
Parla Maurizio Zini che si sofferma sulla fondazione: "Si chiama 'Un abbraccio per un sorriso' dal 2023"
Maurizio Zini dice la sua. Torna a parlare il padre di Federico Zini, il giovane che nel 2018 a San Miniato uccise Elisa Amato e si tolse la vita. Subito dopo il femminicidio-suicidio Maurizio Zini propose una fondazione a nome del figlio, decisione osteggiata da molte delle parti in causa, specie dalla Regione Toscana. Nei giorni scorsi è arrivato il via libera del Tar alla fondazione, può iscriversi al Runts ma sotto un altro nome, senza riferimento al ragazzo che uccise Elisa Amato.
"Dopo anni di doloroso silenzio, ho deciso di parlare per fare chiarezza" sono le parole di Zini padre in un lungo comunicato. Zini dice di aver scelto "il rigore del riserbo" in questi anni e di aver voluto parlare dopo "l'ennesima ondata di gogna mediatica".
Così Maurizio Zini: "Non è nostra intenzione e purtroppo, ancor prima, non è mai stato in nostro potere, cancellare l’evento o sottrarci alle responsabilità. Alla famiglia di Elisa Amato abbiamo espresso, fin da subito, il nostro profondo dolore, scuse sincere e richieste di perdono autentiche. Pubblicamente, con umiltà e consapevolezza, fin dal 2018 abbiamo condannato un gesto inaccettabile, che ha segnato per sempre le nostre vite e che abbiamo condannato, e continueremo a condannare, senza esitazione".
Riguardo la Fondazione aggiunge che nessuno finora "ha mai raccontato le vere origini". Prosegue con una cronistoria che parte dal 2016, due anni prima del femminicidio-suicidio. Racconta che Federico Zini, calciatore nelle serie minori, si era impegnato "per portare un abbraccio e un sorriso, come gesto di conforto, a bambini colpiti da gravi malattie" e che ebbe modo di visitare alcuni reparti oncologici pediatrici. Questo fece nascere la volontà di aiutare quei bambini. Era diventato anche una pagina social importante e a gennaio 2018 "si rivolse a uno studio di commercialisti, per trasformare quella rete solidale, in una vera e propria fondazione": la costituzione fu rimandata al 27 luglio 2018, dati i fatti della primavera di quell'anno. Zini sr continua dicendo che la volontà di fare la fondazione è andata avanti, l'obiettivo era "sostenere la ricerca su patologie infantili, e destinare il ricavato a enti e associazioni".
Pochi giorni dopo il femminicidio di Amato e la morte di Zini uscirono notizie su una fondazione anti-violenza sulle donne a nome proprio di Zini. In tanti si opposero all'iniziativa. Il padre conferma che all'interno dell'oggetto sociale era "stato inoltre inserito il tema della violenza di genere, in modo tale da poter aderire o collaborare, laddove possibile, ad iniziative promosse da terzi in quell’ambito. Tuttavia, è doveroso ribadire che l’obiettivo primario della Fondazione è sempre stato, il sostegno ai bambini affetti da gravi patologie e alle loro famiglie. Dal 2018 in poi, proprio questo elemento secondario è stato strumentalmente isolato e amplificato, con l’evidente intento di denigrare e screditare pubblicamente il nostro operato" afferma Zini.
Ancora Zini sr: "Nel 2019, la Regione Toscana con protocollo AOOOGRT/A.100.10.10 della Direzione Affari Legislativi, Giuridici ed Istituzionali, ha emesso il diniego all’iscrizione della Fondazione nel Registro regionale delle persone giuridiche private, riscontrando soltanto tre punti da adeguare. Per questo motivo, nell’anno 2023, abbiamo proceduto ad ogni adeguamento richiesto: abbiamo modificato la denominazione in “Fondazione Un Abbraccio per un Sorriso”, rimuovendo qualsiasi riferimento personale e abbiamo rispettato in ogni parte, quanto previsto dalla normativa vigente del Codice del Terzo Settore (d.lgs. 117/2017). Nonostante ciò, la Regione Toscana ci ha nuovamente e ingiustamente negato l’iscrizione. A quel punto, ci siamo rivolti al TAR, con fiducia nella giustizia. Abbiamo resistito e atteso in silenzio. E la giustizia ha parlato. La sentenza afferma con forza, che la nostra esistenza è legittima, il nostro lavoro è utile, il nostro impegno è giusto".
"Questa decisione rappresenta un importante riconoscimento del valore e della legittimità delle nostre iniziative e conferma il diritto degli enti del Terzo Settore, di operare senza ostacoli amministrativi ingiustificati. È il riconoscimento di un percorso difficile, nato da un dolore profondo, ma orientato alla speranza, alla ricostruzione, al sostegno verso gli altri. Respingo con forza le totali insinuazioni, le menzogne, le strumentalizzazioni, le ricostruzioni alterate e le manipolazioni che, per sette lunghi anni, sono state diffuse e pubblicate su questa Fondazione, con chiaro intento denigratorio. Non mi sono mai sottratto al confronto e certamente non mi sottraggo a quello odierno, ma esigo e pretendo verità, correttezza e rispetto. Come ho sempre detto: da un grande dolore può nascere un bene reale" conclude Zini.
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