione di una tragedia inaspettata. Talvolta è una frase fatta, usata anche ingiustamente. Non è il caso dell'incidente stradale della Fi-Pi-Li del 12 gennaio 1992 di cui vi abbiamo parlato in occasione dell'anniversario. Ci siamo concentrati, per il materiale a disposizione, sul dolore per la morte dei Cataldi: il padre Canio di 40 anni, la moglie Maria Assunta di 38 e la figlia Serena di soli 10 anni. Erano residenti a Limite sull'Arno, il padre originario di Palazzo San Gervasio, nel Potentino.

Ma in questa occasione a rimanere travolta nel vortice del dolore è stata anche la famiglia Iembo, residente a Montopoli ma anche loro con radici del Sud. Pietro Iembo, 21 anni, è infatti la quarta vittima, colui che stava guidando con la sua auto da Montopoli in direzione mare e che finì nella carreggiata opposta, schiantandosi contro la vettura guidata da Canio Cataldi.

Pochi giorni dopo dalla pubblicazione dell'articolo alla redazione del nostro giornale è arrivata una mail corredata da una foto.

Una foto d'epoca di Pietro Iembo

A scriverci è il nipote di Iembo, Michele Cavallini. Lo zio stava tornando verso Massa-Carrara, dove lavorava come operaio (non era uno studente, come inizialmente riportato e ci scusiamo dell'errore). Era venuto proprio a trovare Michele, figlio della sorella Giuseppina. Abitavano in zona Fontanelle, a Montopoli, adesso risiedono a Marti.

Giuseppina ci ha raccontato come Pietro fosse quasi un figlio più che un fratello per lei. Accade così, nelle famiglie numerose: gli Iembo sono 10, 7 maschi e 3 femmine. Quel maledetto 12 gennaio rimarranno in 9, una data che Giuseppina non dimenticherà: "Mio figlio è nato il 30 dicembre, il 12 gennaio è morto mio fratello. Il dolore c'è e rimarrà sempre, non ci possiamo dimenticare, aveva tutta una vita davanti".

La civetta del Tirreno dell'epoca che racconta la tragedia

Pietro Iembo spesso tornava a trovare la famiglia, la sorella gli lavava le tute da lavoro. Quel pomeriggio voleva tornare a casa entro sera, avrebbe avuto un aperitivo con i colleghi di lavoro di Massa-Carrara. Sarebbe giunto a Livorno per poi prendere l'autostrada A12. Il suo viaggio si è fermato pochi km dopo essere partito.

"Gli avevo detto di rimanere a casa, ma aveva deciso di partire. Noi non sappiamo cosa sarebbe successo se ci fosse stato il guard-rail in superstrada - racconta la sorella -, forse non sarebbe morto, forse sarebbe morto solo lui, non lo possiamo sapere".

Elia Billero



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