Falso succo di mela biologico, arrestati fratelli del Pisano

Dalle prime ore del mattino di ieri sono state eseguite da parte della guardia di finanza di Pisa 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere e sottoposte a sequestro 6 società, beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 6.500.000 di euro. La maxi frode nel commercio di prodotti biologici è avvenuta nelle province di Pisa, Salerno e Avellino oltre che in Serbia e Croazia.

L’attività, diretta dalla Procura della Repubblica di Pisa, con la collaborazione di Eurojust, è stata eseguita da ispettori del Dipartimento Antifrode del Ministero delle politiche agricole (ICQRF) e militari della Guardia di Finanza di Pisa, ed ha permesso di sgominare un sodalizio criminale dedito all’illecita produzione e commercializzazione di succo concentrato di mela sofisticato e falsamente dichiarato come biologico.

Il prodotto sofisticato era ottenuto da aziende formalmente localizzate in Serbia e in Croazia, ma di fatto gestite direttamente dall’Italia da due fratelli imprenditori pisani, collocati al vertice di un’associazione a delinquere che poteva contare sulla collaborazione attiva dei propri dipendenti e altri soggetti esteri compiacenti, aderendo ciascuno ad un ruolo specifico nell’intera filiera della frode.

I due sono Walter e Giorgio Bonfiglio, il primo dei quali amministratore delegato del Ponsacco Calcio e detentore del 98% delle quote della società rossoblù che ha vinto i playoff di serie D. L'azienda è la 'Italian food srl' di San Miniato.

L’organizzazione criminale si articolava su diversi livelli gerarchici con il diretto intervento di soggetti prestanome in territorio nazionale ed estero, grazie ai quali i due fratelli imprenditori  – dall’anno 2012 e fino a novembre 2018 – hanno potuto ristrutturare la propria condizione imprenditoriale avvalendosi delle aderenze criminali dei predetti soggetti.
Con modalità consolidate e collaudate la compagine delinquenziale ha prodotto e commercializzato ingenti quantitativi di succo di mela non biologico, ma dichiarato come tale e modificato, veicolandolo nel territorio dell’Unione europea.

Grazie all’interposizione fittizia di aziende croate che provvedevano a sdoganare il prodotto in realtà ottenuto in Serbia, venivano prodotti innumerevoli falsi documentali finalizzati a legittimare (solo sulla “carta”) la falsa natura, qualità e origine dichiarata del prodotto.

Il lavoro degli investigatori ha permesso di dimostrare che i succhi di mela ottenuti in Serbia erano prodotti in modo illecito partendo da frutti:
- non idonei all’alimentazione umana in quanto deteriorati o in avanzato stato di decomposizione, anche per l’elevata presenza di micotossine;
- contaminati con prodotti chimici non ammessi in agricoltura biologica (fungicidi, insetticidi ed erbicidi).

Inoltre, il prodotto veniva sofisticato aggiungendo – al succo base – acqua e zuccheri di diversa qualità, conferendo così al prodotto finito un profilo chimico il più possibile simile a quello della mela, con il fine di depistare eventuali controlli ufficiali. Con spregiudicata spinta criminale i sodali si prodigavano per poter occultare le vere caratteristiche del prodotto rivendendolo – ad inconsapevoli aziende leader nel settore alimentare italiano – come succo di mela biologico.

Il sodalizio criminale non si è limitato alla sola contraffazione del succo, ma ha prodotto innumerevoli falsi documenti per conferire al succo di mela la certificazione di prodotto biologico e di provenienza europea nonché per evadere le imposte mediante l’esterovestizione di imprese satelliti – costituite in Croazia e Serbia – ma di fatto gestite direttamente dall’Italia.

Gli investigatori hanno seguito il flusso dei succhi alimentari, che è stato monitorato, mappato ed analizzato anche mediante complesse attività di osservazione e pedinamento in territorio estero e, attraverso sofisticati sistemi di analisi che prevedono molteplici controlli intermedi, è stata accertata la non genuinità del prodotto bloccando anche la commercializzazione di partite potenzialmente a rischio per la salute umana.

A seguito degli accertamenti e dei riscontri operativi è stato possibile mettere in campo una task force, composta da militari della GDF e da ispettori dell’ICQRF, che ha pazientemente ricostruito il giro del succo e della “carta” rivelando l’imponente fenomeno fraudolento. In tal modo, si è accertata anche la sussistenza del reato di autoriciclaggio commesso dagli indagati i quali hanno di fatto reinvestito i proventi delle vendite del succo non genuino in attività aziendali.

Gli esiti delle investigazioni hanno permesso alla Procura della Repubblica di Pisa di rilevare la fondatezza e l’estrema gravità del fenomeno fraudolento chiedendo l’applicazione della custodia cautelare in carcere per n. 9 persone, di cui 8 in Italia, oltre che al sequestro preventivo, di beni mobili ed immobili, nei confronti delle persone fisiche e giuridiche coinvolte nel traffico di falsi succhi di mela biologici per un valore di oltre 6 milioni e mezzo di euro.

Le attività esecutive delle predette misure cautelari (personali e reali) in territorio estero sono state rese possibili grazie alla collaborazione transfrontaliera di funzionari di Eurojust che hanno operato le perquisizioni e il sequestro delle aziende aventi sede in Serbia e Croazia. Nel corso dell’operazione sono state sequestrate 1.411 tonnellate di prodotto adulterato e falsamente designato «biologico» (succhi, confetture e conserve alimentari) per un valore di € 4.848.000,00.



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