Rimandato lo spettacolo di Stefano Massini a Peccioli

Stefano Massini (foto Marco Borrelli)

Per un'indisposizione dell'artista, lo spettacolo previsto per il 5 luglio è rimandato al prossimo 22 luglio

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Stefano Massini, il primo autore italiano ad aver vinto i Tony Awards (12 giugno), l’Oscar del teatro americano, oltre ad aggiudicarsi sia il Drama League Award 2022 che l’Outer Critics Circle Award 2022, porterà in scena - a ingresso gratuito - a Peccioli il suo personalissimo dialogo con il cantautore milanese.

Un corto circuito spiazzante: Stefano Massini in questo spettacolo non si propone di raccontare Gaber, bensì racconta a Gaber. Ma racconta cosa? Semplicemente storie, personaggi, vicende realmente accadute, incontri e memorie che lo scrittore non avrebbe mai intercettato, se non fossero state attratte dalla calamita delle canzoni del signor G. Perché aveva ragione Borges: ogni verso evoca altri versi, ogni creazione semina altri raccolti, ogni opera muta forma in un'ennesima opera. Cosa accade allora se un narratore come Massini si lascia ispirare dai brani di Giorgio Gaber? Cosa prende forma sul palcoscenico se i racconti del “più popolare cantastorie del momento” (Repubblica) sbocciano dentro le canzoni della premiata ditta Gaber-Luporini? In un cantiere poetico contagioso e intrigante, il palcoscenico si popola di personaggi fra i più diversi e inattesi. Sono geografie del nostro essere, sono cartografie dell’esistenza, sono rotte nell’oceano di un mondo sbandato, sono danze di fuochi per illuminare la notte del nostro vagare, scoprendo che tutti in fondo attendiamo solo il momento in cui saremo, finalmente, capaci di amare. Da “I mostri che abbiamo dentro” a “La parola io”, da “Non insegnate ai bambini” a “Se io sapessi” e molti altri brani, Massini sceglie di coinvolgere il pubblico in un viaggio di echi e rimandi, in un unico grande omaggio a Gaber. Se poi in scena aggiungi i suoni e i colori di un’orchestra di musicisti da ogni parte del mondo, riuniti sotto il marchio ormai noto dell’OMA di Arezzo, ecco spiegata l’attesa per questo incontro così voluto e cercato dalla Fondazione Giorgio Gaber.

In scena con Stefano Massini una selezione di musicisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo Mariel Tahiraj, violino Camillo Biagioli, violino Mariaclara Verdelli, violoncello Gianni Micheli, clarinetti, fisarmonica Saverio Zacchei, trombone Massimo Ferri, chitarra bouzouki Luca Roccia Baldini, basso Massimiliano Dragoni, hammer dulcimer e percussioni

Un grande amore quello di Massini per le storie. Il padre e il fratello appassionati di cinema mentre la madre di opera lirica. Negli anni del liceo il regalo di compleanno da parte dei suoi genitori era l'abbonamento alla Pergola. Io avevo il pallino delle storie, che non è tanto saperle raccontare, quello si impara con lo studio e l’esercizio. Massini ha avuto un grandissimo maestro, il regista Luca Ronconi che lo ha esortato a scrivere dopo aver letto il suo diario che aveva tenuto alle prove di uno spettacolo. quello che conta di più è la sensibilità che ti fa capire, tra tutto quello che ti succede intorno, quale sia la cosa più interessante da seguire per narrarla meglio.

Primo italiano di sempre a vincere il Tony Awards per la drammaturgia, a tutti gli effetti il Premio Oscar del teatro americano, la sua Lehman Trilogy, in Italia diretta da Luca Ronconi, grazie all’allestimento di Sam Mendes ha raggiunto il palcoscenico americano, arrivando a oltre 30 allestimenti in tutto il mondo. Il testo, dedicato alla crisi economica del 2008, presto sarà una serie TV. Intervista

Sorprendente è soprattutto che gli americani, per raccontare la nascita e il declino del proprio capitalismo, abbiano avuto bisogno della scrittura di un italiano. “Il teatro, già dalle origini della Grecia antica, ha una grande responsabilità civile e quindi politica, perché in esso si stimola il senso critico di una comunità. La caratteristica di mostrare cose che non si conoscono perché siano comprese mette il teatro nelle condizioni di affrontare le zone d’ombra; l’economia, una scienza che parla alla nostra vita quotidiana e anzi la determina quasi totalmente, è una zona d’ombra della nostra società che da un evento apparentemente confinato in un luogo, come la sede della Lehman Brothers, produce conseguenze in ogni ambito della nostra vita. Io credo che noi non avessimo la conoscenza utile per comprendere questa sequenza di eventi, dal finanziamento concreto di opere pubbliche fino al sistema economico attuale in cui i soldi finanziano altri soldi; ho dunque pensato di raccontare questa sequenza attraverso 100 anni della vita di una famiglia che poi, come spesso accade, si fa metafora del racconto stesso e diventa perciò universale” (intervista www.teatroecritica.net)

Fonte: Ufficio Stampa



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