
Questa mattina, al Binario 16 della stazione di Santa Maria Novella, si è svolta la cerimonia di commemorazione della deportazione degli ebrei fiorentini. Fu da questo luogo che, nel novembre del 1943, oltre trecento persone - uomini, donne, bambini - furono deportate verso Auschwitz. Dopo giorni di viaggio disumano, giunsero al campo di sterminio. Quasi nessuno fece ritorno.
Quel binario, nel cuore di Firenze, è divenuto un segno incancellabile della nostra storia: un luogo che ci costringe a guardare in faccia la verità del male e la responsabilità degli uomini.
“Ogni anno che passa diventa più difficile ricordare. Non perché la memoria svanisca, ma perché il mondo intorno a noi sembra non volerne più ascoltare la voce. Siamo circondati da nuove guerre, da popoli respinti, da innocenti privati di ogni diritto. In questo tempo così fragile, ricordare la deportazione non è un gesto di pietà: è un atto di resistenza morale” dichiara Lorenzo Tombelli, presidente di ANED Firenze. “La memoria non ci chiede solo di commemorare, - conclude - ma di riconoscere, nella violenza che fu, le radici che oggi tornano a farsi strada: l’indifferenza, l’obbedienza cieca, la paura dell’altro, la repressione del dissenso. Se la memoria non diventa coscienza e se la storia non diventa scelta, allora il passato ritorna, mutato solo nei nomi e nei volti delle vittime”.
L’ANED rinnova il proprio impegno affinché queste giornate non restino soltanto memoria di un ricordo, ma spazio di educazione e di dialogo: un’occasione in cui la memoria del dolore si trasformi in un invito alla giustizia, alla solidarietà e alla pace.
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