
Abbiamo ripercorso la vita - straordinaria - di questo prete, che si definisce "sognatore con i piedi nel fango"
Un prete di strada, un prete senza colletto, un sognatore con i piedi nel fango, un uomo, un parroco, un comunista, un no global, una persona che vuole migliorare il mondo e vuole aiutare i più deboli, gli emarginati, chi ha avuto meno fortuna, un costruttore di ponti.
Questi sono tentativi di definire Don Armando Zappolini, 67 anni, nato a Palaia in provincia di Pisa e prete dal 1981.
In questa lunga intervista, un'esclusiva di gonews.it, ho cercato di ripercorrere e raccontare tutti gli aspetti importanti della vita di quest'uomo, di questo prete. Una vita straordinaria, con mille cose fatte e altrettante da fare.
L'intervista è video ed è divisa in tre parti:
Parte 1: La vocazione, la lotta al gioco d'azzardo, la comunità per tossicodipendenti
Parte 2: L'incontro con Madre Teresa di Calcutta
Parte 3: Gli scontri alla scuola Diaz, il G8 di Genova
La parte 1 esce oggi, venerdì 7 marzo 2025, alle 19 su gonews.it, sulla pagina Fb di gonews.it e sul canale YouTube di René Pierotti, cioè chi scrive.
La parte 2 esce domani, sabato 8 marzo, alle 19, negli stessi canali di cui sopra.
La parte 3 esce domenica, sempre alle 19 e uguale a sopra.
Ecco alcuni passaggi interessanti di questa prima parte:
Le cose che sentirete in questa intervista sono tratte o prendono spunto dal libro autobiografico "Un prete secondo Francesco", il titolo mi hai detto che non l'hai scelto tu. Quale sarebbe stato il titolo che tu avresti voluto?
"A me piaceva 'Sognatori con i piedi nel fango' forse la definizione più bella che ho dato a me e ai miei compagni amici del CNCA, con i quali ho camminato per tanti anni"
Partiamo dall'inizio e ripercorriamo tutta la tua vita, quindi: che bambino era Armando? E in che famiglia è cresciuto?
"Beh era un bambino vivace fin da piccolo, però in un contesto molto bello perché io abitavo, fino alla seconda media a Palaia, poi mi trasferii a Partino, che è una frazione di Palaia, in un ambiente molto sereno, una famiglia cattolica praticante, molto semplice ma di grande dignità, con i miei genitori e miei nonni e il mio gemello Angelo. Fin da piccolo ho sempre avuto questo desiderio di di farmi prete. Ecco sono risalito un po' da alcune sensazioni alle quali attribuisco un po' la scintilla iniziale di questo cammino... però a scuola andavo bene, ero un bambino di buona salute, mio fratello da piccolo ha avuto qualche problema di salute, io non ho mai avuto nessuna malattia, né morbillo, né varicella, non ho preso niente. Ero proprio un orso fin da piccolino, ero già predisposto alla frontiera, diciamo! Ecco però, un'infanzia molto serena, poi Palaia è davvero un posto molto bello, c'è un grande calore umano e a quei tempi ancora più di oggi.
Insomma ho ricordi molto belli della mia infanzia"
Come sei arrivato al seminario, come è arrivata la vocazione?
"La vocazione è qualcosa che ti matura dentro, ecco io non ho avuto la folgorazione, però ero affascinato dal mistero della liturgia, questa idea di essere un prete di strada ha un po' offuscato questa dimensione contemplativa. A me piaceva molto questo senso del mistero, quando il mio piovano Don Sirio celebrava l'Eucarestia vedevo quel momento di un'intensità particolare. Mi affascinava questo senso di mistero. Questa cosa è sfociata anche in una dimensione di impegno concreto"
Ancora...
"La vocazione: lì è partito tutto con il padre Francescano, una scena buffissima, perché io frequentavo nell'estate i campi vocazionali dei frati di San Miniato a Marina di Pisa, una specie di colonia. La figura di San Francesco mi affascina tutt'ora. In quegli anni, nel 1970, senza cellulari, senza quello che c'è oggi, questo frate che arriva a prendermi a Partino per andare in convento... la mattina andavo volentieri con la mia mamma Sara a fare qualche piccolo lavoro nella vigna, ripulire un po' mi piaceva stare nella campagna, quindi questo frate che arriva improvvisamente là, io che piango attaccato alle sue gambe (del frate, ndr), alla tonaca, la mia mamma che dice 'no il bimbo se non c'è mio marito non lo do a nessuno', quindi un giorno bello..."
Adesso si sentono storie di ragazzini che a 10-12 anni lasciano la famiglia per il calcio, tu l'avresti lasciata per il seminario...
"In sostanza sì avevo questo sogno nel cuore, volevo fare il prete"
René Pierotti
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