
La dinamica dell’autopsia contraddice la confessione di Frumuzache. Indagini estese al casolare: si cerca tra i rovi tracce di altre vittime
Ci sono degli sviluppi a seguito dell'autopsia sul corpo di Maria Denisa Ada, la 30enne romena uccisa tra il 15 e il 16 maggio a Prato. L’esame autoptico, eseguito stamani a Pistoia, ha rivelato che la donna è stata decapitata con un solo colpo netto, probabilmente inferto con un’arma pesante come una mannaia o un’accetta, e non con un comune coltello da cucina. Un elemento che smentisce la versione fornita dal killer.
Secondo quanto dichiarato dal reo confesso Vasile Frumuzache, la decapitazione sarebbe infatti avvenuta all’interno del residence Ferrucci, nella stanza 101, utilizzando un coltello da cucina dopo aver strangolato la vittima.
Ma la dinamica emersa dall’autopsia rafforza l’ipotesi della procura: l’omicidio potrebbe essere avvenuto altrove e Frumuzache potrebbe aver agito con l’aiuto di uno o più complici.
Una delle legali della famiglia della vittima, l’avvocato Marianna De Simone, ha spiegato che non è stato possibile stabilire con certezza se ci sia stato uno strangolamento prima della decapitazione. Tuttavia ha confermato che “la testa è stata recisa con un unico colpo, inferto con un’arma importante. Altro che coltello da cucina, come ha sostenuto Frumuzache”.
L’autopsia è stata condotta dalla dottoressa Luciana Sonnellini. Alle operazioni ha assistito anche il consulente di parte nominato dalla madre della vittima, il medico legale Michele Rega.
Intanto proseguono le indagini su altri possibili sviluppi del caso
La prossima settimana sono previsti nuovi sopralluoghi nel casolare abbandonato di Montecatini Terme, in località bosco delle Panteraie, già ritenuto una delle scene del crimine. Gli inquirenti intendono verificare la possibile presenza di ulteriori indizi – o addirittura resti di altre vittime – tra i rovi e la vegetazione che ricoprono l’edificio diroccato e l’area circostante. Una delle operazioni previste sarebbe la ripulitura della macchia incolta, che finora ha nascosto i corpi delle vittime, al fine di mettere a nudo il terreno e agevolare le ricerche. L’area resta di forte interesse investigativo e non si esclude che possa celare elementi utili a chiarire l’intero quadro.
Nel frattempo, Vasile Frumuzache è comparso oggi davanti al giudice nel carcere di Prato, dove si trova in isolamento e sotto stretta sorveglianza. Durante l’udienza, non gli sono stati contestati nuovi reati, ma incalzato sull’eventualità di altre vittime, ha negato di aver ucciso ancora. Il detenuto, apparso visibilmente provato fisicamente e psicologicamente – come ha riferito il suo legale, l’avvocato Diego Capano – portava un bendaggio al volto per le ustioni riportate dopo che, venerdì mattina, un cugino di Ana Maria Andrei gli ha lanciato olio bollente in faccia in un agguato tra le sbarre.
Il gip di Prato ha infine convalidato il fermo di Frumuzache per omicidio volontario e soppressione di cadavere, confermando la custodia in carcere per il rischio di fuga e di reiterazione del reato.
Nel frattempo, la moglie di Vasile Frumuzache e i due figli piccoli, di 4 e 5 anni, sono stati trasferiti da Monsummano Terme in una struttura protetta. La decisione è stata presa per garantire la loro sicurezza, anche alla luce dell’aggressione subita in carcere da Frumuzache, e per tenerli lontani dalle telecamere e dalle fasi più delicate dell’inchiesta. Inoltre, l’abitazione di famiglia – un casale nella campagna di Monsummano – potrebbe essere nuovamente perquisita. Proprio lì sono stati trovati elementi decisivi per risalire al primo omicidio attribuito all’uomo, quello della prostituta romena Ana Maria Andrei, risalente all’estate scorsa.
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