Processo Keu, Pisa in Comune si costituisce parte civile

Assemblea permanente No Keu (foto gonews.it)

Abbiamo deciso di costituirci parte civile nel processo Keu, attraverso la nostra associazione “Pisa in comune”, incaricando l’avvocata Letizia Bertolucci che ringraziamo per aver deciso di seguire questo caso insieme a noi. La domanda per l’ammissione alla costituzione di parte civile verrà formalizzata tramite l’avvocata Bertolucci all'udienza preliminare che si terrà domani venerdì 12 aprile 2024.

Prosegue in questo modo il nostro impegno e la nostra lotta rispetto ad uno degli scandali più gravi avvenuti recentemente in Toscana.

Per anni il territorio della nostra regione è stato avvelenato attraverso un intreccio tra politica e affari senza precedenti, un sistema volto ad evitare i controlli ambientali e garantire così lo smaltimento illecito dei rifiuti conciari, grazie alla collaborazione di imprese che secondo gli inquirenti sarebbero legate dalla ‘ndrangheta calabrese.

Questo intreccio vede coinvolti nel processo i vertici dell’Associazione Conciatori di Santa Croce sull’Arno e figure chiave del potere amministrativo locale e regionale del Partito Democratico: dall’ex-segretario di gabinetto di Enrico Rossi prima e di Eugenio Giani poi, Ledo Gori, al consigliere regionale del Pd, Andrea Pieroni, e alla sindaca di Santa Croce e presidente del Polo Tecnologico Conciario, Giulia Deidda.

L’impianto accusatorio è articolato e molto pesante: viene, infatti, contestata l’associazione a delinquere oltre ai reati ambientali, la corruzione elettorale e il falso, sconfessando ancora una volta chi ha provato in questi anni a descrivere un distretto industriale non lambito da fenomeni criminali.

Anzi: dal quadro delle indagini emergerebbe un vero e proprio sistema di penetrazione della ‘ndrangheta da una parte, e dall’altro lato una politica completamente asservita agli interessi dei conciatori, come dimostra il tristemente famoso emendamento alla legge regionale 20/2006, redatto da consulente del consorzio Aquarno e presentato dai consiglieri del PD Andrea Pieroni (rinviato a giudizio), Antonio Mazzeo, Alessandra Nardini e Enrico Sostegni. Emendamento che mirava a sottrarre Acquarno dall’obbligo di sottoporsi alla procedura di autorizzazione integrata ambientale.

Che il distretto del cuoio fosse permeabile all’ingresso della criminalità organizzata – e del suo denaro illecito da riciclare – era emerso chiaramente già dal maggio 2018 con l’inchiesta “Vello d’Oro” della stessa DDA di Firenze. Che gli imprenditori e le società di depurazione spesso si liberassero abusivamente degli scarichi inquinanti non trattati, senza alcuna considerazione per le conseguenze ambientali e sulla salute dei cittadini, era evidente dai molti episodi occorsi in passato.

Ma dalla inchiesta emerge un quadro molto più grave che vede poteri economici e politici della nostra Regione in connessione con attività criminali ai danni dei cittadini e dell’ambiente.

Sono infatti migliaia e migliaia le tonnellate di rifiuti contaminati utilizzati illegalmente che hanno avvelenato la nostra terra per un lungo periodo; a fronte di profitti illeciti derivanti da questo connubio tra politica, mala-imprenditoria e criminalità organizzata, restano ancora molte aree contaminate in tutta la nostra provincia, con quello che questo quello che comporta per la popolazione.

In tutto questo i Comuni sono stati lasciati soli a risolvere un problema generato da questo connubio ed in definitiva da una governance regionale che continua a non porsi il minimo problema sulla sostenibilità delle filiere industriali del territorio. Questo anche perché si tratta del solito, odioso, sistema: profitti privati e socializzazione dei costi. E che a pagare le bonifiche siano i cittadini e le cittadine, attraverso soldi pubblici, non è giustificabile in alcun modo.

Per questo, oltre la battaglia in sede politica, muovendoci sempre in rete con tante associazioni e movimenti, abbiamo ritenuto opportuno presentare domanda per l’ammissione alla costituzione di parte civile in questo processo.

Da anni ripetiamo che il contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra Regione è una priorità assoluta, a partire proprio da alcuni settori più a rischio come quello della gestione dei rifiuti, ma anche degli appalti nel settore dell’edilizia. Questa inchiesta ne è una ulteriore e gravissima conferma, che imporrebbe scelte di segno opposto rispetto a quelle che si stanno prendendo. Ad ogni livello si sta procedendo ad allentare vincoli e controlli, aumentando le deroghe e la deregolamentazione a favore degli interessi delle aziende e dei profitti privati, e facilitando così l’economia illegale e la penetrazione delle mafie.

Fonte: Una città in Comune



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