Sport di contatto, Scali (Uisp): "Chiediamo chiarezza sulla ripartenza"

Alessandro Scali

Sulla questione della ripartenza degli sport di contatto, il Governo, pur con malcelato disappunto del Ministro Spadafora, ha fatto marcia indietro. Cosa accadrà adesso?

Non spetta a noi del mondo sportivo stabilire se questa decisione sia giusta o meno, ma da quando l’emergenza COVID è iniziata abbiamo chiesto solo due cose: 1) aiuti economici per un settore devastato, 2) chiarezza. Se riguardo al primo punto, qualche risposta è arrivata (anche se si poteva fare di più), sul secondo punto, invece, siamo a zero.

Sono state pubblicate ben 5 linee guida, comprese quelle per i Centri Estivi, lunghe e difficili da leggere, ancor più da interpretare, quasi impossibili da applicare e in molti casi non risolutive, che obbligano ognuno degli 80 organismi sportivi nazionali (FSN, DSA, EPS) a redigere propri protocolli applicativi. Con evidenti difficoltà soprattutto per le società multidisciplinari, i cui presidenti devono assumersi la responsabilità civile e penale delle loro decisioni in materia.

Ci sono poi le autonomie regionali, le quali, d'intesa con il Governo, possono emanare provvedimenti per la ripresa degli sport di contatto, creando così delle differenze non trascurabili. Poi c’è l’aspetto della riapertura del calcio professionistico. Non sta a noi giudicare se fosse giusta o meno, ma tale decisione ha avuto due conseguenze:

1) si è fatto passare il messaggio che il calcio professionistico è più importante dello sport amatoriale, della scuola, dei diritti dei bambini, degli anziani, dei disabili, etc... E’ chiaro che non era quello l’intento, ma quando spendi così tanto tempo per consentire ad un sistema miliardario di ripartire e lasci al palo tutti gli altri, si nota quanto la differenza di attenzione sia macroscopica. Il signor Rossi che gioca una partita di calcetto con gli amici ha le stesse probabilità di ammalarsi di un atleta milionario (Djokovic docet). Se Ronaldo ha potuto ricominciare, dovrà farlo al più presto anche il signor Rossi. Anche perché se si ammalano a curarli sarà il Sistema Sanitario Nazionale pagato anche da operai e altri poveri cristi che battono la testa nel muro da quattro mesi. È nel nostro diritto denunciare una palese, evidente, odiosa differenza di attenzione.

2) nel momento in cui vanno in TV i primi piani di calciatori che si scambiano liquidi e umori organici nei contatti di gioco e nei festeggiamenti dopo un gol o una vittoria, al tifoso arriva diretto come un treno il messaggio che questa cosa non costituisce pericolo. Condisci il tutto con qualche luminare che va in TV a dire che ormai è tutto passato e qualche politico che fa adunanze senza mascherina e ottieni i festeggiamenti in piazza a Napoli dopo la vittoria in Coppa Italia.

Il calcio viene seguito ed emulato da milioni di persone e l’effetto che ne consegue potrebbe essere devastante, soprattutto quando, in tante parti del mondo, la gente muore ancora a grappoli. E allora, per cortesia, il mondo sportivo non chiede la luna (a parte il calcio professionistico che ha chiesto la luna e il sole), ma coerenza e chiarezza, insieme ad una maggiore equità nell’utilizzo delle risorse pubbliche o che provengono da fonte pubblica.

Alessandro Scali, presidente del comitato Uisp Empoli Valdelsa



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