Il Comprensorio del Cuoio è ormai una roccaforte di centrodestra

(foto gonews.it)

Chi parla oggi - lunedì 26 settembre - di una Toscana che "non è più rossa" probabilmente non segue le vicende toscane da un bel po', oppure vive in un particolare remake di 'Goodbye Lenin!' (tipo 'Goodbye Chiti!', toh). La Toscana non è rossa da almeno un decennio, a voler rimanere larghi, da quando le sue province storicamente comuniste hanno deciso di guardare altrove. Non lo si scopre di certo adesso, per esempio il professor Mario Caciagli ha scritto tutto in 'Addio alla provincia rossa' ormai qualche anno fa, un saggio che più e prima di tutti ha illustrato il cambiamento più importante della politica in Toscana. A prescindere dal saggio di Caciagli, c'è un esempio calzante di una mutazione importante nella nostra regione. Viene da un lembo di pianura tra le province di Pisa e Firenze, la terra delle concerie. Il Comprensorio del Cuoio è divenuto, infatti, un feudo del centrodestra.

Se una persona a caso, la scorsa settimana, avesse dovuto indicare delle zone considerate roccaforti di destra in Italia, un luogo dove Meloni o FdI avrebbero preso la maggioranza dei voti a scatola chiusa, allora avrebbe preso la mappa e puntato il dito, per esempio, sul Lazio. Fiuggi, Latina, Frosinone. Oppure la zona costiera di Roma, fedele a FdI. O ancora la provincia di Rieti, la zona di Amatrice e il confine con l'Abruzzo. O il sud delle Marche. Bene, dal 26 settembre c'è anche il Comprensorio del Cuoio. Le ultime tornate elettorali lo hanno garantito: il cuore industriale della Toscana centrale batte a destra.

Politiche 2018, Europee 2019, Regionali 2020, Politiche 2022. Salvo San Miniato - almeno fino a ieri - da anni ormai nella Zona del Cuoio si vota a destra. Santa Croce sull'Arno, San Miniato, Fucecchio, Castelfranco di Sotto e Montopoli in Val d'Arno sono diventate una roccaforte sì, ma non rossa: azzurra, verde, del colore che volete voi, ma la sinistra qua non sfonda più. O quasi. L'unica 'anomalia' è stata per le amministrative 2019, quando tutte le amministrazioni di Csx vennero riconfermate dopo una nottata di giubilo per la Lega in seguito allo spoglio delle Europee (e comunque nel Comprensorio la destra allora andò fortissimo). Santa Maria a Monte è invece un caso a sé, dato che da quasi dieci anni l'amministrazione comunale guarda a destra: pionieristica, a suo modo.

A Fiuggi e a Latina, così come a Fiumicino o nelle zone di Roma dove Meloni era andata fortissimo alle ultime comunali, Fratelli d'Italia non arriva alle percentuali di Castelfranco o Santa Croce o Montopoli. Nei comuni del Cuoio (almeno) una persona su due ha votato la coalizione di Cdx; una su tre ha barrato il simbolo di Fratelli d'Italia, che comunque in queste aree non andava male neppure gli anni scorsi. Solo in certi comuni del Reatino o in sparute aree del Nord e del Sud - ma comunque si tratta di comuni piccolissimi - il centrodestra vince con un margine più ampio rispetto a Castelfranco e comuni limitrofi. Nel Cuoio i voti dati a destra sono quasi il doppio di quelli assegnati alla coalizione di centrosinistra. FdI veleggia sopra il 35%. San Miniato si appiglia con le unghie al muro delle eccezioni: qui il Cdx vince, ma il PD rimane il partito più votato (di poco)

C'è chi si chiede perché il Cuoio è di destra. La fine delle culture politiche di un tempo - descritta da Caciagli nel saggio citato - ha portato a rompere la roccaforte e a avere un elettorato più mobile, che si sposta anche a destra, oltre che verso il M5S (ma i pentastellati rimangono pochi). Gli operai non votano più a sinistra? Beh, è come scoprire l'acqua calda: facendo un esempio non troppo lontano geograficamente, il primo servizio sulla Piaggio con maggioranza di lavoratori a destra è ormai diventato maggiorenne. Se è per questo non sono solamente i lavoratori e le lavoratrici delle concerie a aver spezzato le certezze di dieci-venti-trent'anni fa, lo spostamento nell'arco costituzionale è generalizzato. Tanti che un tempo sceglievano la sinistra, se non il PCI ai tempi della Prima Repubblica, ora guardano, nella maggior parte dei casi, a Meloni o Salvini. Non è da sottovalutare anche un altro dato, ci sono anche molte persone che non votano: almeno uno su tre.

Però l'elefante nella stanza c'è ed è bello grosso - nonostante la tendenza degli ultimi anni avesse già mostrato una vertiginosa pendenza a destra. Quelle del 25 settembre 2022 sono state le prime elezioni dopo il caso Keu, una vicenda di cui ancora si deve scrivere la parola 'Fine' ma che ha lasciato l'amaro in bocca (per non dire sconvolto) questa fetta di terra tra il Pisano e il Fiorentino. Il futuro è ancora da scrivere, sebbene le premesse siano tutt'altro che rosee per la sinistra del Cuoio. L'importante sarà non cadere dal pero ancora una volta: il comprensorio è da considerare una zona di destra a tutti gli effetti.

Gianmarco Lotti



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