Caso Libera, tribunale ordina di creare tecnologia per suicidio assistito. Lei: "Pronta a disobbedienza civile"

Il tribunale di Firenze ha disposto che il Cnr realizzi entro 90 giorni un dispositivo in grado di permettere a Libera — nome di fantasia di una 55enne toscana affetta da sclerosi multipla, paralizzata dal collo in giù — di autosomministrarsi il farmaco letale previsto dalla procedura di suicidio medicalmente assistito. L’ordinanza arriva dopo che nessuna azienda era riuscita a fornire la strumentazione necessaria, nonostante un primo ordine del giudice emesso il 16 ottobre.

La Usl Toscana nord-ovest, impossibilitata a reperire il dispositivo, aveva chiesto nuove indicazioni al tribunale. I legali dell’associazione Luca Coscioni, dopo ulteriori verifiche, hanno individuato nel Cnr l’ente pubblico capace di sviluppare la tecnologia basata su comando oculare. All’udienza del 19 novembre l’ente ha confermato la fattibilità, indicando tre mesi per progettazione e messa a punto. Il giudice ha quindi ordinato alla Usl di avviare immediatamente la collaborazione con il Cnr e coprirne i costi. Una volta realizzato il macchinario, l’azienda sanitaria dovrà consegnarlo alla paziente insieme al farmaco.

Ma Libera denuncia che i tempi stanno superando ogni limite. “Sono grata al giudice, ma la sofferenza ha oltrepassato ciò che è umanamente tollerabile. Sono pronta a ricevere aiuto a morire tramite un’azione di disobbedienza civile”, afferma in una nota diffusa dall’associazione Coscioni. Ricorda di poter accedere all’aiuto medico alla morte volontaria grazie alla sentenza Cappato, ma di essere impossibilitata ad azionare autonomamente il farmaco. “Chi chiede la sedazione palliativa profonda può ricevere un farmaco da un medico: perché a me non può essere somministrato allo stesso modo il farmaco che mi fa morire subito?”

La donna denuncia rinvii, burocrazia e strumenti esistenti ma non adattati al suo caso. “Ogni giorno d’attesa è sofferenza. Se non avrò subito la strumentazione, sono pronta a un atto pubblico e nonviolento di disobbedienza civile per porre fine a questa violenza”, afferma.

“Libera è in reale pericolo — avverte l’avvocata Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Coscioni — potrebbe morire improvvisamente tra atroci sofferenze, come accaduto recentemente ad Ancona. È una corsa contro il tempo e stiamo valutando ogni soluzione nel rispetto della legge”.

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