Che aria tira nelle città toscane, solo Grosseto ha la sufficienza

Un solo voto soddisfacente in pagella, Grosseto (7), caratterizza il dossier nazionale “Che aria tira nelle città - La salute viene prima di tutto (?)” per la Toscana.

I voti mostrano infatti generali insufficienze, per lo più gravi, che sintetizzano la situazione della qualità dell’aria nelle nostre città capoluogo rispetto alle severe indicazioni sanitarie dell’OMS. Gli indicatori del particolato differiscono significativamente rispetto ai limiti previsti dalla normativa europea (incentrati solo sull’intensità emissiva), proprio perché essi hanno come unico obiettivo la salute delle persone.

Gli studi sempre più approfonditi di Enti di ricerca, Agenzie di Protezione per l’Ambiente (ARPA) e della comunità scientifica internazionale, convergono nell’affermare che l’inquinamento atmosferico è dovuto prevalentemente al trasporto su strada (veicoli leggeri e merci su strada).

I dati riguardano il periodo 2014-2018. Sono state confrontate le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (PM10 e PM2,5) e del biossido di azoto (NO2) negli ultimi cinque anni (2014-2018). Grosseto prende 7 come voto, l'unica sufficienza per i 10 capoluoghi toscani. Sotto di lei, Pisa e Pistoia con 5, Livorno e Massa con 4, Arezzo, Firenze, Prato e Lucca da 3. Non classificata Siena per la mancanza di molti dati sulle pm 2.5.

I limiti OMS classificano le pm10 su 20μg/m3, le pm2.5 su 10μg/m3 e NO2 su 40μg/m3. Solo Pistoia e Massa non superano le Pm10 (19 e 14 il tasso), mentre tutti i capoluoghi rispettano il limite del NO2. Solo 6 città su 10 hanno valori determinati per le Pm2.5.


“Pur sapendo che le prescrizioni previste dall'Organizzazione Mondiale della Sanità sono più severe di quelle sancite dal Decreto Legislativo 155/2010 che applica e declina la Direttiva Europea sulle emissioni in atmosfera, il quadro che emerge dalle statistiche dell'ultimo quinquennio rilevato è anche per la nostra regione mediocre” – dichiarano Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana e Michele Urbano responsabile del settore Aria di Legambiente Toscana

Per questo con Mal’aria edizione speciale Legambiente chiede anche al Governo e alle Regioni più coraggio e impegno sul fronte delle politiche e delle misure da mettere in campo per avere dei risultati di medio e lungo periodo. Un coraggio che per Legambiente è mancato alle quattro regioni dell’area padana (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto) che, ad esempio, hanno preferito rimandare all’anno nuovo il blocco alla circolazione dei mezzi più vecchi e inquinanti Euro4 che sarebbe dovuto scattare il 1° ottobre nelle città sopra i 30 mila abitanti. Una mancanza di coraggio basata sulla scusa della sicurezza degli spostamenti con i mezzi privati e non pubblici in tempi di Covid, o sulla base della compensazione delle emissioni inquinanti grazie alla strutturazione dello smart working per i dipendenti pubblici.

Focus Mal’aria: Tornando ai dati del report Mal’aria edizione straordinaria i giudizi che ne seguono per le 97 città analizzate sono il frutto quindi del “rispetto” o “mancato rispetto” del limite previsto per ciascun parametro (inteso come concentrazione media annuale) rispetto a quanto suggerito dall’OMS per ogni anno analizzato. Tra gli altri dati che emergono: per le polveri sottili la stragrande maggioranza delle città abbia difficoltà a rispettare i valori limite per la salute: infatti per il Pm10 mediamente solo il 20% delle 97 città analizzate nei cinque anni ha avuto una concentrazione media annua inferiore a quanto suggerito dall’OMS; percentuale che scende drasticamente al 6% per il Pm2,5 ovvero le frazioni ancora più fini e maggiormente pericolose per la facilità con le quali possono essere inalate dagli apparati respiratori delle persone. Più elevata la percentuale delle città (86%) che è riuscita a rispettare il limite previsto dall’OMS per il biossido di azoto (NO2). Il non rispetto dei limiti normativi imposti comporta l’apertura da parte dell’Unione europea di procedure di infrazione a carico degli Stati membri con delle conseguenze economiche per gli stessi.

Focus auto: Nel report Legambiente, inoltre, dedica un focus sulle auto come fonte principale di inquinamento in città e ricorda che le emissioni fuorilegge delle auto diesel continuano a causare un aumento della mortalità, come è emerso anche da un recente studio condotto da un consorzio italiano che comprende consulenti (Arianet, modellistica), medici ed epidemiologi (ISDE Italia, Medici per l'Ambiente) e Legambiente, nonché la piattaforma MobileReporter. Lo studio in questione stima per la prima volta in assoluto la quota di inquinamento a Milano imputabile alle emissioni delle auto diesel che superano, nell’uso reale, i limiti fissati nelle prove di laboratorio alla commercializzazione. Se tutti i veicoli diesel a Milano emettessero non più di quanto previsto dalle norme nell’uso reale, l’inquinamento da NO2 (media annuale) rientrerebbe nei limiti di qualità dell’aria europei (già nel 2018). Quindi per Legambiente si dovrebbero bloccare tutti i veicoli diesel troppo inquinanti, persino gli euro6C venduti sino ad agosto 2019. Lo studio si inquadra nella più ampia iniziativa transfrontaliera sull'inquinamento del traffico urbano Clean Air For Health (https://cleanair4health.eu/), progetto lanciato dall'Associazione europea sulla salute pubblica (EPHA) che coinvolge healthcare partner in diversi Stati Membri.

Proposte: Per aggredire davvero l’inquinamento atmosferico e affrontare in maniera concreta il tema della sfida climatica, servono misure preventive, efficaci, strutturate e durature. Tutto quello che non sta avvenendo in Italia. Per questo Legambiente torna a ribadire l’urgenza di puntare su una mobilità urbana sempre più condivisa e sostenibile, di potenziare lo sharing mobility e raddoppiare i chilometri delle piste ciclabili, un intervento, quest’ultimo, già previsto nei PUMS, i Piani urbani per la mobilità sostenibile, che i Comuni devono mettere in campo al più presto. Legambiente ricorda che la Legge di Bilancio 2019, che ha visto stanziare i primi bonus destinati ai veicoli elettrici (auto e moto), ha permesso di sperimentare la micromobilità elettrica, mentre con la Legge di Bilancio 2020 è stato possibile equiparare i monopattini con la ciclabilità urbana a cui si è aggiunto il bonus mobilità senz’auto. Tutte misure convergenti e allineate che sono proseguite, anche in tempo emergenziale attraverso i “decreti Covid-19”, con la definizione di nuovi percorsi ciclabili urbani, la precedenza per le bici e le cosiddette “stazioni avanzate”.

Notizie correlate



Tutte le notizie di Toscana

<< Indietro

ISCRIVITI alla newsletter quotidiana di gonews.it

Ogni giorno alle 19 le notizie più importanti

torna a inizio pagina