Referendum Multiutility, il fronte del 'Sì' del 'No' e la 'maggioranza silenziosa'

(foto gonews.it)

Il 9 novembre si vota per il referendum sulla multiutility, che si terrà dopo la raccolta di 4000 firme promosso dal Comitato Trasparenza per Empoli. Sarà valido se si raggiunge il 'quorum', da intendersi come la maggioranza assoluta dei residenti, non solo degli aventi diritto di voto. È chiaro, quindi, che tutto si gioca sulla partecipazione.

Dopo la polemica per il mancato accorpamento con le Regionali chiesto dal comitati promotore, si è arrivati all'indizione del referendum. Le posizioni a riguardo restano variegate, tra prese di posizioni nette e qualche reticenza. Nei giorni scorsi il comitato promotore ha denunciato "gravi criticità nell'informazione del Comune sul referendum", ritenendo il silenzio che sembra essere piombato sulla consultazione un'operazione a tavolino per scoraggiare la partecipazione, e di conseguenza far fallire il referendum. L'Amministrazione comunale avrebbe riferito al comitato di aver ottemperato alle disposizioni di legge, ma che "non spetta all'Amministrazione mobilitare i cittadini" limitando, secondo quanto il comitato, gli strumenti utilizzabili per informare la cittadinanza. Da parte dell'Amministrazione comunale non c'è mai stata una replica al riguardo.

Per aiutare i cittadini ad orientarsi sul voto, gonews.it ha chiesto a tutte le forze politiche espresse in consiglio comunale di esprimersi sia in merito alle indicazioni di voto (votare Sì, No o lasciare libertà di scelta), sia più specificatamente sull'indicare se andare a votare o no. La maggior parte dei partiti ha preso una posizione motivandola, ma da arte della maggioranza e dell'Amministrazione arriva un no comment.

IL QUESITO

Questo il quesito che sarà sottoposto agli elettori (qui i dettagli sulle modalità di voto):

«Volete voi che sia abrogata la delibera del Consiglio Comunale di Empoli del 18 ottobre 2022 n. 93 avente ad oggetto “Deliberazione di approvazione dell’operazione Multiutility per la creazione di una holding di servizi della Toscana. Approvazione modifiche statutarie in Alia Servizi Ambientali s.p.a. (“Alia”). Approvazione fusione per incorporazione di Consiag s.p.a., Acqua Toscana s.p.a. e Publiservizi s.p.a. in Alia. Approvazione patto parasociale tra soci pubblici. Costituzione di una holding pubblica pluripartecipata per la gestione delle partecipazioni societarie in Multiutility (“Holding Toscana”) e approvazione del relativo Statuto. Conferimento del ramo operativo di Alia in una società di nuova costituzione. Aumenti di capitale riservati ad altri soggetti pubblici. quotazione in borsa di Multiutility.”?».

Le posizioni sull'abrogazione della ormai nota delibera 93/2022 sono differenti. In estrema sintesi il comitato Trasparenza per Empoli crede che attraverso questa delibera si possa "arrivare ad una pubblicizzazione in-house del servizio pubblico" rimettendo in discussione l'impianto generale della holding di servizi come si sta facendo in altri comuni, mentre l'Amministrazione comunale, la maggioranza e una parte del Cdx, ritengono il quesito inutile e dannoso, sia perché l'abrogazione non interromperebbe l'entrata nella holding che sarebbe comunque prevista per legge, sia perché sarebbe sufficiente la 'rassicurazione politica' fatta dalla maggioranza sul No alla quotazione in borsa e la modifica della delibera che impone un passaggio in consiglio comunale in caso di eventuale quotazione.

LA POSIZIONE DEI PARTITI E GRUPPI CONSILIARI

Il Fronte del Sì: BE, M5S, ma anche il Centrodestra per Empoli

Dalla parte di un convinto 'Sì' fin da subito si sono schierati Buongiorno Empoli-Siamo Empoli e il M5S. Buongiorno Empoli-Siamo Empoli invita ad andare a votare e abrogare la delibera, condizione ritenuta imprescindibile per fermare una eventuale quotazione in Borsa che sarebbe, al di là delle rassicurazioni politiche, prevista dallo Statuto: "Con la vittoria del SÌ al referendum non solo daremmo un messaggio forte agli altri comuni delle provincie di Firenze, Prato e Pistoia, ma soprattutto daremo la possibilità al nostro comune di uscire dalla società laddove dovesse decidere di quotarsi in Borsa. Oggi la maggioranza relativa dell'Assemblea di Alia la detiene Firenze, sostenuta da Prato e noi subiamo le scelte di questa maggioranza. Con il Sì avremo la possibilità di discutere e scegliere di volta in volta per il bene del nostro territorio. Ad oggi, infatti, non è così: con la delibera approvata nel 2022 e ancora vigente, non abbiamo la possibilità di uscire dalla Multiutility nel momento in cui questa si quoterà in borsa. Il referendum è quindi uno strumento, senza colore politico, che diamo alla nostra Amministrazione per poter uscire dalla Multiutility nel momento in cui decideremo di rendere davvero pubblico il servizio idrico e perseguire la costruzione di una società "in house"".

Per il Movimento 5 Stelle "dobbiamo impedire che la gestione dei nostri servizi e monopoli pubblici venga affidata a ditte private il cui scopo primario, naturalmente, è produrre profitto, spesso anche a discapito della qualità dei servizi e di bollette eque. La quotazione in borsa sarebbe ancora più inopportuna in quanto, in tal caso, la gestione finanziaria dovrà sottostare alle logiche di mercato, che prevedono anche speculazioni e la necessità di rilasciare dividendi ogni anno per ripagare gli azionisti. In questo modo ci si allontana dalla cura dei cittadini e dalla soddisfazione delle esigenze loro e del territorio, incanalandosi in una visione puramente finanziaria e, con molta probabilità, sconveniente per l’utente finale; il M5S invita quindi a votare Sì "per abrogare la delibera empolese che apre alla possibilità di ingresso di soci privati e alla quotazione in borsa della società Multiutility" tenendo a sottolineare che "serve per dare un forte segnale di interesse cittadino".

Infine a sinistra anche la componente dei Verdi della coalizione AVS ha preso posizione al riguardo esprimendo un "convinto Si", evidenziando che "la gestione in house con aziende interamente pubbliche sia la modalità migliore e più efficace per il governo del bene comune. Niente più margini, finanza speculativa o business, semmai un servizio efficiente a fronte di investimenti sulla rete tangibili per ridurre le perdite e il rincaro delle bollette. Sui beni comuni non si può e non si devono fare profitti!"

Se le posizioni di BE, M5S e Verdi sono ormai note da anni, nell'ultima assemblea fatta dal gruppo del Centrodestra per Empoli è emerso un altro Sì 'da destra', su cui ha peraltro confluito anche la Lega"Invitiamo tutti i cittadini a partecipare numerosi al referendum comunale del 9 novembre e votare convintamente SÌ per abrogare la quotazione in Borsa della Multiutility". Il gruppo sostiene la Multiutility come strumento utile per migliorare l’efficienza dei servizi pubblici, ma senza aprirla ai mercati finanziari e propone apertamente la gestione in-house: "La Multiutility deve restare sotto controllo pubblico, prendendo esempio dalle società in house venete che dimostrano come si possano garantire qualità e trasparenza senza privatizzare. Il 9 novembre votare SÌ significa dire no alla speculazione e sì a una gestione pubblica, efficiente e vicina ai cittadini". Poi il forte invito a votare:  “In un momento di crisi e crescente astensionismo, è fondamentale che gli empolesi tornino protagonisti delle scelte che riguardano servizi essenziali come acqua, gas e rifiuti. Con il SÌ i cittadini difendono il carattere pubblico di questi beni e impediscono che diventino strumenti di speculazione finanziaria. Partecipare è un dovere civico e un atto d’amore verso Empoli".

Da questo fronte, quindi, emerge la preoccupazione che la mera 'rassicurazione politica' di un 'No' alla quotazione in Borsa sarebbe inconsistente rispetto all'impegno giuridico preso nei confronti della Multiutility stessa, che di fatto per Statuto rimanda ma non esclude la quotazione in Borsa; il 'Sì' permetterebbe di prendere una 'pausa di riflessione' e aprire un dibattitto politico che tenga conto della presa di posizione dei cittadini, con l'auspicio esplicito che l'approdo di questo processo sia una gestione in-house.

Il Fronte del 'No': FdI e FI

Sul fronte del 'No' sono invece apertamente schierati i due partiti del Centrodestra presenti in consiglio comunale, che non si tirano indietro nel motivare la propria contrarietà, pur lasciando libertà di voto.

Fratelli d'Italia, ribadendo la posizione espressa dal coordinamento empolese del partito, ritiene che "il quesito sia ormai superato dai fatti. La delibera del 2022 è già stata parzialmente attuata, la Multiutility è già operativa e il piano industriale attuale non prevede la quotazione in borsa fino al 2029, pur non escludendola in prospettiva. Un eventuale esito favorevole al “Sì” non fermerebbe il processo in corso, ma rischierebbe di imporre al Comune di Empoli l’uscita da un progetto già avviato, con ripercussioni economiche rilevanti e incertezze sulla futura gestione dei servizi". Il gruppo, però, "rispetta pienamente la libertà di coscienza e di voto di ogni cittadino e di ogni elettore di centrodestra, invitando tutti a informarsi con attenzione al fine di decidere consapevolmente" precisando che "la libertà di scelta vale anche per la decisione di andare o no a votare".  

No all'abrogazione, ma basate sul pieno convincimento della necessità di un modello privatistico di gestione dei servizi pubblici, emerge invece da Forza Italia che parla di un referendum "molto ideologico e poco pratico" perché "i danni delle gestione pubbliche sono sotto gli occhi di tutti. La gestione pubblica significa una gestione spesso non finalizzata al servizio ma più ad usare queste società come costosi stipendifici, mettendo il servizio in secondo o terzo piano. Oggi l'Acqua ma anche i rifiuti, necessitano una gestione industriale e tecnologica per poter dare risultati adeguati in termini di reale ottimizzazione del servizio e anche di compatibilità ambientale, e questo significa tecnologia e importanti investimenti. Teorizzare il ritorno all'acqua pubblica fa pensare alla fontana del paese con la gente che andava con la brocca in spalla. Troppi anni di gestione fintamente privata ma di fatto già pubblica, hanno solo spremuto la mucca per fare cassa e fare anche dividendi per i soci pubblici senza fare investimenti lasciando che la rete dei tubi diventasse un colabrodo. Oggi servono impianti industriali di prelievo e trattamento di ultima generazione, ma per farli servono soldi che nessuna società in-house può sostenere specie se i soldi dovrebbero arrivare dalla gente, che già oggi fa fatica a pagare anche le salate bollette". Sulla scelta di andare a votare o no si specifica che "riteniamo il referendum dannoso, lcuni per questo non andranno a votare, ma non diamo indicazioni su cosa fare a nessuno; ciascuno dovrebbe approfondire il tema e non decidere con superficialità".

Su questo fronte, quindi, si schierano da una parte chi come FdI fa prevalere sulla propria posizione i timori, le incertezze e le ripercussioni di un eventuale 'vacatio legis' di una adesione già stipulata, dall'altro chi come FI ritiene il modello privato di gestione dei servizi pubblici l'unico efficiente e in grado di garantire investimenti e tecnologie, mentre il modello in-house non sarebbe in grado di garantire un servizio adeguato.

 

LA 'MAGGIORANZA SILENZIOSA'

Come spiegato abbiamo chiesto anche al sindaco di Empoli Alessio Mantellassi in quanto rappresentante dell'Amministrazione comunale, al Partito Democratico e a Sinistra Italiana di esprimere una posizione sul referendum del 9 novembre, ma di fatto tutta la maggioranza non si è voluta esprimere al riguardo.

Non resta che fare archeologia tra ciò che si è detto negli ultimi mesi, rilevando perà che sullo specifico tema del referendum si è fatto un po' di 'cerchiobottismo'. È certo che il sindaco abbia espresso in più occasioni il suo 'No' alla quotazione in Borsa definendola una posizione "ampiamente superata".  Una posizione che si è tradotta istituzionalmente in una modifica della delibera 93/2022 che prevede che una eventuale quotazione in Borsa proposta nell'Assemblea dei soci della Multiutility porti ad un voto in consiglio comunale a Empoli per decidere la posizione che dovrà portare in quella sede il sindaco, anche se, va ricordato, il Comune dovrà poi comunque stare alle decisioni della maggioranza dell'assemblea dei soci.

Una modifica che era stata accolta in una conferenza stampa con grande entusiasmo anche da Sinistra Italiana secondo il quale la modifica "ha riportato la vicenda all’anno zero. La maggioranza (PD, AVS e liste civiche) si impegna a votare no alla quotazione in borsa in ogni luogo e in ogni modo”. 

A votare l'atto anche il M5S, ma proprio quel voto ha svelato un'ambiguità di fondo nel dibattito. Per il M5S, interpretando forse in maniera un po' estensiva l'atto, la delibera andava "in direzione di una società completamente pubblica allineandosi con indirizzo in-house, anche se non lo esplicita"; se la delibera, come confermato durante la seduta in consiglio comunale, non diceva forse questo, anche Sinistra Italiana ne condivideva quantomeno l'auspicio, impostando la strategia di "un passo alla volta": "La soluzione in-house è una prospettiva su cui lavoreremo, cercheremo un accordo con la maggioranza". La 'maggioranza', dicasi il PD e la Giunta, però, al riguardo non ha mai espresso nessuna apertura, la prospettiva 'in-house' non sembra essere nella lista delle cose da fare, mentre è stata sempre posta molta attenzione al forte ruolo che si intende dare al pubblico, ma all'interno della nuova holding privata.

Il referendum, come esplicitamente detto dai promotori, intendeva esattamente aprire un dibattitto su questi punti, ma il testimone non è stato raccolto. La 'maggioranza silenziosa' che si è costruita intorno al referendum è obiettivamente molto rumorosa, non tanto nel merito quanto nelle forme. È legittimo essere contro l'abrogazione della delibera 93/2022, sia per gli effetti normativi che causerà che per la sua ratio politica, è altrettanto legittimo credere che il referendum non sia lo strumento adeguato per discutere di questi temi; nonostante ci sia un ampio dibattito giuridico al riguardo è a mio avviso persino comprensibile, pur essendo una scorciatoia politica, indicare di non andare a votare: il referendum è stato concepito come strumento straordinario attivabile in casi di scollamento tra rappresentanti e cittadini, se non si ritiene importante andare a votare significa che quello scollamento non esiste.

Meno comprensibile, però, è restare in silenzio di fronte a quella che è stata una convinta scelta politica, quella della Multiutility, portata avanti dallo stesso partito che siede nei banchi della maggioranza e adesso non prende posizione: si è scelto di non 'difendere' quella scelta con un 'No' metterla in discussione con un 'Si', né si è motivato alla cittadinanza il perché quell'abrogazione sarebbe inutile o dannosa invitando a non votare oppure fornendo libertà (motivata) di voto. Se ci sono stati momenti di dibattito e informazione sulla Multiutility, con anche alcuni approfondimenti e critiche sollecitati in particolare da Sinistra Italiana, il referendum è di fatto diventato una sorta di tabù. Solo la componente dei Verdi della coalizione AVS si è espressa chiaramente al riguardo, invitando peraltro i partiti ad esprimere "una opinione “senza se e senza ma”, perché "il rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadino, nel nostro Paese e più in generale nei sistemi democratici occidentali, soffre e mette in crisi l’intero sistema democratico. L’astensionismo ne è in buona parte causa ed effetto: invertiamo, almeno nel nostro comune, questa tendenza, favorendo la partecipazione alla consultazione referendaria".

Forse la maggioranza PD-Sinistra Italiana si è messa in ascolto dei cittadini vestendo i panni di 'arbitro' imparziale, ritenendo difficile impostare un dibattito su un tema così complicato sulla base di una mera abrogazione tecnico-giuridica, e ha preferito di non scendere sul piano scivoloso del referendum perché irrigato da una eccessiva semplificazione.

Risulta tuttavia poco convincente, proprio per la natura tecnica del tema, oltre che per il momento storico che viviamo, come possa essere meglio mantenere prudente riserbo, invece di utilizzare le proprie macchine di partito per mobilitare, discutere, districare i nodi irrisolti o motivare le proprie preoccupazioni, in poche parole sostenere la partecipazione. Si è scelto una strategia diversa: nel bene o nel male, purché 'non' se ne parli.

A cura di Giovanni Mennillo

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