Teatro della Toscana, dopo il declassamento scendono i contributi

In seguito alla riclassificazione del ministero della Cultura, pubblicato il decreto dei fondi


Il decreto della Direzione generale spettacolo del ministero della Cultura, pubblicato venerdì relativo al triennio Fus 2025-2027 (Fondo unico per lo spettacolo), prevede per il Teatro della Toscana che ha ottenuto un punteggio di 80,40/100, un contributo di 1.515.825 euro nella categoria Teatri di rilevante interesse culturale – prime istanze triennali, con un taglio di poco meno di 400mila euro all'anno. Sul decreto, la sindaca di Firenze Sara Funaro ha commentato alla stampa, "ovviamente, dopo il declassamento, l'ennesimo colpo al teatro della Pergola. Noi non ci fermeremo e andremo avanti col ricorso su tutti quelli che sono gli aspetti, sia del declassamento e ovviamente anche quello dato dalla decurtazione economica che ci risulta superiore rispetto a quella che viene fatta normalmente. Andremo avanti con le nostre azioni a difesa del Teatro della Toscana".

La riclassificazione da teatro nazionale della Pergola e del sistema della Fondazione, con Rifredi e Teatro Era di Pontedera, è passata a Teatro di rilevante interesse culturale dopo il verdetto nel luglio scorso della commissione ministeriale. Un cambio di status, che aveva paventato conseguenze sul piano economico ma anche organizzative e strategiche, nonostante la precedente richiesta di revisione presentata dalla Fondazione Teatro della Toscana dopo il declassamento comunicato dallo scorso giugno.

Ora alla luce del decreto, il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia ha presentato un’interrogazione al sindaco per sapere se, in virtù della riduzione delle risorse rispetto allo status di Teatro Nazionale, sia stata rivista la programmazione, l’assetto organizzativo e il bilancio di previsione 2025, oggi fissato a 7,5 milioni di euro. "Vogliamo capire – spiegano i consiglieri di Fratelli d’Italia Angela Sirello, Matteo Chelli, Alessandro Draghi e Giovanni Gandolfose, con 500.000 euro in meno all’anno per i prossimi tre anni (1,5 milioni di euro complessivi), si sia proceduto a ridimensionare le spese o se invece tutto sia stato impegnato e gestito con la sicurezza di essere ancora un Teatro Nazionale. In questo secondo caso si creerebbero inevitabilmente delle problematiche a livello di bilancio, ed è questa la nostra preoccupazione".

L’interrogazione evidenzia anche la differenza nei requisiti minimi tra le due categorie: 160 giornate recitative e 6.000 giornate lavorative per un Teatro di rilevante interesse culturale, a fronte delle circa 400 giornate recitative e oltre 20.000 giornate lavorative programmate in passato. "La preoccupazione per come è stata gestita la situazione del Teatro Nazionale l’abbiamo già sollevata in tutte le sedi. Adesso vogliamo capire se questa amministrazione sia in grado di affrontare anche questa nuova fase, perché fra tre anni vogliamo e, pretendiamo, di tornare a essere Teatro Nazionale. E su una cosa non abbiamo dubbi: questa amministrazione non è all’altezza, e lo abbiamo ormai compreso".

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