Nuova aggressione in ospedale a Careggi: ferite otto persone

Otto persone ferite a Careggi dopo che una persona ha dato in escandescenze. Martedì 11 febbraio di sera un uomo di origini cinesi ha seminato il panico tra sanitari e pazienti. Arrivato in ospedale alterato - si sospetta un abuso di droga - ha reagito in modo violento contro chi provava a fermarlo. Ha spaccato una porta a vetri e respinto ben sei guardie giurate. Alla fine è stato necessario sedarlo.

“E’ un attacco intollerabile ma purtroppo non nuovo non solo ad infermieri, guardie giurate e pazienti, ma al servizio sanitario pubblico e quindi a tutti, perché purtroppo chiunque può diventare vittima di aggressioni del genere in un ospedale”. Così Pietro Dattolo, presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Firenze, esprime la più ferma condanna per le aggressioni avvenute al Pronto Soccorso dell'Ospedale di Careggi, che hanno causato il ferimento di dieci persone.

“Esprimo a nome dell’Ordine fiorentino tutta la solidarietà e la vicinanza alle persone aggredite – dice Dattolo –. È evidente ormai da tempo che il problema della violenza non può risolversi senza interventi strutturali che garantiscano condizioni di lavoro sicure ai medici. Chiediamo l'implementazione di misure concrete per garantire la sicurezza del personale sanitario e la stipula di protocolli d'intesa tra le Asl e le forze dell'ordine per interventi immediati in caso di aggressioni. Chiediamo anche che sia garantita la certezza della pena per gli autori di queste violenze”.

“Oltre a questo – conclude il presidente dell’Ordine dei Medici di Firenze – serve un’azione culturale e sociale per far passare il messaggio che il medico e l’infermiere sono i primi alleati dei pazienti e non una loro controparte o peggio i nemici. E’ necessario un impegno quotidiano in questo senso ed è necessario che istituzioni, mondo della scuola e mondo del lavoro, medici, infermieri e tutti i lavoratori della sanità si mettano intorno ad un tavolo per creare iniziative ed eventi per ricostruire una fiducia minima tra paziente e medico”.

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