
In attesa che il consiglio regionali si pronunci sul tema del 'Fine vita', riportiamo l'intervento in aula di Iacopo Melio, noto attivista per i diritti dei disabili, 32 anni, originario di Lazzeretto (Cerreto Guidi), e consigliere regionale del PD:
"Inizialmente non volevo intervenire per non rubare tempo alla discussione, complice anche la paura che la mia storia personale e professionale, compreso il mio attivismo da alleato dell’Associazione Coscioni che ringrazio per il lavoro svolto insieme a tutti i Comitati e alla Commissione Sanità, venisse percepita come posizione meramente ideologica anziché civile, e dunque strumentalizzata. Alcuni commenti di colleghe e colleghi che mi hanno preceduto mi hanno però fatto cambiare idea, soprattutto mi hanno fatto per un attimo sentire in un luogo distante da quello di un Consiglio regionale dove la legge e la partecipazione democratica dovrebbero sempre venire rispettate e tutelata. Abbiamo infatti, come già accennato, una sentenza positiva in materia sul fine vita, dall’altro lato abbiamo oltre 10.000 cittadine e cittadini che hanno proposto una legge su iniziativa popolare: quindi la legge, e quindi la partecipazione democratica, che noi in quanto rappresentanti delle istituzioni, per scelta personale e non certo per obbligo, abbiamo il dovere morale di tutelare e difendere".
"Garantire un diritto a una persona non significa in alcun modo obbligare altre persone, che non vogliono avere nulla a che fare con quel diritto, a esercitarlo, tantomeno elimina altri diritti, anzi: a maggior ragione quando si parla di autodeterminazione personale e di poter dare liberamente un certo valore alla propria vita, nessuna e nessuno può permettersi, soprattutto in uno Stato laico, a prescindere dalle proprie rispettabilissime posizioni, di imporre a qualcuna o qualcuno il proprio credo, per di più - e questo mi è un po’ dispiaciuto - colpevolizzando attraverso una pseudo morale religiosa (e qui inviterei chi si ritiene credente praticante a ricordare le parole di Sant’Agostino che diceva “Ama e fai ciò che vuoi”, come bandiera di libertà nella pienezza dell’amore, e guardate solo chi ama davvero la vita può scegliere di interromperla quando la sofferenza più estrema non la rende più tale). Ecco io sono voluto oggi intervenire soprattutto per ricordare che ieri purtroppo se n’è andata Gloria, aveva 70 anni, abitava a Firenze e stava aspettando il via libera dell’ASL per porre fine alle proprie enormi sofferenze: sarebbe voluta andarsene in maniera dignitosa, lucidamente, e non addormentata, spenta dalle cure palliative. Quella di Gloria può essere una scelta personalmente condivisibile oppure no, ma non ci deve in questa sede interessare, era comunque una sua scelta e per questo avrebbe meritato la giusta accoglienza in tempi rapidi, per scrivere liberamente la parola fine così come liberamente ha sempre vissuto. Io, noi, oggi per Gloria e per tutte e tutti coloro che in mano a dolori atroci non trovano più, purtroppo, un senso alla loro esistenza, invito la Toscana a dare un segnale di civiltà, che poi non vuol dire inventarsi nulla di nuovo ma dare omogeneità e struttura a un diritto, permettetemi di dire, laicamente, sacrosanto", ha concluso in aula.
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