Pugno allo studente, Uil Scuola: "Docenti hanno perso autorevolezza"

(foto da Facebook)

Il moltiplicarsi di episodi di aggressione e violenza all’interno delle istituzioni scolastiche con atti di bullismo che si consumano al loro interno, ha generato, negli ultimi giorni e settimane, un dibattito vastissimo, amplificato dai cosiddetti media. L’ultimo in ordine di tempo quello che è successo a Pontedera in una scuola superiore. Un docente che sferra un pugno allo stomaco dello studente. Nel breve video si vedrebbe il giovane vicino alla cattedra, durante la lezione, mentre sbeffeggiava il docente.

Deploriamo l’uso della forza fisica e ne condanniamo l’uso ma questa vicenda ha sollevato moltissimi interventi di persone rispettabili, ma esterne alla scuola. Pochi invece gli interventi da parte di chi nella scuola ci lavora, a partire proprio dei docenti, l’opinione dei quali, evidentemente, suscita scarso interesse nell’universo dei media.

Secondo noi sarebbe ora che i docenti, che vivono quotidianamente i problemi e i disagi (molti) così come le soddisfazioni (scarse) legate alla loro attività professionale, esprimessero in maniera netta e pubblica le loro opinioni al riguardo.

Questi fenomeni dimostrano la perdita di autorevolezza della scuola in quanto istituzione, che porta gli alunni ha sentirsi in potere di azioni scorrette, e i docenti di cedere a scatti d’ira e violenze ingiustificate.

Nelle scuole, tra docenti e studenti, manca una relazione di motivazione che faccia da supporto all’apprendimento e quindi al risultato scolastico.

I consigli di classe o di istituto erano stati pensati per creare un canale comunicativo tra docenti, genitori e alunni e riflettere insieme su come stava andando il gruppo classe: oggi sono diventate delle situazioni burocratiche in cui si parla solo di voti e rendimento.

Continuiamo a caricare sul singolo ragazzo, sui genitori o sull’insegnante dei problemi che devono essere condivisi. Scuola e famiglia devono essere allenate nell’educazione dei ” giovani ”. In assenza della cooperazione qui suggerita, si genera un ambiente in cui i ragazzi non affrontano le proprie difficoltà in maniera serena e perdono il proprio modello di riferimento, mentre gli insegnanti sono erroneamente intimoriti dall’agire per paura di conseguenze con i genitori o, d’altro canto, manifestano la propria frustrazione in episodi violenti che non possono essere tollerati.

E’ necessario pertanto premettere che

- gli studenti, di qualsivoglia indirizzo e grado di scuola, non costituiscono una massa di “bulletti”, pronti ad aggredire ogni giorno i loro compagni di classe e i loro insegnanti; i bulli e i maleducati sono una minoranza, purtroppo una minoranza che fa danni, agli altri e a loro stessi, perché si condannano ad essere, usciti da scuola, degli emarginati e dei sorvegliati speciali se, ovviamente, le forze congiunte e alleate, di scuola e famiglia, dovessero malauguratamente fallire con i loro interventi di recupero educativo;

- anche i genitori che si lasciano andare ad atti inconsulti di violenza nei confronti di docenti sono una minoranza, non rappresentano quindi la stragrande maggioranza di persone per bene e impegnate nel seguire, quotidianamente, lo sviluppo educativo e la crescita culturale dei loro figli, che avviene sia nella scuola che negli ambiti familiare, sociale, sportivo, ecc.

Tuttavia è necessario aggiungere che, pur rappresentando (studenti e genitori violenti) una minoranza, essi costituiscono un problema, un problema che non riguarda soltanto la scuola ma la società nel suo complesso, così come lo Stato e i suoi apparati.

Molto opportunamente è stato detto e scritto che il susseguirsi di questi episodi di violenza è ascrivibile (tra le varie cause) anche ad una grave perdita di prestigio e di autorevolezza che la categoria dei docenti ha subito in questi ultimi anni (ma io estenderei il periodo agli ultimi decenni); ritengo banale però, anche se vero, riferirsi solamente alla questione “stipendio del docente”: non bastano gli scarsi livelli retributivi (soprattutto se paragonati a quelli dei nostri colleghi UE) dei docenti a spiegare il tutto; così come non è sufficiente tirare in ballo l’argomento relativo alla mancata difesa della categoria da parte dello Stato.

A nostro avviso c’è di più, molto di più che una mancata difesa e una scarsa considerazione sul piano retributivo, da parte dello Stato, del ruolo e della funzione dei docenti nella società. Non tutti sanno, che l’autorevolezza del docente, sia sul piano didattico che sul piano del reddito, viene continuamente minata dalla facilità con la quale le decisioni del docente possono essere messe in discussione e addirittura ribaltate. Innumerevoli sono infatti le deliberazioni della giustizia Amministrativa che hanno dato torto ai docenti, modificando o cassando le decisioni di Consigli di Classe, degli Organi di garanzia, delle Commissioni d’esame di Stato; molto spesso con argomentazioni capziose o risibili, veri capolavori di arte “leguleia”.

I repertori di sentenze pronunciate dai vari TAR o dal Consiglio di Stato stanno lì a dimostrare quanto sia agevole, se si hanno denari da spendere e un buon avvocato esperto di cavilli legali, ribaltare decisioni relative a bocciature o addirittura a singoli voti.

E’ chiaro che, se si vuole veramente tutelare la categoria, risultano indifferibili le necessarie modifiche nella legislazione e, soprattutto, nell’applicazione delle leggi e, in quest’opera di cambiamento, sono chiamati in causa tanto il Parlamento (potere legislativo) quanto i giudici (potere giudiziario).

E’ chiamata in causa, inoltre, la società nel suo complesso: se si vuole un futuro migliore per questo Paese e per i giovani, esso dipende anche e soprattutto dalla formazione delle giovani generazioni, formazione che si acquista essenzialmente dalla scuola, e nella scuola ci sono gli insegnanti, che non possono essere continuamente aggrediti, minacciati, mortificati nelle loro legittime aspettative economiche, frustrati e umiliati nel loro prestigio e nella loro onorabilità. L’insegnante diventa un professionista autorevole se consolida una propria biografia professionale, se entra in un ciclo vitale di crescita culturale, che comporta la partecipazione ad esperienze di varia intensità. Al centro della professione docente c’è una responsabilità pubblica, che si esplica nell’etica del lavoro ben fatto, nell’impegno educativo verso i ragazzi, nella formazione di persone e cittadini consapevoli ed attivi.

Fonte: Uil Scuola Pisa



Tutte le notizie di Pontedera

<< Indietro

torna a inizio pagina