Coronavirus: la testimonianza delle coinquiline Alice e Rachele, due fiorentine a Parigi

Gonews.it prosegue il suo viaggio e continua ad ascoltare e riportare le voci dei Toscani all’estero durante l’emergenza Coronavirus. Stavolta ci siamo fermati, sulla cartina geografica, nella città dell’amore per eccellenza, culla di grandi tesori artistici e scorci gotici: Parigi.

A raccontare come prosegue la situazione epidemica sono state due giovanissime coinquiline che, dalla provincia di Firenze, adesso vivono e lavorano nella capitale francese. Si tratta di Alice Casavola, 26 anni di Firenze e Rachele Beconcini, 25 anni di Montelupo Fiorentino. Le ragazze condividono casa da ormai due anni, Alice è un architetto e lavora in uno studio a Parigi mentre Rachele si occupa di grafica.

In Europa, la Francia ha seguito il primo Paese colpito dall’emergenza, ovvero l’Italia, dal 16 marzo. Infatti, ormai da circa un mese e mezzo, la terra della torre di ferro e quella della torre storta si somigliano: misure restrittive, autocertificazione per uscire solo in caso di necessità, stop ai negozi e alle attività all’aperto. Questo perché anche la patria delle storiche rivoluzioni vive un momento di forte crisi. A oggi, martedì 21 aprile 2020, la Francia si trova al 4° posto mondiale per contagi da Coronavirus, subito dopo la vicina Italia.

Alice e Rachele è come se avessero vissuto entrambe le situazioni, quella nata nel loro paese d’origine e continuata nella nuova casa parigina: “Siamo tornate da un viaggio in Argentina esattamente il giorno in cui il nord Italia è stato dichiarato zona rossa – hanno raccontato. Eravamo a Milano Linate e rischiavamo di non tornare in Francia. Una volta arrivate, e provenendo dall’Italia dove abbiamo capito immediatamente la gravità della situazione vedendo l’aeroporto deserto, tornando a Parigi ci siamo ritrovate con colleghi e conoscenti che non percepivano l’emergenza come noi. Continuavano a considerarla un’influenza quando in realtà in Italia era già cambiato tutto”. Le misure restrittive sono scattate in Francia circa una settimana dopo rispetto all’Italia, dove “tutto continuava a restare aperto. Noi, ricevendo notizie da casa e dalla Toscana avevamo da prima una consapevolezza diversa rispetto ai francesi”.

Come aveva già spiegato la prima testimone dalla Francia, anche le ragazze hanno raccontato delle elezioni amministrative che hanno chiamato alle urne i francesi domenica 15 marzo, registrando un’astensione da record: “Hanno permesso di fare le elezioni e di far andare i cittadini a votare, dopo hanno adottato le misure di emergenza”. Infatti, il 14 marzo il Presidente della Repubblica Macron ha annunciato la chiusura delle attività mentre, dal 16, è scattata la quarantena. Nonostante questo “pensiamo che le misure siano state prese bene e in tempo. Anche qui abbiamo l’autocertificazione – hanno continuato le coinquiline – possiamo uscire solo per fare la spesa e un po’ di attività fisica”. Quest'ultima è però regolamentata: “È vietato uscire a correre dalle 9 alle 19 ed è una buona idea che permette di smistare le persone che escono per la spesa e le necessità di giorno, rispetto a quelli che vogliono fare jogging”.

Entrambe le ragazze sono a casa dal lavoro dall’inizio della quarantena. Rachele è in cassa integrazione, “ma per le urgenze lavoro in smartworking” ha riferito, mentre Alice, “sono freelance, continuo la mia attività da casa”.

Anche i dispositivi di protezione individuale scarseggiano, come in altri Paesi europei: “Nelle farmacie il gel era finito ovunque e le mascherine erano introvabili”. Sono di inizio marzo le notizie che riportano l’acquisto di mascherine con prescrizione medica e la regolamentazione dei loro prezzi perché, come hanno raccontato le ragazze per sentito dire “c’erano venditori che si approfittavano del commercio di dispositivi di protezione”.  È fresca di questi giorni invece una nuova preoccupazione, poi smentita, per gli abitanti della capitale francese. Sui giornali di due giorni fa è infatti comparsa la notizia del ritrovamento di piccole tracce di Covid-19 nell’acqua non potabile di Parigi. Il Comune ha prontamente rassicurato i cittadini, scongiurando il pericolo e affermando che non c’è “nessun rischio” per l’acqua potabile, ovvero quella che scorre dai rubinetti poiché proveniente da una rete totalmente indipendente.

Siamo abbastanza contente di come è stata gestita l’emergenza in Italia – hanno continuato Alice e Rachele all’unisono, che hanno seguito la situazione dall’estero grazie ai contatti con la famiglia e con gli amici. C’è stato sicuramente un ritardo come in Francia, poiché la situazione è stata sottovalutata inizialmente ovunque ma è poi stata gestita al meglio delle possibilità – ha continuato Rachele-. Dal momento in cui in Italia sono scattate le prime misure tutto è stato valutato al meglio – ha proseguito Alice – anche sulla questione scuole, sono dell’idea che debbano rimanere chiuse, mentre la Francia punta alla riapertura l’11 maggio”. Infatti, il Paese retto da Emmanuel Macron sta puntando ad una graduale riapertura nel settore scolastico, magari dividendo a gruppi gli studenti per farli frequentare in un numero ridotto.

Come sono stati visti gli italiani in Francia, dallo scoppio dell’emergenza a oggi?

Quando è iniziata l’emergenza in Italia noi eravamo all’estero, in Argentina. Nei nostri confronti non ci sono state reazioni aggressive come quelle che hanno inizialmente vissuto i cinesi, non ci siamo mai sentite discriminate. Quando eravamo in Argentina invece, appena pronunciavamo la parola Italia c’era qualche reazione, ma forse perché vivono con un'economia abbastanza fragile mentre in Francia nessun episodio spiacevole”.

Quali sono i vostri timori? Avete paura del Coronavirus?

“Essendo giovani e visto le statistiche ci sentiamo tranquille, ma la preoccupazione c’è sempre – ha affermato Alice. Conosco coetanei che non sono stati bene e hanno avuto sintomi. Il timore è di poterlo trasmettere e non sapere neanche di averlo, per questo stiamo attente il più possibile adottando ogni precauzione". “Ho paura più per gli altri che per me – ha continuato Rachele – Il pensiero va alle nostre famiglie in Toscana, c’è dispiacere di non poter essere con loro”.

Si conclude l’intervista da un altro Paese che punta alla ‘Fase 2’. Il desiderato momento dei cittadini dei Paesi più colpiti dal Coronavirus, generatore di crisi sanitaria, economica e sociale. Tutte le persone, ovunque si trovino, si affacciano verso questo secondo momento non sapendo bene cosa provvederà. Chi ripartirà dall’economia, chi punterà sul sociale provando a far tornare i piccoli studenti sui banchi di scuola, ancora niente di preciso. Infatti come per il 3 maggio in Italia, anche in Francia le linee sono ancora da definire in vista dell’11 del mese. Intanto Rachele e Alice continuano ad osservare le regole, a lavorare da casa e a vivere nella città più romantica d’Europa in attesa di una riapertura in sicurezza.

I dati

Oggi, martedì 21 aprile 2020, in Francia sono 155,383 i casi positivi da coronavirus. I casi attivi 97,709 e i decessi 20,265.

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Margherita Cecchin



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