
Si contesta di aver aiutato Massimiliano a raggiungere la Svizzera, dove ha avuto accesso legalmente al “suicidio assistito”
Prende il via mercoledì 4 giugno a Firenze, dinanzi al giudice per l’udienza preliminare, il processo nei confronti di Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese per aver aiutato Massimiliano, cittadino toscano affetto da sclerosi multipla in stato avanzato, a raggiungere la Svizzera, dove ha avuto accesso legalmente al "suicidio assistito" attraverso l’autosomministrazione di un farmaco letale.
Cappato, Lalli e Maltese si autodenunciarono poi, in Italia. L’obiettivo della disobbedienza civile è eliminare la discriminazione contro le persone malate irreversibili che, pur soffrendo in modo insopportabile, non dipendono da trattamenti di sostegno vitale intesi in senso restrittivo, meccanico o classico (presidi, farmaci o macchinari sanitari con la funzione di rallentare il progredire della malattia e quindi la morte). La PRIMA sentenza della Corte costituzionale (n. 242/2019) sul caso Dj Fabo/Cappato che ha legalizzato l’aiuto al "suicidio assistito" in Italia, infatti non entra nel dettaglio di cosa dovesse intendersi come "trattamento di sostegno vitale" ai fini dell’accesso all’aiuto alla morte volontaria.
Massimiliano possedeva tutti e tre i requisiti stabiliti dalla Corte: era affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze per lui intollerabili, era pienamente capace di autodeterminarsi e sul quarto requisito, quello dei trattamenti di sostegno vitale, dipendeva da una assoluta e completa assistenza da parte di terzi.
Un'ulteriore sentenza della Corte costituzionale (n. 135/2024), emessa proprio a partire dal caso di Massimiliano e che ha fornito una interpretazione del requisito del trattamento di sostegno vitale per l’accesso alla morte assistita, ovvero che i trattamenti di sostegno vitale devono ritenersi sussistenti se previsti da un medico anche se sono stati rifiutati dalla persona malata.
A seguire la GIP di Firenze aveva comunque ritenuto necessario un processo. Aveva infatti rigettato la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura della Repubblica e dalle difese degli indagati, e disposto che il Pubblico ministero formulasse l’imputazione coatta a carico degli indagati. Il giudice per l’udienza preliminare (GUP) ha poi fissato l’udienza per il 4 giugno alle 10.
Nel frattempo, la scorsa settimana, la Corte costituzionale è tornata nuovamente a pronunciarsi, con la sentenza n. 66/2025, per la seconda volta in meno di un anno sulla legittimità costituzionale del requisito del trattamento di sostegno vitale. La Corte ha confermato quanto espresso nella sentenza n. 135/2024.
La storia di Massimiliano
Massimiliano, toscano 44enne, era affetto da sclerosi multipla, diagnosticata nel 2017 e che nel giro di breve tempo lo aveva quasi completamente paralizzato e gli aveva reso faticoso parlare. Il dolore era diventato insopportabile e l’impossibilità di muoversi e di compiere qualsiasi attività in modo autonomo faceva sentire Massimiliano in gabbia, senza alcuna prospettiva. Massimiliano non dipendeva ancora da trattamenti di sostegno vitale, così, nel 2022, ha contattato Marco Cappato, per ricevere il suo aiuto a raggiungere la Svizzera dove porre fine alle sofferenze ormai diventate insopportabili e senza alcuna possibilità di regressione, vista l’irreversibilità della sua patologia. Marco Cappato organizzò l’accompagnamento attraverso l’Associazione Soccorso Civile, della quale è responsabile legale, e Chiara Lalli e Felicetta Maltese accompagnarono materialmente Massimiliano in Svizzera
Fonte: Ufficio Stampa
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