
Realizzata anche una relazione sul percorso svolto: "L'occupazione si è trasformata in qualcosa di più profondo: la nostra scuola è diventata uno spazio di confronto, crescita e partecipazione"
A una settimana dall'occupazione, gli studenti del liceo “Il Pontormo” di Empoli hanno consegnato alle istituzioni un dossier tecnico sulle criticità alla struttura dei tre plessi dell’istituto, in via R. Sanzio, via Bonistallo e via Fratelli Rosselli, in cui segnalano nel dettaglio gli interventi ritenuti necessari: "Ora chiediamo che anche le istituzioni facciano la loro parte: perché una scuola curata, sicura e accogliente è il primo passo per costruire una comunità più consapevole e giusta".
L'occupazione era quindi una richiesta di "attenzione", come hanno ripetuto più volte, per risolvere i gravi problemi alle strutture, ma anche una richiesta di più partecipazione, dibattito, coinvolgimento, attualità, insomma cittadinanza attiva: "Abbiamo trasformato la nostra scuola in uno spazio di confronto, crescita e partecipazione. Abbiamo scelto di prenderci cura dell’istituto, di viverlo in modo nuovo, consapevole e collettivo. Non per chiuderlo, ma bensì per aprirlo: al dialogo, all’ascolto e alla possibilità di renderlo un luogo migliore. Abbiamo imparato a collaborare, a organizzarci, a decidere insieme. In una settimana siamo diventati una comunità unita, capace di dare voce a un’idea diversa di scuola: viva, partecipata e condivisa. Abbiamo riscoperto la scuola come istituto, ma anche come realtà che si costruisce giorno dopo giorno, grazie a chi la abita".
"Crescita personale e collettiva", quindi, una "esperienza che ci ha fatto crescere", ribadiscono nella relazione i ragazzi, rispondendo a tutti coloro secondo il quale l'occupazione era solo una perdita di tempo e un modo per non studiare, mostrando concretamente con i fatti che "non siamo un una generazione apatica o disinteressata".
"Sappiamo - spiegano - che l’occupazione non è per tutti il mezzo migliore per manifestare, ma riteniamo che abbia comunque trasmesso un messaggio importante: non siamo un una generazione apatica o disinteressata. Al contrario, abbiamo dimostrato di volerci impegnare per migliorare la nostra realtà e di essere pronti a metterci in gioco per cambiare le condizioni che non funzionano. Questa esperienza ci ha fatto capire che la scuola non è solo un luogo di studio, ma anche uno spazio di vita, di confronto e di costruzione del futuro".
I PROBLEMI ALLA STRUTTURA
Il documento, indirizzato alla dirigente scolastica, alla Città Metropolitana di Firenze e all’Ufficio Scolastico Regionale, è una vera e propria mappatura dei problemi che da anni compromettono il normale svolgimento della vita scolastica.
"L’obiettivo - si spiega - non è la semplice denuncia, ma la proposta di un dialogo concreto con la Città Metropolitana di Firenze — ente proprietario dell’edificio — per individuare interventi mirati e realizzabili. Questo dossier nasce quindi da un gesto di cura e responsabilità: rendere visibili i problemi per poterli affrontare. Perché la scuola possa davvero “vivere tra chi la abita”, deve essere prima di tutto sicura, sana e accogliente per tutti".
Il dossier, corredato da documentazione fotografica, è stato inviato anche al sindaco di Empoli e vicesindaco metropolitano Alessio Mantellassi e alla sindaca metropolitana Sara Funaro. Gli studenti chiedono che le istituzioni intervengano con urgenza per garantire la sicurezza e la vivibilità degli spazi.
Buchi nei muri, riscaldamenti guasti e muffa
Tra le segnalazioni più frequenti compaiono buchi nei muri tappati con cartone, intonaco che cade, fili elettrici scoperti, riscaldamenti non funzionanti e odori provenienti dalle fognature. Numerose anche le infiltrazioni d’acqua e la presenza di muffa in aule e laboratori. In alcune classi vengono segnalate finestre rotte o pericolose, porte difettose, bagni insufficienti e scarsa ventilazione.
Alla sede di via Rosselli, gli studenti evidenziano problemi diffusi su tutti i piani: dalle crepe nei muri ai fili scoperti, fino a campanelle non funzionanti. In via Sanzio, dove si trovano i laboratori e gran parte delle aule, molte classi lamentano l’assenza di riscaldamento, muffa, infiltrazioni e finestre non apribili. Criticità segnalate anche in via Bonistallo, dove mancano bagni adeguati, si registrano odori fognari e infiltrazioni, e in alcune stanze “entra acqua dal soffitto”.
LE ATTIVITA': "OCCASIONE DI CONFRONTO E CRESCITA"
Nella relazione gli studenti di via Fratelli Rosselli evidenziano che l'occupazione "è nata come risposta ai numerosi problemi strutturali che da tempo rendono difficile vivere quotidianamente l’ambiente scolastico. Inizialmente, il nostro obiettivo era aprire un dibattito costruttivo su come migliorare la scuola e cercare insieme soluzioni concrete".
Con il passare dei giorni, però, "l’occupazione si è trasformata in qualcosa di più profondo: un’occasione di confronto, di crescita e di unione tra studenti di diverse classi e indirizzi. Uno degli aspetti più significativi è stato il ridotto utilizzo dei telefoni. Senza la costante presenza degli schermi, abbiamo riscoperto la bellezza del dialogo diretto, del guardarsi negli occhi e del condividere momenti reali. Questo ci ha permesso di conoscerci meglio e di creare legami sinceri, costruendo un clima familiare e accogliente all’interno della scuola. Durante i giorni di occupazione abbiamo organizzato workshop e attività formative che ci hanno arricchito sia culturalmente che civilmente. Questi momenti ci hanno fatto capire quanto sia importante imparare anche fuori dai banchi di scuola, attraverso il confronto, la collaborazione e la partecipazione attiva".
Gli studenti hanno invitato soggetti esterni come il sindaco di Empoli che ha ascoltato pazientemente i problemi che abbiamo esposto, le Pubbliche Assistenze che hanno insegnato le manovre di primo soccorso. Si è organizzata una iniziativa sull’utilizzo consapevole dell'intelligenza artificiale e sul Referendum del 9 novembre.
"L’esperienza ci ha anche insegnato il valore della responsabilità. Abbiamo imparato a prenderci cura degli spazi comuni, a rispettare la struttura e a mantenere un atteggiamento consono e maturo. Essere in tanti e riuscire a convivere in modo rispettoso è stato un esercizio di consapevolezza e di crescita collettiva", così si conclude la relazione.
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