Villa Donatello, usato per la prima volta uno speciale dispositivo per anestesia locale

A Villa Donatello utilizzato per la prima volta uno speciale dispositivo per anestesia locale che è stato finora impiegato negli interventi per trattare l’ipertrofia prostatica benigna in soli tre centri, il Guy’s Hospital di Londra e le cliniche universitarie di Hong Kong e Goteborg (Svezia). Ad effettuarla è stato Giampaolo Siena, medico specialista in Urologia, Dirigente Medico presso l’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Careggi di Firenze e presso la casa di cura Villa Donatello, sempre a Firenze. La nuova metodologia prevede l’introduzione nella prostata di un paziente completamente sveglio di una piccola sonda in silicone, simile a un normale catetere vescicale, all’interno della quale è presente un sottile ago retrattile. Con questo è possibile instillare piccole dosi di anestetico (10 ml per lobo) solo nella zona della prostata che verrà trattata. Questa innovativa tecnica minimamente invasiva si inserisce nella procedura non chirurgica che molti urologi hanno già definito una “rivoluzione terapeutica” per curare l’ipertrofia prostatica benigna, il sistema Rezum.

Si tratta di una metodica altamente innovativa - afferma il Dr. Giampaolo Siena -: fino a poco tempo fa era impensabile trattare la prostata senza considerare una anestesia totale o una sedazione. Questa sonda, denominata Catetere Schelin, è dotata di un piccolo canale operativo che ci consente di praticare, in un paio di minuti, delle punture di anestetico direttamente nella prostata, attraversando il canale naturale dell’uretra. Terminata l’anestesia viene introdotto il dispositivo Rezum che ci permette di vaporizzare la porzione di ghiandola prostatica in eccesso, con il paziente completamente sveglio, che al termine dell’operazione può alzarsi subito dal letto”.

La tecnica Rezum non richiede alcuna chirurgia: viene effettuata con l’ausilio di una sonda endoscopica trans-uretrale di appena 1,5 cm di diametro, si basa sulla termoterapia e utilizza un generatore a radiofrequenze in grado produrre energia termica sotto forma di vapore acqueo. Questo viene infiltrato nella prostata in dosi controllate di soli 9 secondi ciascuna con un numero di infiltrazioni che varia in base alle caratteristiche del paziente (in genere dalle 4 alle 10). La procedura dura circa 5 minuti e il vapore infiltrato si disperde solo nel tessuto prostatico eccedente. Non appena entra in contatto con la prostata il vapore libera l’elevata quantità di energia termica immagazzinata dall’acqua, energia termica che può denaturare le membrane cellulari in modo irreversibile in soli 9 secondi. Progressivamente, le cellule denaturate vengono assorbite dal normale metabolismo corporeo, riducendo così il volume del tessuto prostatico che occludeva l’uretra, mentre la condensazione del vapore genera anche il “collasso” del sistema vascolare, rendendo la procedura non cruenta ed esangue.

Fonte: Ufficio stampa



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