Colors 4 Palestine e l’arte come atto politico: il Punto sul Mondo con Daniele Caluri

Un appello agli artisti per disegnare con i colori della Palestina. Al progetto partecipano nomi importanti come Maria Sardelli, Marcello Mangiantini o Cristiano Soldati


Dalla potenza comunicativa dell’arte alla solidarietà internazionale, passando per il ruolo sociale dell'arte e la partecipazione collettiva in risposta a una crisi umanitaria: sono stati questi i temi al centro della puntata di oggi di “Un punto sul mondo”, programma in onda su Radio Lady realizzato in collaborazione con Gonews.it e con l'Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo.

In questi appuntamento, il direttore di Gonews.it Giovanni Mennillo ha intervistato Daniele Caluri, fumettista, professore di storia dell’arte al liceo scientifico di Livorno e promotore dell’iniziativa Colors 4 Palestine.

Guarda l'intervista su Radio Lady


Colors 4 Palestine è nata con l’idea di creare opere d’arte utilizzando i quattro colori della bandiera palestinese - ha spiegato Caluri -. L’iniziativa è partita da una riflessione che ho fatto in occasione di un invito a un festival del fumetto. Mi sono chiesto: mentre sono qui a divertirmi, cosa posso fare per non rimanere in silenzio davanti a un massacro? Ho deciso allora di realizzare le illustrazioni e le dediche utilizzando soltanto il bianco, il nero, il rosso e il verde. Ma per non far morire l’iniziativa, ho pensato di lanciare un appello e invitare chiunque volesse a partecipare”.

Da lì, il progetto ha preso vita e si è ampliato a macchia d’olio. “Non mi aspettavo una risposta così vasta. Tantissimi colleghi e amici fumettisti, ma anche persone di altri ambiti, hanno aderito. Dalle loro mani sono nati disegni, illustrazioni, dediche. Poi l’iniziativa ha superato i confini del fumetto: hanno partecipato operai, metalmeccanici, direttori d’orchestra, studenti. Ogni giorno riceviamo nuove immagini di solidarietà per gli abitanti della Striscia di Gaza”.

In un mondo dove l’arte è sempre più percepita come prodotto e sempre meno come strumento per raccontare la vita, le emozioni, le ingiustizie, iniziative come questa possono davvero raggiungere tante persone?

L’arte, nel corso dei secoli, ha cambiato più volte forma, funzione e ruolo nella società. Oggi è difficile dire a cosa serva. Spesso sembra un ‘gioco da miliardari’, piuttosto che un’espressione umana - riflette Caluri -. Il nostro obiettivo è usare l’espressività dell’arte, e in particolare del fumetto, per sensibilizzare l’opinione pubblica su una realtà che viene spesso ignorata o censurata. Purtroppo – sottolinea amaramente – anche i cortei a sostegno della Palestina vengono spesso repressi con violenza”.

E cosa bolle in pentola per il futuro del progetto? Ci sono 

Le iniziative stanno crescendo. Molte saranno espositive, così da raggiungere anche chi non frequenta i social. Ho già portato la mostra a La Maison Makutsu di Pelago. A fine luglio dovremmo esporre le opere a Effetto Venezia, a Livorno. A settembre sono in programma nuove mostre nella periferia di Firenze e in quella di Torino. C’è attenzione, c’è partecipazione, e questo mi dà speranza”.

Tanti i nomi importanti che hanno contribuito: “Silvia Ziche, Carmine Di Giandomenico, Federico Bertolucci – candidato due volte all’Eisner Award – ma anche Federico Maria Sardelli, Marcello Mangiantini, Cristiano Soldati, Ricardo Innocenti, e moltissimi altri”, racconta Caluri. “Non solo fumettisti affermati: ci sono studenti, studentesse e persone comuni. Una sociologa, ad esempio, ha partecipato con una foto di libri le cui coste riproducevano i colori della bandiera palestinese. Un programmatore mi ha mandato una stringa di codice con sfondo nero e scritte verdi, bianche e rosse. Non bisogna essere artisti: basta avere umanità”.

Ma quanto è nota la questione palestinese tra le persone che Caluri frequenta?

La verità è che la situazione è nota. I giovani, che spesso vengono dipinti come disinteressati o svogliati, sono in realtà molto più informati di quanto lo fossi io alla loro età. Nei ragazzi con cui lavoro vedo attenzione, consapevolezza, desiderio di capire. Quello che fa male – conclude – è che dei palestinesi, a parte qualche frase di circostanza, sembra non importare a nessuno”.

Il canale social Colors 4 palestine

Sui social, Colors 4 Palestine ha un proprio canale, dove vengono pubblicate opere spesso originali, toccanti e creative. “L’intento è dare voce a chi prova disagio per questa situazione. Se il numero delle opere dovesse continuare a crescere – ha annunciato Caluril’idea è di organizzare un’esposizione e, magari, un’asta. Il ricavato andrà interamente al popolo di Gaza”. Le immagini che vengono pubblicate sui profili social – Facebook (Colors 4 Palestine) e Instagram (@c0lors4palestine) – riportano il nome e la professione dell’autore. "Alcuni hanno chiesto di comparire semplicemente come ‘essere umano’ - ha affermato Caluri -. Un gesto piccolo, ma che racconta bene lo spirito di questa iniziativa”.

Notizie correlate



Tutte le notizie di Empoli

<< Indietro

ISCRIVITI alla newsletter quotidiana di gonews.it

Ogni giorno alle 19 le notizie più importanti

torna a inizio pagina