
A un anno dall'incidente mortale nel cantiere Esselunga di via Mariti, a Firenze, Marco Caldiroli, presidente di Medicina Democratica, torna a parlare di quella tragedia che costò la vita a cinque operai. In attesa della conclusione dell'inchiesta, il movimento ha annunciato l'intenzione di costituirsi parte civile, a sostegno delle vittime e della loro richiesta di giustizia.
“A un anno esatto dalla strage di Via Mariti a Firenze, nel cantiere della Esselunga, riteniamo che la individuazione di alcuni indagati da parte della Procura della Repubblica di Firenze, ovvero chi ha progettato e realizzato la trave che ha schiacciato i lavoratori, sia solo un primo passo per la definizione di tutte le responsabilità: chiediamo che venga fatta al più presto piena luce e resa giustizia per le 5 vittime e i loro familiari, con il celere avvio del processo vero e proprio”, ha affermato Marco Caldiroli, Presidente di Medicina Democratica.
“Ribadiamo tutta la nostra vicinanza e sostegno ai familiari delle vittime - hanno confermato Gino Carpentiero, responsabile della sezione di Firenze di Medicina Democratica e Lalla Quinti della sezione Familiari delle Vittime da lavoro -. L'intenzione è quella di costituirci parte civile. Per questo vogliamo ricordare i loro nomi, perchè di persone strappate alla vita si tratta e non di numeri: Mohamed Toukabri (54 anni), Mohamed El Farhane (24), Taoufik Haidar (45), Bouzekri Rahimi (56) e Luigi Coclite (60)”.
“Sicuramente le caratteristiche della trave sono state un fattore determinante la strage - ha inoltre sottolineato Marco Caldiroli - ma anche le modalità operative, in corso durante il suo posizionamento, e le altre attività contestuali hanno contribuito all’evento”.
“Ora - ha aggiunto - per completare il quadro, occorre approfondire la posizione dei responsabili delle attività del cantiere, dai datori di lavoro dei lavoratori, alle imprese affidatarie, al Coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione, nonché alla committenza dell’opera”.
Dalle testimonianze rese pubbliche, la pressione dalla committenza per accelerare i lavori e consegnare l’edificio in tempi brevissimi, mostrerebbe un concorso in quelli che non possono che essere definiti quali omicidi da lavoro, fattispecie che va introdotta nel codice penale affinché ci siano norme precise di riferimento e certezza di diritto.
“Medicina Democratica, in quanto parte civile, è impegnata a livello nazionale in decine di processi e sosteniamo inoltre – ha sottolineato Caldiroli – quanti, Comitati e Associazioni, si battono perché l’area, in cui era previsto l’ennesimo, inutile Centro Commerciale, divenga un Parco Pubblico intitolato ai 5 lavoratori, vittime del primato del profitto sulla dignità del lavoro”.
Fonte: Medicina Democratica - Ufficio Stampa
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