Natascia Maesi è la prima donna presidente di Arcigay

Natascia Maesi è la prima donna eletta presidente di Arcigay. L'elezione è arrivata ieri nel corso del XVII Congresso nazionale svoltosi a Latina. La Maesi, 45 anni, giornalista, nata a Caserta e laureata in filosofia a Napoli, da anni vive a Siena dove si occupa di uffici stampa e comunicazione.

"Sono molto onorata del ruolo di cui l'associazione oggi mi investe e che è l'esito di un percorso che viene da lontano e che coinvolge numerose attiviste. Per quattro anni, sarò la presidente di Arcigay. E sottolineo il la, a marcare la differenza profonda tra leadership femminile e leadership femminista. Giorgia Meloni, nell'infrangere il soffitto di cristallo, ha disposto la cancellazione del femminile, con la conseguente invisibilizzazione delle donne dal discorso pubblico e politico, rafforzando l'idea che le donne abbiano valore solo se assomigliano agli uomini, diventano come loro, si appellano al maschile per essere autorevoli. Altra cosa è il modo in cui io e le altre attiviste transfemministe di Arcigay intendiamo affrontare generi, rendendoli visibili e attraversabili, disobbedendo a norme e aspettative di genere, superando i limiti del binarismo. Le parole creano senso e immaginario, sono strumenti potentissimi che vanno usati responsabilmente. Ancora di più se si ha un privilegio o si esercita un potere", queste le parole della Maesi.

Al primo posto della nuova presidente l'impegno contro la violenza che subiscono le donne e la comunità Lgbtqia+, ma anche la piena applicazione della legge sull'aborto, nonché il tema dell'autodeterminazione con il superamento della legge 164 sulla transizione di genere. "Occorre togliere l'obbligo di percorsi psicologici, - spiega - e poi è necessario che sia adottata la 'carriera alias' sui posti di lavoro, a scuola, nella pubblica amministrazione". Infine sui figli delle famiglie arcobaleno, Maesi ha l'obiettivo di farli dichiarare figli al momento della nascita e non al termine di lunghi e incerti percorsi affidati agli uffici anagrafici e alle diverse 'sensibilità' dei sindaci.

 

 



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