Svelata una misteriosa opera d'arte a Vinci, gli indizi fanno pensare a Leonardo

"Per la storia della città di Vinci il legame tra Leonardo e il suo territorio ha sempre avuto un ruolo importante, questa nuova opera potrebbe essere attribuibile a Leonardo"


A Vinci sta per prendere avvio il restauro di un interessante quanto misterioso disegno, tracciato a carboncino sulla cappa di un camino tre-quattrocentesco, di dimensioni 70x80cm, presentato oggi per la prima volta al pubblico. L'opera si trova in un edificio di proprietà comunale in prossimità del Castello dei Conti Guidi, sede del Museo Leonardiano. Il disegno, scarsamente leggibile,  ad oggi oggetto di studio, raffigura una pistrice, un drago marino munito di un corno sulla testa e di ali, che sorregge uno stemma, lo stesso scolpito sull’architrave in pietra.

Il disegno di cui si era a conoscenza da anni era stato rovinato da alcuni interventi sul camino. grazie all'intuito della direttrice del museo col supporto dell'amministrazione e dopo un primo parere con esperti del settore si è quindi proceduto a un approfondimento con l'uso di un laser scanner.

È stato possibile osservare nella sua interezza l'opera solo grazie ad un laser scanner e alla successiva rielaborazione. La tipologia iconografica è quella di un animale mitologico al pari dell’unicorno, contraddistinto proprio dal corno di narvalo. Il disegno rimanda a una cultura figurativa della seconda metà del Quattrocento fiorentino.

IL RAPPORTO TRA VINCI E LEONARDO

Per la storia della città di Vinci il legame tra Leonardo e il suo territorio ha sempre avuto un ruolo importante - afferma il Sindaco di Vinci Daniele Vanni, che continua - Le nuove ricerche e i nuovi approfondimenti dimostrano che la nostra città non è stata solo il luogo di nascita e dove è cresciuto il Genio Universale. Ormai è cosa certa che il rapporto tra Leonardo e Vinci si è protratto anche in età adulta. Questa certezza ha determinato nuovi studi che ci hanno permesso d’individuare il disegno a carboncino come opera promettente e che potrebbe essere attribuibile a Leonardo. È volontà della nostra Amministrazione iniziare il restauro e proseguire con gli approfondimenti diagnostici dell’opera”.

Il rapporto di Leonardo con Vinci risulta più complesso di quanto si possa pensare, l'artista trascorre nel borgo natale l’infanzia e i primi anni della sua giovinezza, per poi mantenere comunque una consuetudine di presenze e di rapporti che si estende per lo meno fino agli anni della maturità. Vinci è il luogo di numerose suggestioni che trovarono occasione di essere sviluppate ed approfondite nella sua opera di artista e scienziato. Sappiamo con certezza, per esempio, che nel 1478 Leonardo era a Vinci, proprio nel Castello dei Conti Guidi, allora sede del Podestà. Era lì per presenziare alla firma del contratto per la presa a livello ( il nostro odierno affitto) del mulino del Comune da parte del padre e dello zio Francesco.

 

CHI HA REALIZZATO L'OPERA?

Un' elemento di cui tenere conto è che la proprietà della casa in cui si trova il camino, ricordata anche dalla scritta sulla cappa. Si tratta della famiglia Bracci. Una lunga consuetudine di rapporti di amicizia e di affari lega la famiglia Bracci alla famiglia da Vinci. I Bracci, con ogni probabilità, vi abitarono prima di acquistare nel 1491 una cosiddetta 'casa da signore', da identificare con quella conosciuta oggi come Fattoria dei Bracci in piazza Leonardo da Vinci.

"Oggi inizia un nuovo percorso per la storia di Vinci". afferma la Direttrice della Biblioteca e del Museo Leonardiano Roberta Barsanti, che continua " Attratta da tempo da questo disegno, ho iniziato a studiarlo nonostante la scarsa leggibilità dell’opera. I rimandi all’ambiente artistico fiorentino della seconda metà del Quattrocento, l’originalità del soggetto e i confronti iconografici con una serie di disegni di Leonardo, uniti al contesto in cui il disegno si trova, mi hanno indotto a pensare a Leonardo pur con tutte le riserve del caso. Avanzare il nome di Leonardo richiede infatti estrema cautela e ricerche approfondite, oltre a una condivisione con studiosi ed esperti; ho così coinvolto i Professori Andrea De Marchi (Università degli Studi di Firenze), Pietro C. Marani (Politecnico di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore), Giovanni Pancani (Università degli Studi di Firenze), Marco Gaiani (Alma Mater Studiorum Università di Bologna), per le loro specifiche competenze e Donatella Pegazzano (Università degli Studi di Firenze) per i documenti sulla famiglia Bracci. Troppe, nel corso del tempo e anche in anni recenti, sono state le attribuzioni frettolose e fallaci di opere a Leonardo, generate dal desiderio della scoperta dell’inedito a tutti i costi. È pertanto necessario procedere con estrema prudenza, trattandosi inoltre di un’opera di proprietà del Comune di Vinci, che da sempre si è contraddistinto per la qualità e la serietà degli studi su Leonardo”.

Alessandro Vezzosi, leonardista, già direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci e ora della Leonardo Da Vinci Heritage, è autore – con Agnese Sabato – di una lunga e approfondita ricerca sul grande disegno murale iniziata con Francesco Cianchi, figlio di Renzo, nel 2008. È arrivato a delle conclusioni parallele a quelle portate avanti dal Comune e dagli esperti.

"Ci hanno sempre domandato, ma a Vinci non c'è nessuna opera originale di Leonardo?"- dichiara il Professore Vezzosi, che continua -"oggi a mio avviso in questa circostanza, c'è una risposta chiara e positiva. Siamo giunti all’ipotesi di attribuzione a Leonardo del grande disegno del Drago-unicorno sul camino di casa Bracci "tra le due porte" del castello di Vinci, in base a diverse argomentazioni: il giudizio storico-critico e i documenti relativi al contesto, alla vicinanza e familiarità tra i Bracci e i Da Vinci, alla cronologia e alla presenza di Leonardo nel suo paese natale negli anni ’70 del Quattrocento; e, in particolare, in base ai confronti stilistici e iconografici di questo inedito animale fantastico con opere riconosciute di Leonardo. Resta comunque viva l’attesa dei risultati degli esami scientifici e della pulitura con restauro conservativo, ora promossi dall’Amministrazione Comunale”.

 

L'OPERA DI RESTUARO E CONSERVAZIONE

L'opera è dunque un disegno molto promettente che merita di essere oggetto di indagini diagnostiche e di un accurato restauro volto a restituirne la leggibilità e a garantirne la conservazione nel tempo, conducendo a una più concreta ipotesi attributiva. Il restauro avverrà sotto l’Alta sorveglianza della Soprintendenza.
"Il lavoro che ci apprestiamo a compiere seguirà due binari" afferma Alberto Felici, Funzionario restauratore Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato. "Dovremmo svolgere un primo intervento di tipo conservativo, in tempi remoti il disegno è stato occultato da numerose scialbature che sono state un po’ maldestramente rimosse in passato, per cui oggi la leggibilità del disegno è compromessa dalla presenza di molti residui di queste scialbature. Inoltre antichi percolamenti di acqua piovana proveniente dal tetto, hanno favorito la movimentazione di sali solubili, la migrazione di particelle di fuliggine dall’interno della cappa e l’ingiallimento di vecchi fissativi, compromettendone la stabilità. Al tempo stesso si svolgerà un’approfondita campagna diagnostica per conoscere più dettagliatamente la tecnica con cui è stato eseguito. È in corso di programmazione un protocollo di indagini diagnostiche con diversi istituti di ricerca, fra cui le Università di Bologna e di Firenze e il CNR, per individuare il percorso migliore per ottenere il maggior numero di informazioni”.

LA BELLEZZA ARTISTICA DELLA SCOPERTA

"L’originalità di questo schizzo a carboncino è fuori discussione, al di là della qualità nervosa del segno, che si intuisce nonostante il degrado e che sarà meglio leggibile dopo il restauro". Dichiara il Professore Andrea De Marchi, docente all'Università di Firenze, del Dipartimento di Storia Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo. "È la rivisitazione di un tema caro all’arte medievale, quello della pistrice, drago marino anguiforme, qui provvisto pure del dente di narvalo attribuito agli unicorni, piegato all’insolita funzione di reggistemma. Memore del Marzocco di Donatello, l’autore di questo disegno l’ha studiato sul bordo della cappa di un camino tardo-trecentesco, riproducendo lo stemma già scolpito sulla fronte. Non può trattarsi di un ghiribizzo casuale, ha la sua progettualità, i riferimenti scultorei fanno sospettare che fosse la prova per fregiare tale camino con elementi tridimensionali, forse fittili, ciò che tornerebbe con gli esperimenti giovanili di Leonardo nella coroplastica, attestati da Vasari ed esemplificati dalla Madonna del Victoria and Albert Museum. L’interesse per le creature ibride e mostruose, coltivato fin dai primi anni nella bottega di Verrocchio, è qui declinato con soluzioni stilistiche che si indovinano consonanti fin nel dettaglio con quanto si può reperire in alcuni disegni di Leonardo, nella forte torsione impressa al corpo del drago marino e nella terminazione in rabesco filiforme. La foggia del corno ha gli stessi caratteri di quello disegnato da Leonardo nel foglio con Fanciulla e l’unicorno, a Oxford (Ashmolean Museum). Tutto ciò è molto incoraggiante, ma ci sono ancora molti aspetti da indagare e da approfondire, di conserva alle indagini scientifiche e al restauro felicemente avviato.”

Con una nota il Professore Pietro C. Marani, docente presso il Politecnico di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, impossibilitato a presenziare alla conferenza stampa, ha dichiarato:
"Ogni nuova scoperta che si leghi al nome e all'opera di Leonardo è meritevole della più grande attenzione. Nel caso di questo disegno, noto a un gruppo ristretto di studiosi, bene hanno fatto il Comune di Vinci e la Direttrice della Biblioteca e del Museo Leonardiano, di concerto con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, a promuovere una campagna di analisi scientifiche preliminari al suo restauro nella convinzione che si tratti di un'opera dallo spiccato carattere leonardesco, come provano riscontri tipologici e formali con numerosi disegni autografi del maestro assegnabili agli anni settanta del Quattrocento e con la speranza che si possa meglio giudicare anche stilisticamente la qualità del disegno.Se così fosse, si tratterebbe di un'ulteriore evidenza delle rimeditazioni di Leonardo sul mondo fantastico e sulle implicazioni simboliche dell'araldica di gusto ancor "cortese" in cui si erano cimentati anche maestri del calibro di Donatello, Paolo Uccello, Antonio e Piero del Pollaiolo e Verrocchio, ciò che aprirebbe anche nuove prospettive di lettura sugli inizi del giovane Leonardo”.

Antonio Lanzo

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