Esposte a Firenze le opere di Sauro Cavallini, internato al campo di Gradaro

Sauro Cavallini e il suo Ginnasta

E’ stata inaugurata oggi nelle sale di Palazzo Strozzi Sacrati la mostra “Sauro Cavallini. L’opera di un internato”. Ideata dal Centro Studi Cavallini e curata dal direttore Maria Anna Di Pede, la mostra espone 16 lavori realizzati in ferro e ottone che per la prima volta vengono esposti a Firenze.

Cavallini, spezzino ma fiorentino d’adozione, uno degli artisti più significativamente prolifici della seconda metà del Novecento, conobbe l’orrore dei campi di internamento durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel settembre del 1943 all’età di 16 anni, fu arrestato dalla polizia fascista e recluso nel campo di Gradaro a Mantova, dove rimase per circa un anno.

I mesi di prigionia segnarono profondamente la sua vita e quando l’artista iniziò a praticare la scultura gli incubi della prigionia presero forma e si tradussero nelle sue prime opere d’arte che non avrebbe più ripetuto negli oltre 50 anni successivi.

Oggi quelle opere assumono un valore di testimonianza di un passato particolarmente doloroso.

“Sono sedici sculture che testimoniano l’orrore vissuto da Sauro Cavallini a Gradaro”, sottolinea il presidente della Regione Eugenio Giani. “Le abbiamo volute esporre in una mostra che non a caso si inaugura alla vigilia del Giorno della Memoria, come messaggio iconico segnato dalla forza espressiva dell’arte, di qualcosa che non deve più ripetersi. Quasi taglienti, come le definì lui, le sculture parlano di guerra e del male che essa produce, un tema quanto mai attuale oggi. E’ con questo messaggio che vogliamo accompagnare la riflessione di tutti i visitatori che dal Giorno della Memoria e per un mese intero vorranno venire ad ammirare i lavori di questo sorprendente artista”.

Sauro Cavallini ai suoi lavori ha affidato anche un altro messaggio rivolto all’umanità: un messaggio di pace, di fratellanza e di amore universale. Non a caso suoi sono i grandi monumenti che sono stati destinati a importanti location, come l’“Inno alla vita” davanti al Palazzo dei Diritti Umani di Strasburgo o il “Monumento alla pace” al Palazzo degli Affari di Firenze, o la Fraternità, che accoglie a Montecarlo i visitatori del Giardino delle Rose dedicato alla principessa Grace Kelly, e molte altre sculture in piazze pubbliche internazionali.

Le sculture esposte in Palazzo Strozzi Sacrati, alcune delle quali misurano anche due metri d’altezza, furono realizzate durante i primi anni ‘60 con la tecnica della “goccia su goccia”, ovvero sciogliendo scarti metallici mediante fiaccola ossidrica fino a creare l’opera, e sono dedicate unicamente alla figura umana, dove l’angoscia, la sofferenza, il grido di aiuto, sono leggibili in modo inequivocabile.

Sauro Cavallini si servì di quelle creazioni per metabolizzare e trasferire nella materia tridimensionale un dolore che non avrebbe mai avuto modo di esprimere diversamente. Solo così poté dare forma ai ricordi dei corpi scheletrici dei prigionieri, delle torture, delle brutali fucilazioni che per anni avevano tormentato il suo animo.

Nell’allestimento le sculture sono affiancate da pannelli che, attraverso fotografie e documenti storici, illustrano i crimini nazifascisti commessi contro chi cercava di resistere e contro la popolazione civile, durante uno dei periodi più dolorosi della storia d’Italia.

La mostra è stata realizzata con la collaborazione della Fondazione Fossoli, del Museo della Deportazione di Prato, con il prezioso contributo di Regione Toscana e di Unicoop Firenze e si inserisce nella serie di eventi organizzati in occasione del Giorno della Memoria 2023.

In effetti non è la prima volta che compaiono in pubblico queste particolarissime sculture di Sauro Cavallini. Alcune di esse, nel luglio del 2021, furono temporaneamente in mostra nell’ex-campo di concentramento di Fossoli, nel comune di Carpi (Mo), sul palco preparato per ospitare gli interventi dell’allora presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, e della presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, in occasione del 77° anniversario dell’eccidio nazista di Cibeno.

Le opere esposte in mostra fanno parte della collezione permanente custodita nella Casa Museo Sauro Cavallini di Fiesole, dove ha sede l’omonimo Centro Studi inaugurato nel 2017 e presieduto dai figli dell’artista, Aine e Teo Cavallini.

La mostra rimarrà aperta fino al 28 Febbraio 2023.

Fonte: Regione Toscana - ufficio stampa



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