Luca Lotti non viene ricandidato dal Pd: "I dirigenti hanno abbandonato il garantismo"

Luca Lotti
Luca Lotti

Una legislatura da ministro e una da deputato non hanno potuto dare certezza a Luca Lotti di una ricandidatura nelle liste del Partito Democratico decimate dalla nuova costituzione del Parlamento con 400 deputati e 200 senatori. Dopo la lunga direzione nella notte, lo stesso parlamentare uscente di Montelupo Fiorentino ha spiegato che il segretario (Enrico Letta, che evita di pronunciare per nome) lo ha escluso motivando "la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste. Non lo so. Ma così è".

"In Toscana sappiamo tutti come sono andate le cose", spiega Lotti in un post su Facebook, dicendo che la scelta di una mancata ricandidatura "è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche". " Dispiace, e non poco, scoprire che i dirigenti del mio partito abbiano abbandonato uno dei cardini della nostra identità: il garantismo". Questo commento riguarda le inchieste giudiziarie in cui Luca Lotti è ancora indagato, parliamo dell'inchiesta Open in cui figurano anche Matteo Renzi e Maria Elena Boschi tra gli indagati.

"Il Pd è casa mia. Lo sarà anche in futuro", spiega uno dei leader di Base Riformista assieme a Lorenzo Guerini, ringraziando i compagni di partito e gli amici che lo hanno supportato nel corso di questi anni.



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