Si salvò dalla camera a gas per due chili, la sua storia a Castelfiorentino

E’ scomparso solo tre anni fa, alla veneranda età di 105 anni. E per un soffio, anzi due chili, si salvò dalla Camera a gas di Bergen Belsen. E’ la storia,  commovente e drammatica, di Vittorio Palmas, un soldato che come tanti suoi connazionali italiani fu deportato in un campo di concentramento nazista dopo l’armistizio, raccontata da Paolo Floris nello spettacolo “L’uomo magro”, in scena nell’Auditorium dell’Istituto “F. Enriques”  martedì 31 gennaio (ore 9.00 e 11.00) nell’ambito delle iniziative promosse da ANPI e ANED per la “Giornata della Memoria”.

Lo spettacolo, che segue di alcuni giorni “Destinatario Sconosciuto” (in programma sabato a cura del GAT), si sofferma sull’esperienza drammatica di Vittorio, sardo, soldato e poi IMI (la sigla degli “Internati Militari Italiani” nei campi) di corporatura ormai ridotta al lumicino per le forti privazioni subite: ad un certo punto, nel gennaio 1945, era arrivato a pesare 37 chili, ma se la bilancia ne avesse segnati 35 sarebbe finito nella camera a gas, in maniera analoga a quanto era avvenuto per milioni di ebrei.

Liberamente tratta dai libri di Giacomo Mameli “La ghianda è una ciliegia” e “Il forno e la sirena”, la vicenda di Vittorio Palmas è stata portata sulla scena dall'attore-regista Paolo Floris con le tecniche del “Teatro di narrazione”, e lo spettacolo “L’uomo magro” è stato inserito tra i contenuti proposti alle scuole italiane dal Memoriale della Shoah di Milano, registrando oltre cento repliche (tra Italia ed estero).

Grazie alla collaborazione fra l’ISIS F.Enriques e le sezioni locali di ANPI e ANED, lo spettacolo è stato inserito quest’anno nel “Progetto Memoria” promosso da ANPI e ANED (con il patrocinio dei Comuni di Castelfiorentino, Certaldo, Gambassi Terme, Montaione e dell’Unione dei Comuni dell’Empolese Valdelsa) ed è rivolto agli studenti delle classi terze della secondaria di 1° grado degli Istituti Comprensivi di Castelfiorentino, Certaldo, Montaione e Gambassi.

Esso viene così ad assumere – come si legge in una nota dell’Enriques – “una dimensione più ampia e articolata, nello sviluppo di un legame di senso fra le scuole del primo e del secondo ciclo, per la costruzione di un curricolo verticale territoriale di educazione civica e di storia. Filo conduttore, la parola ed il gesto, ovvero la quintessenza del teatro, per coinvolgere gli studenti ed i docenti, per suscitare emozioni e riflessioni”. Perché, in fondo, “la grande storia è fatta di tante piccole storie, storie di piccoli paesi e di piccoli uomini, resi grandi dalla sofferenza e dalla drammaticità degli eventi bellici”.

Fonte: Comune di Castelfiorentino



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