La Regione mette in mostra l'Urbanina, antesignana delle auto elettriche nata nel Cuoio

(Foto Regione Toscana)

Prese forma a Poggio Adorno e fu prodotta in 500 esemplari. Giani: "Omaggio a due toscani che seppero anticipare il futuro", sindaco Giannoni: "La prima auto elettrica è nata a Santa Croce sull'Arno"


Sessanta anni fa, nel 1965, fu costruita in Toscana quella che può essere considerata l’antesignana delle attuali mini auto elettriche da città. Il prototipo nacque nella villa settecentesca di Poggio Adorno, comune di Castelfranco di Sotto (Pi), ad opera del proprietario della tenuta, il marchese Pier Girolamo Bargagli Bardi Bandini, e del tecnico Narciso Cristiani, che progettarono, omologarono e costruirono in serie un’auto elettrica per la mobilità cittadina, a cui diedero il nome di ‘Urbanina’.

Elettrica e facilmente ricaricabile, compatta per muoversi nelle strade cittadine e per il parcheggio, due posti e carrozzeria modulare estate-inverno, l’Urbanina era l’auto ideale per la mobilità cittadina. Innovative anche le soluzioni rispetto alle tecnologie dell’epoca, sia nella elettronica che nelle batterie, ma la visione di una mobilità elettrica, sostenibile e a inquinamento zero, si rivelò troppo futuristica, in un mondo con una coscienza ambientale ancora da sviluppare: ovvero, l’Urbanina era troppo in anticipo sui tempi per avere successo.

“La storia dell’Urbanina è bellissima - ha commentato il presidente della Regione Eugenio Giani -, un fatto che ci porta indietro nel tempo di sessanta anni, quando il marchese Bargagli e un tecnico affermato come Cristiani, due toscani doc che seppero anticipare i tempi, realizzarono una macchina elettrica, in 500 esemplari. Eravamo in pieno boom economico e a dominare erano le auto alimentate a benzina destinate a una diffusione di massa. Oggi quella invenzione avrebbe avuto ben altro successo e siamo qui a rendere omaggio ai due toscani che seppero anticipare il futuro”.

L’avventura dell’Urbanina terminò all’inizio degli anni ’70: dopo aver prodotto circa 500 vetture, i due proprietari cedettero il know-how, le attrezzature e i brevetti all’azienda Zagato che carrozzò l’ultima versione della vettura, chiamandola la ‘Milanina’, prodotta in circa 40 esemplari.

Nel 2018 un gruppo di appassionati, guidati da don Andrea Pio Cristiani, figlio di Narciso, progettista della Urbanina, e fondatore del Movimento Shalom, ha dato vita all’associazione “L’auto elettrica tra passato e futuro”, con l’obiettivo di preservare e divulgare il ricordo dell’Urbanina, dei suoi inventori e di coloro che ne condivisero l’avventura, raccogliendo documenti e testimonianze. L’associazione ha sviluppato anche un’importante attività di ricerca e di restauro dei pochissimi esemplari che sono arrivati fino ai nostri giorni, uno dei quali, una ‘Urbanina Milanina’ perfettamente restaurata e funzionante, verrà esposto a Firenze, in una mostra allestita nei giardini di Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza regionale.

La mostra

Scopo della mostra è quello di far conoscere al pubblico la ‘Urbanina’ e i suoi inventori, contestualizzando l’epoca in cui l’idea si è sviluppata (quindi con la tecnologia e la coscienza ambientale di 60 anni fa) e focalizzando la ‘visione’, sia sociale che tecnica, dei due inventori. E, non ultimo, fornire al visitatore un altro esempio della creatività toscana, troppo innovativo per essere compreso e apprezzato.

La mostra si sviluppa come un percorso nel quale il visitatore potrà seguire, passo dopo passo, l’iter del progetto con lo sviluppo dei vari modelli e scoprire quanto di quello pensato per la Urbanina si trova nelle auto elettriche di oggi. Il modello ‘Urbanina Milanina’, l’ultima serie prodotta con carrozzeria disegnata da Zagato, resterà esposto durante tutta la durata della mostra.

Sindaco Giannoni: "Il sogno di una nuova mobilità, anticipato di oltre mezzo secolo"

"La vicenda dell'Urbanina è un passaggio nella storia del nostro territorio dal quale non possiamo prescindere. Non è solo una questione tecnica, una grande intuizione che il mondo dell'automotive digerì solo in parte e alla fine rifiutò, ma è anche un'esperienza culturale, nel senso storico e economico e scientifico". Così il sindaco di Santa Croce sull'Arno Roberto Giannoni:
"Oggi noi siamo a parlare di un'intuizione che due uomini, Pier Girolamo Bargagli e Narciso Cristiani, ebbero in un tempo in cui l'energia costava quel che costava, le prime crisi petrolifere e i problemi attuali erano ben lontani da venire e la questione ambientale non esisteva. Erano però anche gli anni in cui l'Italia conosce la motorizzazione di massa, quella a 4 ruote e subito il Paese dovette fare i conti con un problema: l'inadeguatezza delle strade e degli spazi urbani per accogliere le auto, utilitarie o fuoriserie che fossero". Poi all'inizio degli anni Sessanta l'idea: "Ridurre le dimensioni delle vetture e renderle il più semplici possibile. Da qui l'idea del motore elettrico. Il propulsore che utilizzeranno per la prima versione, era il sistema di avviamento di un camion della Fiat. Un motore semplicissimo rispetto a quello endogeno.
Ciò che colpisce inoltre è che tutto questo nasce lontano dalle fabbriche e dalle grandi catene di montaggio che già esistevano, vede la luce in un piccolo capannone vicino alla Villa di Poggio Adorno. Il contesto della collina toscana, che ancora oggi sembra perfetto per pensare, riflettere e sognare ha il suo ruolo. L'Urbanina infatti è una di quelle intuizioni che prende corpo grazie a due visionari che hanno il coraggio di trasformare in realtà un'idea che trova la sue radici in un contesto culturale.
Gli anni '60 in Italia, ma in tutto mondo occidentale, sono quelli che vedono una nuova fiducia nella scienza, in quel decennio uno dei generi letterari più in voga è la fantascienza, che subito verrà ripresa dal cinema, dove si sognano mondi nuovi, in cui scienza e tecnologia hanno creato città ordinate, viaggi nello spazio e veicoli minimi, che permettano di muoversi efficacemente, utilizzando energia elettrica o un nucleare tecnologicamente maturo.
Ecco in questo contesto culturale, che sogna un futuro dove la scienza e la tecnica hanno risolto gran parte dei problemi degli uomini, arriva il l'intuizione dell'Urbanina, l'idea di un'auto funzionale, minima, piccola ed economica nei costi di produzione, che avrebbe permesso di muoversi agevolmente in ogni contesto, sopratutto nelle viabilità cittadine. Non è un caso se negli anni 70 molti scrittori e registi del genere fantascientifico descriveranno auto che sembrano le sorelle più giovani della nostra Urbanina.
Che dire oggi di tutto questo? Per citare uno, che scrisse anche dell'Urbanina e dei suoi inventori, Indro Montanelli, 'I sogni muoiono all'alba', e così sembrava che fosse per questa piccola auto. Una grande intuizione, che per anni cade nell'oblio, fino a quando qualcuno non ha deciso di riscoprirne l'intera vicenda e il suo valore: penso ad Alessandro Valiani, a don Andrea Cristiani e a tutti i membri dell'associazione nata intorno all'Urbanina e che stanno portando avanti un importante lavoro di valorizzazione storica e culturale. Oggi a noi infatti di quell'entusiasmante esperienza, nata a Poggia Adorno, rimane il vanto di dire che la prima auto elettrica prodotta in serie è nata a Santa Croce sull'Arno, dal genio di due uomini profondamente legati al nostro territorio. Alla fine Bargagli e Cristiani - conclude Giannoni - non fecero solo prototipi e automobili, ma sognarono una nuova forma di mobilità per il mondo del futuro, anticipando i tempi dell'industria automobilistica di oltre mezzo secolo".

Notizie correlate



Tutte le notizie di Firenze

<< Indietro

ISCRIVITI alla newsletter quotidiana di gonews.it

Ogni giorno alle 19 le notizie più importanti

torna a inizio pagina