
La presidente del Consiglio all'evento di chiusura di campagna elettorale del centrodestra in vista delle elezioni in Toscana, insieme a Salvini e Tajani. Contemporaneamente in città un corteo di contestazione
È stata accolta dai cori dei sostenitori in piazza San Lorenzo la premier Giorgia Meloni, oggi a Firenze per l’evento a sostegno del candidato di centrodestra Alessandro Tomasi in chiusura di campagna elettorale prima delle elezioni del 12 e 13 ottobre. In città tutti i big per le ultime ore prima del silenzio elettorale: presenti in un capoluogo con alte misure di sicurezza anche Tajani e Salvini, con la premier, Conte, Renzi e molti altri sindaci toscani e italiani a sostegno di Eugenio Giani (Qui la notizia).
Nel comizio del centrodestra, per il quale è nato anche un corteo di contestazione sui viali della città, Meloni dal palco ha affrontato molti argomenti. Ma in ottica di regionali ha detto che per molti "i risultati di queste elezioni sono già scritti, ma la mia e la nostra storia dimostra che niente è già scritto, quando si decide di combattere davvero. Noi siamo nati per stravolgere i pronostici, lo vogliamo fare anche in Toscana". E su Tomasi, dopo essere stato eletto e aver affermato il centrodestra a Pistoia, ha aggiunto: "Può vincere anche nella Regione Toscana".
Oltre 8mila secondo gli organizzatori le persone in piazza San Lorenzo. E la premier ha parlato di "una piazza meravigliosa. Qualcuno aveva scritto che saremmo andati a caccia della piazza, forse pensavano che non l’avremo trovata o che non avremmo avuto il coraggio di fare un comizio in pieno centro a Firenze. Noi ci possiamo permettere di scendere in piazza e guardare la gente negli occhi a testa alta".
Poi, sui vari eventi diversi a sostegno di Giani tutti a Firenze, ha detto: "Non hanno le idee molto chiare", "ma sono disposti a fare qualsiasi patto per gestire il potere. Per questo non li vedete sullo stesso palco". Ha parlato di una sinistra "unita dall’odio verso di noi". "La sinistra in Parlamento non è riuscita a votare questa mozione" riferendosi al piano di pace di Trump, "poi ha detto di sì pure Hamas, per cui la sinistra italiana è più fondamentalista di Hamas". E sugli scioperi ha aggiunto che quando Landini ne proclama uno, per la pace a Gaza, Hamas "dice fermi tutti" ironizzando, "purtroppo no, in Palestina non cambia niente". Ma secondo la premier "gli italiani, in particolare i lavoratori, hanno un sacco di problemi. Senza contare le devastazioni, gli striscioni antisemiti, le violenze contro donne e uomini in divisa".
Sul campo largo "è un Leoncavallo largo, un enorme centro sociale" ha aggiunto "fieri di non essere come loro". E mentre per la presidente del Consiglio "con Tomasi abbiamo presentato un programma che parla di cose concrete" affermando di avere "le idee chiare più che dall’altra parte" Giani "è un presidente che cambia idea" citando il rigassificatore e l’aeroporto, "sarà l’alleanza con il M5S che lo ha contagiato". Sempre dal palco fiorentino, guardando ai tre anni di governo trascorsi, "sempre più italiani decidono di darci fiducia, una cosa che non ha precedenti da quanto esistono i sondaggi". "L’Italia - ha aggiunto - è tornata una nazione seria, credibile, è tornata l’Italia. Non abbiamo fatto miracoli" dando il merito alle "nostre imprese", a lavoratori e cittadini, "l’Italia può ancora indicare la rotta e stupire il mondo". E secondo Meloni alla sinistra "non va giù che siamo rispettati, autorevoli" che "ci sia un governo capace".
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