Troppi social? Giovani rischiano di sentirsi meno connessi al proprio corpo: lo studio delle Università di Pisa e Firenze

CHIANG MAI, THAILAND - AUG 26, 2018: A woman holds Apple iPhone X with Instagram application on the screen at cafe. Instagram is a photo-sharing app for smartphones.

Sentirsi meno in contatto con il proprio corpo, prestare meno attenzione alle sue sensazioni, percepirsi più distanti dalla propria esperienza fisica. L’uso problematico dei social media non influisce solo sull’attenzione o sull’umore: può favorire nel tempo il distacco dall’esperienza corporea. È quanto emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Behavioral Addictions, intitolato “A 2-wave study on the associations between dissociative experiences, maladaptive daydreaming, bodily dissociation, and problematic social media use” e firmato da Silvia Casale dell’Università di Firenze, Simon Ghinassi dell’Università di Pisa e Jon D. Elhai dell’University of Toledo negli Stati Uniti.

La ricerca è stata condotta su 216 studentesse e studenti universitari italiani tra i 18 e i 33 anni in due momenti, a distanza di quattro mesi, tra il 2023 e il 2024. Oltre la metà dei partecipanti ha dichiarato di trascorrere almeno due ore al giorno sui socialInstagram è risultata la piattaforma più usata, seguita da TikTok, e in misura minore da X e Reddit.

“Quello che la ricerca chiarisce per la prima volta è la direzione del legame tra dissociazione corporea e uso problematico dei social – spiega Simon Ghinassi – I risultati suggeriscono che non è il sentire il proprio corpo estraneo a portare a perdere il controllo sul proprio uso dei social. Succede il contrario. È l’uso compulsivo dei social cosiddetti appearance-based, per esempio Instagram, che, nel tempo, porterebbe ad un aumento del distacco dal proprio corpo”.

“Il funzionamento delle piattaforme social – basato sull’editing e la manipolazione di immagini di sé – spinge a rappresentarsi attraverso una versione modificata del proprio corpo, a identificarsi temporaneamente con un’immagine idealizzata di sé e, al tempo stesso, a guardarsi da una prospettiva esterna, come se si fosse osservatori di sé stessi. Con il tempo, questa visione in terza persona può favorire un distacco dal proprio corpo e alimentare esperienze di dissociazione” aggiunge Silvia Casale.

Ma questo non è l’unico “effetto collaterale” di un uso problematico dei social. Favorire la concentrazione sui mondi immaginari a discapito di quelli reali è infatti un'altra possibile conseguenza. Si tratta di un fenomeno noto come assorbimento immaginativo: la tendenza a lasciarsi trascinare e immergersi nelle proprie fantasie portando a una ridotta consapevolezza di ciò che ci circonda. Anche in questo caso "l'antidoto", sempre secondo  lo studio, è promuovere un uso più consapevole dei social media, considerando i possibili effetti negativi nel rapporto con le proprie esperienze corporee e con il mondo circostante.

Fonte: Ufficio Stampa

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