
I 12mila voti del referendum fallito impongono ora di sciogliere un nodo: cosa si intende per "acqua pubblica". Mantellassi per la prima volta apre all'in-house
Il referendum è risultato nullo per mancanza del quorum, ma il tema della gestione del servizio idrico resta al centro dell'agenda politica empolese e non solo. Prima la conferenza stampa del Comitato del Sì, poi il punto stampa con il sindaco Alessio Mantellassi appena un'ora dopo, e infine i commenti politici del day-after, hanno permesso di rispondere a molte delle domande rimaste inevase in queste settimane, ma anche fare chiarezza sulle posizioni in campo e sugli scenari aperti dal voto.
Per il Comitato del Sì, che mette sul piatto 12mila voti, quello di ieri è "una tappa intermedia per discutere il modello pubblico dell'acqua" a livello regionale, per il sindaco "si chiude una discussione ereditata dalla passata Giunta, inizia una fase nuova". Quei 12mila voti, che sono numericamente superiori a quelli che hanno portato ad leggere l'attuale sindaco di Empoli (circa 11mila al primo turno), non sono né un partito, né maggioranze anti-sindaco: le logiche del voto politico e referendario sono di per sé molto diverse, ideologico-programmatiche le prime, puntuali e 'binarie' le seconde. Ma quella massa di cittadini è abbastanza grande per imporre di sciogliere alcuni nodi alle forze politiche: cosa si intende per "acqua pubblica" e se la gestione in-house è realizzabile o meno.
Tra qualche reticenza, qualche ambiguità, ma anche qualche grossa apertura mai fatta prima, il referendum ha obiettivamente avuto il merito di svelare il velo di Maya su questi temi, aprendo realmente ad una 'nuova fase' che è tutta nelle mani dei politici, dal palazzo comunale empolese fino alla Regione Toscana.
In-house o non in-house, questo è il problema
Dietro l'intera vicenda referendaria empolese c'è di fondo un equivoco, o forse una reciproca furberia: da una parte si è usato un atto normativo come un 'pretesto' per una discussione più ampia, dall'altro si è guardato il dito invece che la luna, ignorando ciò che era grosso e luminoso di fronte agli occhi.
Il Comitato del Sì rivendica infatti che è stata la vera ratio, a dire il vero mai nascosta, della consultazione, che attraverso un 'pretesto normativo', cioè l'abrogazione della delibera di adesione alla Multiutility, intendeva di fatto "rallentare la quotazione in Borsa" e ridiscutere l'intero modello spingendo la società civile e i partiti a prendere posizione: "Questi referendum hanno avuto il merito di riportare le forze politiche ad esporsi per il 'Sì', il solo riposizionamento delle forze politiche, da AVS al M5S, dalle Associazioni come ARCI ai movimenti civici, è un passo importante". Da questo punto di vista Empoli è stata l'occasione, "qui c'era una società più viva e sensibile al tema", per portare il tema dritto sui tavoli regionali: "Quando siamo partiti con la raccolta firme abbiamo indicato che l'obiettivo era di carattere regionale. Empoli conta poco, ha appena il 4%. Rivendichiamo il risultato degli oltre 12mila voti perché è una tappa intermedia per discutere il modello pubblico dell'acqua". L'obiettivo più volte dichiarato è quindi la gestione in-house, "l'unica gestione davvero pubblica" come ha più volte tenuto a precisare il Comitato.
Il Comitato si definisce "un movimento di stimolo", ma è cosciente che "a decidere sono i partiti" per questo "sarà importantissimo capitalizzare la sensibilizzazione fatta a livello di forze politiche per portare le nostre istanze nelle stanze opportune"; il prossimo obiettivo, adesso, sarà la questione dell'acquisizione pubblica di Publiacqua, "uno spartiacque fondamentale, che farà da linea guida; puntiamo all'affidamento in-house di Publiacqua".
Dietro il voto di ieri, secondo il Comitato, si riannodano così i fili del "referendum tradito" del 2011 con "una analogia impressionante": "Il Sì ha vinto con il 97%, come fu nel 2011. Quel referendum fu vinto, ma venne disatteso, quindi non è importante solo vincere, ma ribadire una posizione per riportare i partiti su certe linee di indirizzo. Oggi si è ribadito quanto fatto nel 2011, ora i partiti devono rimettersi in riga rispetto al modello in-house sancito nel 2011". Il Comitato rivendica il 30% raggiunto, "oggi con 12mila voti si elegge un sindaco, e se si dice sono pochi sono pochi anche per eleggere il primo cittadino", e proprio intorno a questa mobilitazione chiede al Comune un dialogo: "Siamo disponibili ad un confronto, se davvero si vuole evitare la quotazione in Borsa si lavori insieme. La posizione a Empoli non si è spostata di una virgola, mentre a cambiare sono state le posizioni delle forze politiche: allora c'era anche il PD, oggi no, magari adesso si può fare un passettino in quella direzione".
Un passettino, che, però, per il sindaco era già stato fatto: "Un conto era abrogare la delibera del 2022, perché su quello io non sono d’accordo, siamo favorevoli alla Multiutility, ma se la preoccupazione era la quotazione e l'acqua pubblica, rassicuro quel 30% di empolesi che ha votato Sì: rimaniamo su questa posizione, che abbiamo inserito nel programma elettorale".
Dopo un silenzio abbastanza rumoroso, a urne chiuse e quorum fallito, il sindaco risponde punto per punto alle tante domande rimaste inevase nelle scorse settimane, a partire dalla non-indicazione di voto. "Io sono andato a votare", precisa, ma dalle sue parole sembra emergere un chiaro "No" al quesito per una sorta di 'difetto di forma': "Si è caricato su preoccupazioni, l'acqua pubblica e la quotazione in Borsa, che non era oggetto del quesito né è mai stata in discussione. L'abrogazione peraltro non avrebbe portato all'uscita dalla Multiutility. Nel 2011 feci la mia prima campagna politica per l'acqua pubblica nel referendum, se fosse stato quello il tema mi sarei schierato per il Sì".
Il sindaco, insomma, lascia trapelare il dubbio che si sia trattato davvero di un voto cosciente, "molte persone sono andate a votare sulla quotazione in Borsa", "non è stato un voto politico", o ancora "si è votato per una cosa diversa"; da qui forse il suo "no comment" che sa tanto di 'No rafforzato' per far fallire il quorum.
Per il sindaco questo referendum, "non s'aveva a fare" perché viziato nella forma e nella sostanza da un quesito che prometteva una cosa, ma ne avrebbe detta un'altra. Restano, invece, i "punti fermi" già espressi "da oltre un anno" che non sarebbero stati in discussione: "No alla quotazione in Borsa, Sì all'acqua pubblica". Lo ripete più volte il primo cittadino, "voglio rassicurare tutti", ribadendo che "ieri è fallito il referendum, ma l'acqua pubblica e il No alla quotazione in Borsa restano".
Eppure per il Comitato del Sì "ad oggi la quotazione rimane, è solo rimandata al 2029", ma il sindaco risponde: "Quando siamo partiti con il progetto della Multiutility c'era la quotazione, ad oggi avevamo solo lo strumento organizzativo di togliere la quotazione dal piano industriale per 5 anni, e lo abbiamo fatto. Bisogna dare atto di aver raggiunto questo obiettivo. Poi abbiamo modificato la delibera affinché un eventuale richiesta di quotazione in Borsa debba passare dal consiglio comunale. Finché sono sindaco resta il No alla quotazione, è resterà nel programma anche se sarà il candidato nel 2029. Se questi erano gli argomenti per cui si è votato, quel Sì è già rappresentato".
Tra sindaco e Comitato, però, sembra si parli lingue diverse, soprattutto non sembra coincidere i riferimenti sul cosa sia "acqua pubblica". Il Comitato, a ben vedere, non ha preso fischi per fiaschi, nessun 'difetto di forma' del quesito, ma solo un esplicito 'pretesto' per discutere di gestione in-house e fermare la Multiutility. Una furberia, forse l'unica con cui accedere per vie traverse alle istituzioni politiche, a cui segue però un'altra furberia. Il paradosso è infatti che ciò che era l'oggetto ingombrante e implicito del quesito, pubblicamente rivendicato, finisca per esserne il 'vizio di forma' per cui la maggioranza ha scelto il 'no comment' che certamente ha inciso sul quorum.
Eppure, qualche apertura c'è. Alla domanda secca, potremmo dire referendaria, Si/No sulla gestione in house, il sindaco per la prima volta non chiude le porte: "Il tema dell’in-house personalmente penso che si possa fare, o meglio si possa trovare delle soluzioni possibili affinché si arrivi all'in-house. Prima di fare ciò, però, serve riacquistare le quote di Alia, una partita non banale. Il percorso di ripubblicizzazione è cominciato nel 2021 e noi spingiamo per portarlo avanti, anche proponendo un aumento della forza della parte pubblica dato che la governance pubblica è del 51% a oggi. Ci confronteremo con i soci pisani ma penso sia anche questa la loro posizione, arrivando anche a trasformare, dopo l'acquisizione delle quote, in una società in-house".
Boicottaggio del referendum? Le risposte del sindaco
Il Comitato del Sì ritorna fortemente sul tema del 'boicottaggio' del referendum, sia per quel che riguarda le sedi di voto che sulla comunicazione fatta dal Comune. Già la sera prima dell'apertura dei seggi i promotori avevano denunciato "gravi carenze strutturali" di alcune delle sedi, come ad esempio a Cortenuova dove "si votava in un cantiere con il ghiaino, era impossibile per una carrozzina accedervi, c'era poca illuminazione e le macchine coprivano il cartello del seggio".
Per il Comitato sul quorum "ha pesato la disinformazione in modo capillare", perché "43mila persone non possono essere informate da un comitato civico", che comunque in questi mesi ha fatto un'azione capillare sul territorio, come mostra ad esempio i circa 100mila volantini distribuiti. La lettura per i promotori "è lineare, chi si è informato si è espresso in modo chiaro per il Sì", e il risultato negativo sarebbe frutto di una "incapacità gestionale dell’evento elettorale" da parte del Comune, o, sussurra qualcuno, "una cosa voluta".
"Avevamo preventivato il problema degli stranieri - spiegano - che infatti si sono presentati in quota scarsa. Si trattava di 7mila persone, circa il 16%, non a caso dove vi è stata minore affluenza sono i seggi del centro dove vi sono più residenti extracomunitari. Parlando con molti di loro ci hanno detto non hanno avuto informazioni, si tratta di una mancanza fondamentale che non ha permesso loro di utilizzare un diritto acquisito". Le problematiche sui seggi, però, secondo il comitato hanno riguardato anche altri cittadini italiani: "Tante persone si sono presentate ai vecchi seggi, decine di loro li abbiamo accompagnati noi con un servizio in auto. Molte persone si fermavano alla porta senza sapere dove votare, nessuno ricordava il numero di seggi ed eravamo noi li ad accoglierli ed indicarglieli con l'App. Si è ottemperato solo al personale strettamente necessario"
Al seggio dell'ospedale "alcuni non sarebbero riusciti a votare", mentre è stato messo a verbale anche una 'falla' sullo statuto del referendum che prevederebbe il diritto di voto solo ai maggiorenni che abbaino compiuto i 18 anni entro la data di indizione, circostanza che avrebbe fatto in modo che alcuni 18enni che hanno votato alle Regionali non abbiano potuto votare il referendum: "Secondo noi questo è in contraddizione con la norma costituzionale del diritto di voto ai maggiorenni, una norma locale non può mettere in discussione una norma costituzionale di gerarchia superiore; chiederemo di cambiare la norma"
Il sindaco mette le mani avanti, "è un referendum comunale e si fa con gli strumenti che si ha....tutto lo sforzo organizzativo, dalle matite alla stampa delle schede, era sulle spalle del Comune questa volta", poi precisa: "Non potevamo sospendere la didattica, utilizzando i seggi tradizionali avremmo dovuto tenere le scuole chiuse il lunedì per lo smontaggio e la pulizia obbligatoria. Abbiamo comunque garantito il servizio con sedi diverse, insediato i 42 seggi, mantenendoli quasi sempre nella solita frazione o area". Sulla polemica riguardante la concomitanza di diversi eventi: "Questi erano stati calendarizzati da tempo e il 9 novembre era la prima data disponibile per il voto come richiesto dal Comitato, a causa delle Regionali e poi delle festività del 1-2 novembre". Poi chiosa: "Non credo che però gli eventi abbiamo sfavorito la partecipazione"
Sul presunto boicottaggio del voto Mantellassi rivendica la correttezza istituzionale dell'Ente, "l'Amministrazione ha fatto ciò che istituzionalmente fa un Comune come in altre elezioni; ha installato la cartellonistica, redatto 4-5 comunicati stampa, ha creato una sezione del suo sito dedicata, ha tradotto il materiale in 7 lingue, e ha più volte lanciato messaggi dal canale Telegram; queste sono cose oggettive".
Ma "scindendo i ruoli" non nasconde la sua pur legittima presa di posizione politica, ribadendo di essere stato "meno coinvolto" verso un voto con cui "si abrogava una delibera" ribadendo come quel 'vizio di forma' già evidenziato abbia inciso sulla sua decisione. Se il 'no comment' abbia o meno favorito il fallimento del quorum, il sindaco non si espone troppo, "non so se ha influito sull'astensione", ma il primo cittadino non nasconde il suo giudizio politico negativo sul referendum nelle forme e nella sostanza: "Come sindaco ho fatto ciò che dovevo fare, dal punto di vista politico il modo in cui è stata impostata la campagna mi ha portato ad avere poca sensibilità su un voto con cui si abrogava una delibera. Non si votava su quotazione in Borsa e l'acqua pubblica, su cui noi ci eravamo già espressi da oltre un anno, l'oggetto del voto era Si o No all'adesione alla Multiutility sancita da quella delibera".
Viene da chiedersi, a dire il vero, perché non si sia reso pubblica questa pur legittima motivazione per cui non votare o votare 'No', permettendo ai cittadini stessi di trarne le conclusioni, ma obiettivamente il 'No rafforzato' del non-voto era la strada con meno buche. Una scelta che, però, si è prestata ad accuse di incoerenza laddove il tema della partecipazione è sempre stato rivendicato dal sindaco e dal suo partito, ad esempio proprio in occasione dei referendum dell'8 giugno, come ha fatto notare qualcuno.
Il sindaco ci tiene a rimarcare la correttezza istituzionale, "il Comune ha agito alla medesima maniera anche in quell'occasione", ma scinde ancora i ruoli e punta il dito sempre sul 'vizio di forma' del quesito: "Mi sono sempre espresso sui temi di acqua pubblica e quotazione in Borsa, che mi stanno a cuore tanto che nel 2011 ero a fare quella battaglia per il referendum. Ma questa volta l'abrogazione di un atto mi ha coinvolto meno del tema del Lavoro dell'8 giugno. Se il tema del quesito fosse stata davvero quotazione in Borsa o acqua pubblica sarei stato d'accordo e mi sarei mobilitato. Il quesito diceva altro".
Notizie correlate
Tutte le notizie di Empoli
<< Indietro






