Divina Commedia: centinaia di parole cambiate nella nuova edizione a cura di Giorgio Inglese

Un lavoro immenso, completato nel 2021, è stato la nuova edizione della Divina Commedia della Società Dantesca Italiana, pubblicata dalla casa editrice “Le Lettere” e a cura di Giorgio Inglese. Filologo e storico della letteratura italiana, allievo di Alberto Asor Rosa, ordinario alla Sapienza di Roma, Giorgio Inglese ha portato a compimento un’opera che accoglie i risultati di 50 anni di lavori di esegesi dantesca, con numerose lezioni cambiate di carattere fonetico e anche di significato rispetto alla edizione finora di riferimento, quella di Giorgio Petrocchi risalente al 1966 e per lo più adottata nelle scuole.

La nuova edizione curata da Giorgio Inglese, di cui si parla nella presentazione che si terrà alla Scuola Normale questo pomeriggio alle 16.30 con lo stesso curatore e altri dantisti quali il Preside della Classe di Lettere Stefano Carrai, Claudio Ciociola, Lino Leonardi e Marcello Ciccuto (che è anche presidente della Società Dantesca Italiana), si fonda su una ridefinita classificazione dei manoscritti della Commedia che ci sono pervenuti, circa 700 in tutto, ricondotti sostanzialmente tutti a tre lezioni del poema: quella del “dantista” fiorentino Forese (Donati?) datata 1330-1331 e nota dal manoscritto Trivulziano 1080, il più antico pervenuto (1337); un’esile tradizione emiliano-romagnola, il cui testimone più antico e più puro è il manoscritto Urbinate lat. 366, del 1352; una vulgata tosco-fiorentina, affermatasi ben presto come testo standard del poema, i cui rappresentanti più vetusti e autorevoli sono i manoscritti Egerton 943, Landiano 190 e Parmense 3285.

Entro questo ambito testimoniale, l’edizione di Inglese ha operato un confronto qualitativo fra le varianti. Per la veste linguistica, punto di riferimento primario (come già indicato da Petrocchi) è stato il manoscritto Trivulziano 1080, attraverso il quale sono state rimosse dalle tre cantiche dantesche le forme estranee all’uso fiorentino documentato fra l’ultimo quarto del sec. XIII e il primo del XIV: per esempio “della”, “alla” etc sostituite dalle forme antiche “dela”, “ala” etc. L’apparato critico di tutte le varianti e le note filologiche sono contenute in questo nuovo lavoro, che sarà ripubblicato da Carocci in edizione commentata.

Fonte: Ufficio Stampa



Tutte le notizie di Pisa

<< Indietro

torna a inizio pagina