
Formazione e ascolto per aiutare le vittime di violenza. Coinvolti medici, operatori sanitari e tutto il sistema sociosanitario per riconoscere e affrontare i segnali di violenza
Sensibilizzare e formare i medici e i professionisti del settore sanitario sui temi della violenza di genere e di ogni altra forma di violenza, migliorando il loro approccio all’ascolto e all’assistenza delle vittime. È questo l’obiettivo del Codice Rosa, un percorso strutturato di accesso al Pronto Soccorso riservato a tutte le vittime di violenza: donne, minori, persone con disabilità, anziani, ma anche coloro che subiscono discriminazioni. Anche l’Ospedale San Giuseppe di Empoli è parte di questa rete: qui il Pronto Soccorso è attrezzato per rispondere in modo adeguato a queste situazioni. Sul territorio, inoltre, sono attivi specifici percorsi formativi rivolti al personale sanitario, con l’obiettivo di riconoscere tempestivamente i segnali di violenza e intervenire con professionalità e sensibilità.
Nato nel 2010 a Grosseto, all’interno dell’Azienda USL 9, e divenuto progetto regionale nel 2011, il Codice Rosa è stato successivamente integrato dalla Regione Toscana nelle reti sanitarie dedicate alle gravi patologie – come quella dell’ictus – per garantire una risposta tempestiva e qualificata a un fenomeno purtroppo ancora molto diffuso. Nel 2016 è stata istituita la Rete Regionale Codice Rosa. Nel 2023, nell’area di competenza della USL Toscana Centro, la rete Codice Rosa ha preso in carico 416 accessi al Pronto Soccorso: tra questi, 331 erano donne e 29 minori.
Per rafforzare questo importante presidio sociale e sanitario, la Regione Toscana ha avviato una formazione specifica rivolta ai medici di medicina generale e agli operatori sanitari. L’obiettivo è fornire loro strumenti per riconoscere i segnali di violenza, attivare i percorsi di intervento più adeguati e fare rete con tutti gli attori coinvolti: dalle forze dell’ordine ai servizi sociali. Come afferma Rosa Barone, coordinatrice territoriale del Codice Rosa, “è una risposta al fenomeno della violenza, e una risposta che tenta di organizzare e strutturare la presa in carico, non lasciandola solo sulle spalle dei singoli operatori del servizio sociosanitario”.
La formazione, sottolinea Barone, aiuta a sviluppare competenze condivise e promuove la collaborazione: “Il tema è che la formazione aiuta tutti ad avere una maggiore competenza, ma soprattutto ci aiuta a collaborare, perché l'altro tema della violenza è che da soli nessuno si basta”. Tutti i punti del sistema sanitario sono coinvolti. Il percorso prevede che ogni operatore, in qualsiasi contesto sanitario o sociosanitario, sia in grado di ascoltare, accogliere e intervenire in presenza di un sospetto di violenza. Lo evidenzia anche Loredana Moraru, referente Codice Rosa dell’area Empolese Valdelsa: “Tutte le professioni che trattano di salute, di persona, di cittadinanza e di comunità hanno, all’interno del Team Codice Rosa, un proprio referente”.
Gli incontri formativi – come quello che si è tenuto sabato 17 maggio 2025, al circolo Avis di Empoli – mirano a rendere i medici di medicina generale più consapevoli e capaci di “vedere, oltre alle patologie, anche i bisogni assistenziali delle persone, facendo le domande giuste e indossando gli occhiali giusti per ascoltare la violenza nelle parole dei pazienti -, spiega Barone -. Ascoltare la violenza e gestirla è complicato – prosegue –. Servono competenze qualificate, perché altrimenti si rischia di aggiungere sofferenza alla sofferenza: la cosiddetta vittimizzazione secondaria. Ecco perché è fondamentale che tutti abbiano una formazione di base, e sappiano che possono contare sul supporto della rete territoriale”.
La chiave per contrastare un fenomeno in tragica crescita è moltiplicare i punti di accesso, come ricorda ancora Barone: “Quando le vittime si rivolgono ai servizi sociali, sanitari o sociosanitari, qualsiasi figura con cui abbiano un rapporto di fiducia può diventare la persona giusta a cui raccontare. Quel professionista saprà poi attivare il resto della rete. Questa è la logica: moltiplicare i punti in cui la vittima di violenza – e le sue difficoltà, che sono tante – possa trovare qualcuno di cui fidarsi”.
Niccolò Banchi
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