
Critiche sulla gestione di Alia: dubbi sui finanziamenti, timori per l'aumento delle tariffe e richiesta di maggiore trasparenza
"Alia ha ha una gestione industriale molto costosa ed un forte indebitamento. Ora diteci chi la finanzierà, senza capitali tariffe più alte". Queste le parole del consigliere comunale di Firenze Paolo Bambagioni emerse dal Consiglio Comunale sulla Multiutility di Alia. Il 'Coordinamento delle Associazioni NO Multiutility' sostiene che Bambagioni abbia omesso alcune verità fondamentali riguardo ad Alia, come emerge dalle sue affermazioni.
La prima riguarda la gestione industriale dell’azienda, definita molto costosa e caratterizzata da un forte indebitamento. Secondo il Coordinamento, Bambagioni ha ragione nel rilevare i costi elevati della gestione, ma, essendo un sostenitore della quotazione in borsa, non può rivelarne le cause. Tali costi sarebbero infatti legati alla necessità di ampliare il perimetro societario acquisendo altre aziende, così da raggiungere una dimensione sufficiente per l’accesso al mercato borsistico. Questo processo, però, genererebbe costi sempre maggiori per gli utenti, senza alcun miglioramento nei servizi offerti.
La seconda affermazione di Bambagioni, relativa alla necessità di trovare finanziamenti per evitare l’aumento delle tariffe, sarebbe dunque una conseguenza diretta di quanto nascosto nella prima. Il Coordinamento sottolinea che, poiché per legge tutti i costi sostenuti devono essere coperti da cittadini e aziende attraverso le bollette, saranno sempre loro a finanziare la società, sia per le acquisizioni funzionali alla quotazione sia per gli investimenti in nuovi impianti. In questo modo, sarebbe evidente che la quotazione in borsa, sin dalle sue fasi preliminari, comporta un aumento dei costi dovuto a operazioni finanziarie, senza benefici concreti per i cittadini. Inoltre, qualsiasi somma ottenuta dalla quotazione verrebbe comunque ripagata dagli utenti attraverso le bollette, insieme agli interessi che, per sempre, sarebbero destinati agli azionisti.
Il Coordinamento ritiene quindi che i problemi attuali di Alia siano il risultato diretto delle scelte fatte per avviare la società verso la quotazione. Secondo questa analisi, il nodo cruciale non sarebbe la ricerca dei capitali, ma il modo in cui questi vengono gestiti e impiegati. Optare per la quotazione significherebbe incassare una sola volta e pagare per sempre, con ripercussioni negative su tariffe e qualità del servizio. Per questo motivo, l’unica soluzione sarebbe eliminare definitivamente la quotazione da ogni discussione sulla società, così da destinare tutte le risorse esclusivamente alla realizzazione di impianti e al miglioramento dei servizi. Il Coordinamento sostiene che i capitali siano già disponibili e che la priorità dovrebbe essere quella di eliminare la logica speculativa dalla gestione dei servizi pubblici essenziali.
Riguardo alla proposta della consigliera Cecilia Del Re di trasformare Alia in una società benefit, il coordinamento esprime perplessità analoghe a quelle rivolte a Bambagioni. La differenza starebbe solo nel sostituire il termine 'borsa' con 'benefit'. Del Re non spiegherebbe, infatti, che, in quanto società benefit, le risorse destinate a dipendenti e territori serviti deriverebbero comunque dalle bollette dei cittadini, sottraendo capitali alla società e riducendo i servizi erogati. Secondo il coordinamento, si tratterebbe di un’ennesima proposta che penalizza la gestione pubblica senza apportare vantaggi concreti.
L’unica alternativa considerata realmente valida dal coordinamento sarebbe il modello della società in house, che consentirebbe di attivare numerose forme di finanziamento senza ricorrere alla quotazione in borsa o all’azionariato popolare. In questo modo, i capitali rimarrebbero all’interno della società sotto il controllo diretto dei sindaci, garantendo una gestione più efficiente ed economica, realmente orientata alle esigenze dei territori serviti.
Nel dibattito sulla Multiutility emerso dal Consiglio Comunale di Firenze, il Coordinamento evidenzia le contraddizioni nelle dichiarazioni della maggioranza, la durezza delle critiche provenienti dalla destra e l’inadeguatezza delle soluzioni proposte. A suo avviso, gli interventi della maggioranza sarebbero stati di carattere ideologico e privi di un’analisi concreta della società e della sua evoluzione dall’inizio del 2023.
Si continuerebbe a parlare di espansione e rafforzamento della compagine societaria, quando in realtà l’unico ingresso significativo sarebbe quello della piccola società AER. Inoltre, nonostante il consolidamento di Estra, i rapporti con Coingas e Intesa, ancora non fuse nella Multiutility, sarebbero tesi. Nel frattempo, sarebbe emersa la notizia della cessione a Italgas di circa il 20% delle quote di Toscana Energia, che erano state conferite dal Comune di Firenze. Il coordinamento considera questa operazione una vera e propria svendita di beni appartenenti ai cittadini e non ai sindaci.
Si continuerebbe inoltre a parlare, ormai dal 2023, di un piano industriale e di investimenti miracolosi, senza che il piano stesso sia mai stato reso pubblico neppure ai sindaci coinvolti, in contrasto con ogni principio di trasparenza. Si insisterebbe sull’idea che le economie di scala portino a maggiori capacità di investimento e a tariffe più basse, citando come esempio le grandi multiutility come Hera o A2A. Tuttavia, il Coordinamento sostiene che nessuno, a parte i cittadini, abbia mai analizzato i dati reali: Publiacqua avrebbe una capacità di investimento pro capite superiore del 103% rispetto ad Acea e del 10% rispetto ad A2A, mentre Acque Spa investirebbe il 135% in più rispetto a Hera. Inoltre, sebbene A2A abbia distribuito utili milionari, nel tempo avrebbe subito un progressivo assottigliamento del patrimonio netto.
Infine, riguardo alla possibilità di una riduzione o contenimento delle tariffe, il coordinamento sottolinea che, per legge, tutti gli investimenti devono essere coperti dagli utenti. Anche quelli finanziati con i fondi del PNRR, sebbene inizialmente sostenuti dalla fiscalità generale, finirebbero per essere ripagati dagli utenti attraverso le bollette, una volta terminato il periodo di ammortamento.
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