Gassificatore Empoli, CSA Intifada: "Senza il consenso popolare non si decide niente"

(foto gonews.it)

Non sono passate molte ore dal consiglio comunale di lunedì ad Empoli che Alia fa già sapere che andrà comunque avanti col progetto dell’ impianto al Terrafino. Tutti sappiamo che lunedì la sindaca Barnini rispondendo ad una interrogazione del gruppo consiliare Buongiorno Empoli ha informato di aver inviato una lettera tramite PEC al presidente della regione Toscana Giani, all’ assessore Monni ed al presidente di Alia Ciolini sul fatto che Empoli non è disponibile ad accogliere l’impianto di cui si sta parlando da mesi.

Questa scelta è motivata dal fatto che non c’è condivisione con la cittadinanza, prerogativa posta dalla stessa sindaca per poter proseguire col progetto. Questa per noi rappresenta una vittoria del territorio e della comunità che lo anima. Comprendiamo il disappunto dei destinatari della lettera ma non capiamo cosa non sia chiaro alla dirigenza di Alia della parole della sindaca di Empoli.

Inutile tentare di nascondersi dietro le presunte aggressioni e minacce di gruppi organizzati che tutti a Empoli (in primis gli uomini del commissariato) sanno non esserci mai stati. Non cadremo in questo tipo di provocazioni, la nostra presenza è consapevolmente determinata. Inutile soprattutto cercare di sminuire il dissenso col solito discorso della pregiudiziale ideologica, in questi pochi mesi, oltre alla manifestazione oceanica, senza precedenti per Empoli, ci sono state numerose assemblee organizzate dal comitato Trasparenza per Empoli nei vari quartieri cittadini. Riunioni a cui hanno partecipato centinaia di persone e a cui, con il contributo di Zero Waste Europe e di altre realtà, si è arrivati ad una contrarietà consapevole.

Brenda Barnini non ha potuto far altro che prenderne atto, non si capisce come si possa pensare di andare avanti senza il consenso persino del Comune, le varianti urbanistiche necessarie chi le approverà?!

Come centro sociale e Comunità in Resistenza, abbiamo, da subito, evidenziato alcune criticità. Tralasciamo l’ aspetto dell’ impatto ambientale su cui altri dovranno spiegare e garantire sotto la propria responsabilità, tralasciamo l’ aspetto del cambio di paradigma in tema di riciclaggio da materia a energia e non certo per la marginalità dei contenuti, ma perché proprio qui?

Sappiamo che da 12 anni Empoli ed i comuni limitrofi hanno adottato il metodo di raccolta porta a porta, i cittadini differenziano i propri rifiuti facendo di questo territorio uno dei più virtuosi, per le percentuali di differenziata raggiunta, a livello nazionale ed europeo. Paradossale sarebbe stato andare avanti con un progetto così osteggiato dai cittadini proprio nel momento in cui gli si chiede ancora una volta di recarsi, in massa, negli info point o all’ isole ecologiche per ritirare gli strumenti per la nuova tariffazione a cui Empoli ha aderito.

Tariffa definita corrispettiva, permetterà di certificare la virtuosità di ognuno e di premiarlo attraverso una riduzione sulla bolletta. Non è difficile prevedere che con questo nuovo metodo le già alte percentuali di riciclato inevitabilmente aumenteranno. Quindi delle 250000 tonnellate annue di indifferenziato che doveva trattare questo mega-impianto quante deriverebbero dal territorio? Un 10%? Infine il cosiddetto distretto circolare viene fatto passare come la soluzione definitiva al problema del residuo indifferenziato mentre, gli stessi promotori nelle serate informative al palazzo delle esposizioni, parlavano di un 4% di residuo da indirizzare alle discariche come rifiuto speciale.

Quindi se non qui da altre parti? Il nostro spezzone al corteo empolese era dietro allo striscione “Ne qui ne altrove”, secondo noi quello da esportare in altri territori non è questo tipo di impianto ma la raccolta differenziata come la stiamo facendo noi e che in altri territori dell’ ATO e della Regione non vengono fatte. Ne abbiamo piene le discariche delle inerzie regionali, da Certaldo a Casa Carraia, da Corliano (Cerreto Guidi) a San Donato (Vinci), da Monte Boro (Empoli) a Borro Sartori (Montespertoli).

Meno arroganza e provocazioni quindi da parte di una azienda in cui la maggioranza è dei comuni e quindi dei cittadini. In democrazia senza il consenso popolare non si decide niente. Si pensi di più alla qualità del servizio e alla qualità della vita degli operatori che il servizio lo svolgono, ricordando che negli appalti non è neppure applicato in tutto l’ ATO il CCNL dell’ Igiene Ambientale.

Comunità in Resistenza/ CSA Intifada

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